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La missione ‘Minerva’ di Cristoforetti: ecco sei esperimenti italiani

Con l'arrivo sulla Iss, entra nel vivo la missione, con più di 35 esperimenti internazionali in microgravità, focalizzati principalmente su medicina e nutrizione

Pubblicato:09-05-2022 17:38
Ultimo aggiornamento:09-05-2022 17:54

samantha cristoforetti
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ROMA – Con l’arrivo di Samantha Cristoforetti sulla Iss, la missione ‘Minerva’ è entrata nel vivo. Fra i compiti affidati all’astronauta italiana, che sarà leader del segmento orbitale americano, ci sono più di 35 esperimenti internazionali in microgravità, sei dei quali italiani, focalizzati principalmente su medicina e nutrizione, oltre agli esperimenti già avviati da Luca Parmitano, durante la missione Beyond, a bordo della Stazione spaziale internazionale.

Fra gli esperimenti italiani ce ne sono alcuni che mirano ad allungare la permanenza nello Spazio degli astronauti, in modo da porre le basi per missioni umane più durature; condizione necessaria se, per esempio, in un futuro prossimo volessimo andare su Marte. Uno di questi è Prometeo, il cui principal investigator è Gianni Ciofani dell’Istituto italiano di Tecnologia. Si tratta di un esperimento dell’Agenzia spaziale italiana che ha l’obiettivo di indagare se la protezione antiossidante può ridurre lo stress ossidativo che colpisce il sistema nervoso centrale contribuendo a generare molte patologie gravi come il morbo di Chron e il Parkinson; oltre ad essere uno degli effetti più pericolosi del volo spaziale.

Acoustic Diagnostics si concentrerà invece sulla valutazione degli eventuali danni all’apparato uditivo. In pratica i quattro astronauti impegnati nella missione sono stati sottoposti a dei test audiologici prima della partenza e poi, una volta tornati, verranno nuovamente controllati per capire se ci sono state variazioni dei danni all’apparato uditivo anche lievi o temporanei. L’esperimento che vede Arturo Moleti del Dipartimento di Fisica dell’Università di Tor Vergata come principal investigator insieme a Altec, Campus Biomedico, l’Università La Sapienza, Inail e Cnr, avrà forti ricadute sulla progettazione di future missioni di lunga durata.


Ovospace è il nome dell’esperimento, coordinato da Andrea Fuso dell’Università La Sapienza di Roma, che si prefigge l’obiettivo di determinare l’impatto della microgravità sull’apparato riproduttivo femminile. Per riuscire a stabilire gli effetti verranno utilizzate delle colture di cellule ovariche bovine che saranno incubate a 37° per 72 ore in orbita prima di essere congelate e rispedite sulla Terra per essere analizzate.

Evoo in Space, coordinati da Enzo Perri del Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria insieme a Unaprol e Coldiretti, indagherà sull’impatto della microgravità e delle condizioni di radiazioni sulle caratteristiche fisio-chimiche, nutrizionali e microbiologiche dell’olio extravergine d’oliva italiano in quanto alimento ricco di antiossidanti e con proprietà antinfiammatorie.

Lidal, acronimo di Light Ion Detector for Altea, è un rilevatore di particelle costruito a partire dal payload Asi Altea, ma con alcuni miglioramenti tecnici. Infatti se Altea, che ha operato sulla Iss dal 2006 al 2012, riusciva a misurare gli ioni pesanti e medi studiando l’interazione che questi avevano sul sistema nervoso centrale, oggi con Lidal Altea sarà possibile misurare anche gli ioni leggeri, in particolar modo i protoni. Non solo, Lidal grazie a un’elettronica veloce e all’avanguardia è in grado di misurare la velocità di ogni particella permettendo di determinare l’energia cinetica delle particelle incidenti. Livio Narici, dell’Istituto di Tor Vergata/INFN, è il principal investigator di questo esperimento.

L’ultimo degli esperimenti italiani si chiama Nutriss e ha come obiettivo quello di monitorare il metabolismo muscolare sottoposto a microgravità per adottare degli accorgimenti in modo da contrastare la perdita di massa magra attraverso il controllo dell’alimentazione. La microgravità sulla Stazione spaziale internazionale non permette agli astronauti di fare attività e in questo modo rischia di far aumentare il rapporto fra la massa grassa e la massa magra degli astronauti. L’esperimento, guidato dal professor Gianni Biolo dell’Università degli Studi di Trieste, aveva già monitorato l’attività metabolica di Luca Parmitano e di Matthias Maurer nel corso delle scorse missioni dell’Esa, adesso continuerà monitorando anche Samantha Cristoforetti. Un esperimento che permetterà di definire un protocollo nutrizionale di riferimento per missioni spaziali di lunga durata.

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