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Il pastazzo? A Catania studiano come riciclarlo: brioche, tessuti e fertilizzanti

ROMA - Una brioche dietetica a base di

Pubblicato:09-05-2016 17:23
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:42

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ROMA – Una brioche dietetica a base di pastazzo, magari indirizzata ai diabetici o a chi cerca prodotti alimentari genuini, ma anche bevande naturali, tessuti e ammendanti per fertilizzare e aiutare i terreni a rigenerarsi. Tutto questo grazie alla ricerca che l‘Università di Catania sta portando avanti con i fondi stanziati nella legge di Stabilità 2014 dopo l’approvazione dell’emendamento Compagnone al Dl Fare che ha tolto il pastazzo degli agrumi (il residuo della spremitura: bucce, semi e parte della polpa) dalla disciplina dei rifiuti. A fare il punto sullo stato dei lavori ricercatori, professori universitari e il senatore siciliano del gruppo Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, Giuseppe Compagnone, durante il seminario ‘Uso sostenibile dei sottoprodotti provenienti dalla lavorazione industriale degli agrumi’, organizzato dalle Università di Catania, di Palermo e di Reggio Calabria, questa mattina, a Grammichele (Catania).

“Questo è il secondo appuntamento da quando è iniziato il percorso per trasformare il pastazzo da problema e rilevante costo economico in una grande risorsa- spiega Compagnone- oggi parliamo del futuro, con un prova pratica di come l’economia circolare, che si basa sul concetto di riuso e riutilizzo dei prodotti, porterà sempre più risparmi in un’ottica di energia pulita. Ogni anno l’industria agrumicola produce oltre 700 mila tonnellate di scarti, 340 mila solo in Sicilia”.


agrumiSmaltire il pastazzo come rifiuto costa alla filiera 30 euro alla tonnellata che ricadono sui produttori, una cifra altissima visto che parliamo di un sottoprodotto che si può utilizzare- prosegue l senatore siciliano del gruppo Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, Giuseppe Compagnone- il pastazzo, grazie alle nuove tecnologie innovative messe a punto in questo progetto, può diventare una nuova opportunità, una speranza per i nostri agricoltori, per i nostri giovani che potranno portare avanti nuove idee, prima insospettabili, attraverso nuovi investimenti. Insomma, in un momento di crisi economica, una nota positiva, un modo per creare nuove opportunità di lavoro sfruttando le nuove tecnologie con le ricchezze naturali del nostro territorio, della nostra Sicilia”.

E da qui muovono le ricerche dell’Università di Catania. “Le ricerche che stiamo portando avanti- spiegato Salvatore Barbagallo, coordinatore del progetto- coinvolgono l’industria alimentare Dais, l’industria di produzione di bibite Sibat Tomarchio, l’industria agrumaria Ortogel e la società Orange Fiber, che dal pastazzo ha ricavato addirittura una fibra tessile. Dalla buccia alla polpa, insomma, i nostri ricercatori stanno lavorando per creare nuovi prodotti dalle fibre delle arance. Prodotti da forno light, bibite, ammendanti sono solo i primi risultati di un lavoro enorme che speriamo possano essere recepiti per la definizione di una normativa che, nel rispetto della tutela ambientale, possa dare un concreto sostegno economico alle industrie di trasformazione di agrumi e quindi all’intero comparto dell’agrumicoltura siciliana”.

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