ROMA – “Abbiamo delle opzioni e riusciremo ad affrontare la questione con successo”: parole di Retselisitsoe Matlanyane, ministro delle Finanze e dello sviluppo del Lesotho, regno di montagna dell’Africa australe sconosciuto a Donald Trump ma colpito dai dazi del presidente americano forse più di tutti gli altri Paesi. Per le sue esportazioni, infatti, Washington ha annunciato tariffe equivalenti al 50 per cento del valore. Una scelta dovuta al fatto che nel 2024 il Lesotho ha registrato un surplus commerciale con gli Stati Uniti vendendo beni per 237 milioni di dollari, quasi solo diamanti e capi di abbigliamento, in particolare jeans Levi’s.
LA FINE DELL’AGOA
La scelta di Trump segna di fatto la fine dell’African Growth and Opportunity Act (Agoa), una legge che ha garantito per anni un accesso preferenziale al mercato statunitense per diversi Paesi subsahariani. Tra gli Stati colpiti dai nuovi dazi figura anche il Madagascar, uno dei principali produttori di vaniglia, che pure ha un surplus commerciale con gli Stati Uniti. Ma torniamo nel regno, divenuto indipendente dalla Gran Bretagna nel 1966. Secondo il quotidiano online Reporter Lesotho, il ministro per il Commercio, l’industria e la crescita del business Mokhethi Shelile ha sottolineato che “il Paese ha delle alternative, come esplorare nuovi mercati”. Testate internazionali hanno tuttavia rilanciato stime secondo le quali il settore tessile del regno impiega 40mila operai, il 90 per cento del totale nazionale, e resta il principale datore di lavoro privato. Del Lesotho aveva scritto il mese scorso anche la stampa americana. L’occasione era stato un discorso di Trump al Congresso dedicato all’assistenza all’estero, a suo dire spesso non in linea con gli interessi degli Stati Uniti. Il presidente aveva citato come esempio negativo un progetto per le pari opportunità, innescando risate tra i parlamentari. “Otto milioni di dollari”, aveva detto Trump, “per promuovere l’Lgbtqi+ nel Paese africano del Lesotho, di cui nessuno ha mai sentito parlare”.
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