Gli unici immigrati che Trump vuole sono i discendenti bianchi dell’apartheid in Sudafrica

Porte aperte agli afrikaner, che il Presidente considera "perseguitati" in patria. Gli Usa li accoglieranno con una procedura lampo, lasciando invece nel limbo migliaia di rifugiati già approvati

Pubblicato:09-05-2025 18:00
Ultimo aggiornamento:09-05-2025 21:38

Trump
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ROMA – Mentre migliaia di rifugiati, dal Congo ai Rohingya, restano bloccati in un limbo burocratico tra campi profughi e ordini esecutivi, l’amministrazione Trump ha trovato il tempo (e la voglia) di spalancare le porte degli Stati Uniti agli afrikaner, i discendenti bianchi dell’apartheid in Sudafrica. A Dulles, in Virginia, i funzionari del Dipartimento della Salute sono pronti a riceverli con tutti gli onori e le attenzioni del caso. Chi fugge da guerre, genocidi o catastrofi climatiche no: loro restano in coda. Sempre che la coda li conduca da qualche parte.

Secondo il New York Times si tratta di un ordine diretto del Presidente in persona. Trump ha firmato il blocco totale delle ammissioni, ma lasciato uno spiraglio, un’eccezione per i bianchi sudafricani, che secondo la narrazione di certi ambienti suprematisti vivono da “perseguitati” in patria. In parallelo, ha tagliato gli aiuti al governo sudafricano, colpevole di voler espropriare senza indennizzo le terre ai grandi proprietari. Anche loro bianchi, guarda un po’.

Il processo di selezione prevede appena tre mesi per passare dalla richiesta allo sbarco. Mentre – di nuovo – migliaia di altre domande già approvate giacciono nei cassetti del DHS in attesa di essere rispettate per ordine dei giudici. Con la stortura del Dipartimento della Salute che si sostituisce a quello di Stato per finanziare il reinsediamento.

L’HIAS, l’agenzia ebraica di reinsediamento, accoglierà gli afrikaner, ma non nasconde l’imbarazzo: “Siamo turbati – dice al Nyt il presidente Hetfield – per la porta sbattuta in faccia a migliaia di rifugiati già approvati”. Lo stesso vale per Global Refuge: “Migliaia di rifugiati provenienti da tutto il mondo restano bloccati in un limbo, nonostante siano stati completamente controllati e abbiano già ricevuto l’approvazione per viaggiare, inclusi alleati afghani, minoranze religiose e altre popolazioni che affrontano violenze estreme e persecuzioni – dice il portavoce dell’organizzazione Timothy Young. “Speriamo che questo sviluppo rappresenti una più ampia disponibilità a mantenere la promessa di protezione per tutti i rifugiati che soddisfano da tempo i criteri legali, indipendentemente dal loro paese di origine”.

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