NEWS:

Quotare una società in borsa oppure no? Ecco tutti i vantaggi e gli svantaggi (VIDEO)

Il convegno alla Unicusano

Pubblicato:09-04-2015 14:37
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:15

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

borsa milanoQuotare in Borsa una società: sono più in vantaggi o i rischi? E quanto le nuove tecnologie, in particolare i social network, influenzano anche i mercati azionari? Sono questi i temi affrontati dal convegno organizzato dall’università Niccolò Cusano di Roma, che oggi ha riunito in una tavola rotonda esperti del settore per un panoramica sulle aziende quotate nei listini. Partendo dal fatto che “noi italiani siamo un po’ indietro e la Borsa ha dimensioni minori rispetto ai mercati internazionali, con circa 250 titoli in listino”, ha spiegato il rettore di Unicusano, Fabio Fortuna.

Sotto i riflettori del convegno il nuovo mercato dedicato alle piccole e medie imprese. “Dal 2009 sulla base del modello inglese ne e’ stato creato un nuovo tipo, Aim Italia, ovvero il mercato alternativo del capitale. La caratteristica- ha detto Vittorio Benedetti, relationship manager di Borsa italiana- è quella di rendere più facile e meno costosa la quotazione di una società”, al punto che finora risultano ‘iscritte’ 62 aziende nonostante la crisi. “Grandi numeri per il mercato italiano”.

Ma verificando l’andamento sul mercato risulta che solo 18 di queste hanno avuto finora riscontri positivi. La spiegazione è che “l’investimento in Borsa rispecchia il valore fondamentale dell’impresa a lungo termine, mentre nel breve termine ci possono essere casi di sottovalutazione dell’impresa per tante ragioni, per cui un prezzo di quotazione puo’ variare”. Un aspetto “ancora più amplificato per Aim Italia”.


In sostanza, dunque, a una società conviene quotarsi in Borsa per arrivare a un aumento di capitale e all’ingresso di liquidità che permette di compiere investimenti. Il che tradotto significa “crescita e sviluppo per ampliare il settore dei macchinari o per assumere nuovo personale”. Ma altri vantaggi, ha continuato Benedetti, sono la “visibilita’ a livello internazionale e gli obblighi di trasparenza che possono rappresentare un valore aggiunto”, mentre “avere un’azienda quotata con un prezzo definito facilita anche la realizzazione di operazioni straordinarie, come le offerte pubbliche di scambio”. Infine, l’azienda si da’ una disciplina e una organizzazione interna definita, con piano industriale dettagliato insieme a sistema di controlli interni. Ed ecco aumentare la competitività. Per quanto riguarda i rischi, Benedetti ha annotato che “alcuni imprenditori tendono a vedere in modo negativo gli obblighi informativi necessari alla quotazione in Borsa, perché non abituati a condividere le informazioni aziendali”.

In primo piano è finita anche “l’evoluzione tecnologica che ha investito il settore alla metà degli anni Novanta- ha spiegato invece Paolo Marchionni, responsabile informazioni Mercati Consob- quando le negoziazioni fisiche sono diventate virtuali, sono scomparsi gli agenti di cambio ed è nata la figura dell’intermediario”. Un cambiamento che riguarda da vicino la Consob, nel suo ruolo di commissione vigilante e regolatrice, in un mondo che “fino al 1991 era un far west senza regole” e in cui lentamente sono stati introdotti la regolamentazione dell’insider trading e norme sulla quotazione societaria al pubblico da parte degli emittenti quotati.

“Il lavoro della Consob non e’ sempre semplice- ha aggiunto Marchionni- ma va trovato un collegamento tra l’investitore e il percorso che fa l’informazione”.

In particolare negli ultimi anni sono stati registrati alcuni problemi con la comunicazione sui social, mezzi che spesso non controllano la veridicita’ della notizia. Consob “sta adeguando i suoi strumenti per queste nuove tecnologie, per un mercato molto più sofisticato rispetto ad anni fa”. Infatti, ha sottolineato Gioacchino Amato, responsabile capital market legal team PwC, “attualmente passare i filtri di vigilanza senza che nessuno si accorga di nulla e’ veramente difficile e sono tantissimi gli scandali finanziari sventati anche all’ultimo minuto”.

Ma quanto è realistica l’ipotesi che un giovane laureato possa costituire una start up e quotarsi in Borsa? “Certo così sulla carta risulta difficile- ha concluso il rettore Fortuna- tuttavia esistono degli esempi di start up create da studenti di università italiane, magari più evolute sotto il profilo finanziario. Credo che un caso del genere si possa verificare, anche se non sarà mai la normalità. Comunque ci sono i presupposti affinché si possa migliorare la situazione in Italia e gli studenti possano contribuire, una volta laureati, all’ampliamento del mercato azionario e del listino”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it