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ROMA – “Brava Giorgia, presidente, brava!”. Quando Giorgia Meloni arriva davanti alla sede del Palazzo comunale di Cutro dai balconi e dalle finestre dei palazzi che affacciano su piazza del Popolo si levano applausi e urla di benvenuto alla premier. La premier, scesa di corsa dall’auto per presiedere il Consiglio dei ministri nella cittadina calabrese dopo la strage di migranti, udendo le urla si gira e sorridendo saluta con un cenno della mano i cittadini. Poi si ferma per un saluto alle autorità che l’attendono all’ingresso del portone di accesso al Municipio.
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Ma per le vie di Cutro il Governo è stato accolto anche da diversi contestatori, che hanno lanciato peluche all’indirizzo del corteo di auto blu che trasportavano i membri dell’esecutivo. Si sono alzati anche cori per chiedere giustizia e qualcuno ha urlato “assassini”, mentre un imponente servizio d’ordine cercava di contenere i manifestanti.
Meloni stringe le mani al sindaco di Cutro Antonio Ceraso, al presidente della Provincia di Crotone Sergio Ferrari, al governatore della Calabria Roberto Occhiuto, al vescovo Angelo Raffaele Panzetta. Dietro a Meloni arrivano i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Assieme alla premier anche loro si fermano per strette di mano e saluti alle autorità locali. Arrivano insieme i due ministri interessati dal decreto, quello dell’Interno Matteo Piantedosi e della Giustizia Carlo Nordio. Poi tutti gli altri per avviare il Cdm con le nuove norme sui flussi dei migranti e la stretta ai trafficanti dopo la tragedia del naufragio del barcone a Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, di domenica 26 febbraio, in cui hanno perso la vita almeno 72 persone.
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