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Sviluppo economico, Carloni: “Le Regioni sono la chiave del rilancio”

Il vicepresidente della Regione Marche, coordinatore della commissione Sviluppo economico della Conferenza delle Regioni, interviene al meeting nazionale a Senigallia

Pubblicato:09-05-2022 14:12
Ultimo aggiornamento:09-05-2022 14:12
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commissione sviluppo economico conferenza regioni
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ANCONA – “L’economia del Paese ripartirà dalle regioni”. È con questa piena convinzione che è intervenuto questa mattina a Senigallia, in occasione del Meeting nazionale della commissione Sviluppo economico della Conferenza delle Regioni, il vicepresidente della Regione Marche, Mirco Carloni, che della stessa Commissione è coordinatore. “È infatti nelle realtà uniche territoriali – ha detto Carloni – con le loro peculiarità e potenzialità, che possiamo sviluppare politiche economiche mirate ed efficaci che generino un valore più grande a livello nazionale. Dinamismo e capacità di reazione di fronte ai nuovi scenari sono caratteristiche fondamentali per sopravvivere. Le nostre imprese sono chiamate a questa vivacità ma lo siamo anche noi come istituzione“.

Carloni ha tracciato il quadro entro cui si sta muovendo in questo momento l’economia italiana. Alla crisi legata alla pandemia ora si affianca quella generata a seguito del conflitto tra Russia e Ucraina. “Una crisi senza precedenti – ha ribadito il vicepresidente – che ha investito i mercati dell’elettricità e del gas in Europa e che rappresenta una vera e propria emergenza da affrontare con misure di tipo strutturale e di prospettiva“. Con riferimento alle esportazioni, riguardanti alcuni settori tradizionalmente importanti quali il lusso, il turismo e l’agroalimentare, verso i mercati di Russia, Bielorussia e Ucraina, le stime di impatto collegate all’attuale situazione di conflitto e le conseguenti sanzioni adottate a livello internazionale costeranno all’Italia circa 9,9 miliardi di euro.

“In questo contesto – ha insistito Carloni, riporta una nota – nessuno si salva da solo. Risulta evidente come fare sistema tra istituzioni ed imprese sia vitale per sostenere lo sviluppo economico territoriale e nazionale. Creare una forte sinergia che possa divenire un volano di crescita per superare le sfide di un periodo storico complesso come quello odierno”. Per il vicepresidente “occorre definire un nuovo approccio, più complesso, articolato e integrato, di politica industriale strategica europea che contempli anche la gestione del rischio delle forniture, specialmente quelle che incidono in maniera particolare sulla transizione digitale e green. E certamente occorre partire da alcuni ambiti prioritari già promossi a livello europeo su cui impostare una strategia di politica industriale comune, quali le politiche per la ricerca e l’innovazione tecnologica, la difesa, la cybersecurity, l’aerospazio, i settori a forte intensità energetica, le energie rinnovabili, la digitalizzazione, l’elettronica e la salute”.


Le Regioni, come ha evidenziato Carloni, hanno definito le proprie strategie di sviluppo territoriale in perfetta coerenza con tali ambiti, sui quali è necessario concentrare tutti gli sforzi anche con la nuova programmazione dei fondi comunitari 2021-2027. In tale quadro, si inserisce il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) con i suoi 191,5 miliardi di euro che rappresenta un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme. “Siamo davanti a sfide inedite – ha dichiarato il vicepresidente – ma allo stesso tempo di fronte ad opportunità uniche. Anche le Regioni saranno impegnate a definire interventi territoriali in grado di agire capillarmente per costruire reti, opportunità, condizioni per il cambiamento delle imprese. Un ruolo che deve essere complementare rispetto a quello nazionale essenziale per l’efficacia complessiva delle strategie”.

Nel disegnare una nuova politica industriale, per Carloni non si può non pensare anche alla dimensione di politiche di incentivo legate all’inclusione, al sociale, all’Education e alle nuove competenze legate ai settori innovativi del green e del digitale e alle nuove forme del lavoro. Fondamentale sarà poi affrontare, in un’ottica di leale collaborazione istituzionale, da parte del Governo e delle Regioni, le diverse criticità richiamate, con la finalità di definire una strategia condivisa e coordinata, evitando la sovrapposizione delle programmazioni e assicurando la maggiore efficacia dell’utilizzo delle risorse disponibili. La Conferenza delle Regioni sarà il banco di prova per mettere in atto le buone pratiche su filiere lunghe in settori strategici.

A tal riguardo Carloni ha citato il progetto multiregionale sull’aerospazio confluito nella Space economy nazionale e rifinanziato anche con il Pnrr. Altri terreni di intervento comune potranno riguardare: il rafforzamento tecnologico, organizzativo e dimensionale delle imprese, con particolare attenzione alle Mpmi. Si tratta, nello specifico, di sostenere l’incremento della capacità di ricerca e sviluppo delle imprese, anche attraverso la promozione e il consolidamento di aggregazioni/reti d’impresa e la promozione delle collaborazioni con gli enti di ricerca; l’incentivazione all’inserimento di personale di ricerca o altamente qualificato nelle Mmpi; il sostegno all’incremento delle competenze manageriali, anche accompagnando i processi di ricambio generazionale; la promozione delle sinergie e del coordinamento tra fondi pubblici e privati.

Carloni ha poi fatto al ministro Giancarlo Giorgetti, presente in sala, una proposta di metodo, che riguarda l’avvio di un Tavolo di confronto politico permanente finalizzato alla concertazione nella fase ascendente della definizione delle strategie di politica industriale: “Tale modalità di stretta collaborazione fra il ministro e gli assessori regionali – ha sottolineato il vicepresidente delle Marche – garantirebbe una sistematizzazione e una massimizzazione degli interventi con evidenti ricadute positive sui territori“. “La flessibilità e la capacità di reazione alle sollecitazioni dell’ambiente esterno – ha concluso l’intervento Carloni – è di fondamentale importanza per essere davvero in grado di definirsi resilienti. Ripartire dalle Regioni significa proprio questo”.

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