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VIDEO | Gruppioni: “Facciamo rete per i presidi sanitari. Il lavoro? Cambierà”

SPECIALE DONNE AL COMANDO | Intervista alla presidente dell'Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda Emilia Romagna

Pubblicato:09-04-2020 10:40
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:06

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ROMA – “Come Aidda abbiamo intenzione di far sentire la nostra voce in maniera massiccia e molto più di prima“. È l’intento deciso, espresso da Katia Gruppioni, presidente dell’Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda Emilia Romagna, che spiega all’agenzia Dire l’impegno profuso per riuscire a sostenersi in emergenza coronavirus da una rete di circa 80 aziende affiliate, in una delle regioni più colpite dal Covid-19.

“Con le 800 aziende affiliate in tutta Italia stiamo facendo una mappatura che ci permetta, all’interno dell’associazione, di poterci scambiare facilitazioni di acquisto su prodotti di difficile reperibilità ma molto importanti, come i presidi sanitari- racconta- Sono persone che hanno la mia stima incondizionata, perché stanno facendo i salti mortali per riorganizzare le proprie attività senza mai lasciare indietro nessuno”, dice poi riferendosi alle imprenditrici, tra le quali “mi ha colpita molto una che in questo momento ha bisogno di avere operatori che vadano a lavorare. Bene, stanno cercando di sostenere le operatrici nella gestione dei figli, visto che asili e scuole sono chiuse e i nonni possono arrivare fino a un certo punto”. Questa, per Gruppioni, “è la forza delle donne, lievemente maggiore rispetto a quella degli imprenditori maschi: quella di sapere far rete, di aiutarsi e di aiutare”.


E la presidente di Aidda Emilia Romagna fa poi il punto sulle attività della holding in cui ricopre il ruolo di vicepresidente, occupandosi di comunicazione e rapporti istituzionali e internazionali: la Sira Industrie S.p.A., attiva nel settore metalmeccanico lungo “due direttrici principali: la produzione di radiatori per il riscaldamento- spiega- e la produzione di getti pressofusi per automotive, dagli stampi di pressofusione fino ai getti pressofusi a ciclo completo”. Minimo comun denominatore tra tutte queste attività “è l’impiego dell’alluminio. All’inizio dell’emergenza- fa sapere Gruppioni- abbiamo chiuso tutti gli stabilimenti per una settimana, quando è stato promulgato il primo decreto. Avendo anche uno stabilimento in Cina, eravamo assolutamente sollecitati rispetto a questo. In quella settimana non abbiamo fatto altro che sanificare o completare un’azione di sanificazione che per noi è anche abbastanza abituale”.

Inserite fin da subito, poi, le regole di contenimento, “dalla distanza sociale all’uso costante delle mascherine”, fondamentali per poi “riprendere con le attività che ci erano concesse”. La produzione di termosifoni, infatti, “è tra quelle considerate necessarie”, precisa la presidente di Aidda Emilia Romagna. Chiusa invece “la pressofusione, con la subfornitura e i servizi per l’automotive”. Le attività “sono state razionalizzate, mettendo i non addetti alla produzione in smart working, cosa che prima non facevamo abitualmente. Al lavoro attualmente nelle aziende che producono termosifoni ci sono circa 200 addetti, poi ci sono quelli in smart. Tutti gli altri sono in cassa integrazione”.

Ancora presto per stabilire l’ammontare delle perdite, ma “è evidente che il fatturato sarà inferiore”, perché poi, oltre alla produzione, “c’è da pensare all’indotto, ed è un discorso complesso”. Una cosa, però, è certa: “Non si può, ma si deve reggere alla crisi”, sostiene Gruppioni. Come? “Bisognerà ricominciare a produrre lavoro trasmettendo sicurezza per una giustizia sociale, con un’organizzazione completamente diversa perché è il mondo che ci aspetta che sarà completamente diverso, sotto ogni punto di vista: dei rapporti umani, sociali e di lavoro”. E, ovviamente, “ci vorrà l’aiuto del Governo e delle banche, perché da soli non ci si salva”.

Dal canto suo, la vicepresidente di Sira Industrie, assicura: “Faremo gli investimenti necessari per far sì che questa emergenza sanitaria, che non finisce domani e nemmeno quando tutti quanti ritorneremo al lavoro, non abbia ricadute. Abbiamo già introdotto le best practice- sottolinea- e faremo tesoro di quello che stiamo imparando. Ad esempio, l’utilizzo massiccio dello smart working, che non operavamo fino a qualche tempo fa e ci ha portati a ripensare all’organizzazione. Sicuramente- conclude Gruppioni- procederemo lungo questa direttrice”.

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