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Covid, il racconto di due anni di pandemia attraverso le parole

Tra i primi termini a imporsi nelle nostre conversazioni ci sono sono stati 'lockdown' e 'pandemia'

Pubblicato:09-03-2022 18:54
Ultimo aggiornamento:09-03-2022 19:03

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ROMA – Era il 9 marzo 2020 e la conferenza stampa dell’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte segnava il confine tra un prima e un dopo il Covid-19, imponeva cambiamenti profondi e duraturi a milioni di persone, nelle abitudini, nelle limitazioni e anche nel linguaggio.

Le prime due parole a imporsi nelle nostre conversazioni sono state ‘lockdown’ e ‘pandemia’. Con la prima abbiamo scoperto quanto possono restringersi i confini della nostra quotidianità, con la seconda quanto facilmente un organismo invisibile può varcare i confini di interi continenti. Ben presto abbiamo scoperto l’uso dei ‘dispositivi di protezione individuale’ (dpi): ‘mascherine’ (come e perché indossarle, per quanto tempo mantengono la capacità di proteggere, la differenza tra chirurgiche e Ffp2) e ‘gel igienizzanti’ i più comuni e diffusi.

Ci siamo abituati ai costanti aggiornamenti contenuti nei ‘DPCM – Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri’ e abbiamo atteso con preoccupazione la lettura del ‘bollettino’ giornaliero che riportava i dati dell’andamento della ‘curva’ dei ‘contagi’, dei ricoveri, dei decessi, dei ‘tamponi’ effettuati. Il diffondersi del virus su tutto il territorio nazionale ha imposto la necessità del ‘tracciamento’, nel tentativo di conoscere la catena dei ‘contatti’ che teneva insieme i contagi di un ‘cluster’, di una ‘zona’, di una città o di una Regione. In pochi mesi, siamo diventati esperti nel distinguere un tampone ‘molecolare’ da uno ‘antigenico’ o ‘rapido’, nel tenere sotto controllo i possibili ‘sintomi’ della malattia da Covid-19 e abbiamo imparato a conoscere ‘virologi’, ‘epidemiologi’ e il CTS, il Comitato Tecnico Scientifico.


Per evitare ‘assembramenti’, sono state chiuse le scuole e la vita di 8 milioni di studenti e delle loro famiglie è stata stravolta, nei ritmi e nelle esigenze, dalla ‘dad’, la didattica a distanza, mentre i contagiati sperimentavano ‘isolamento’, ‘quarantena’. Il ‘distanziamento’ è diventato poi protagonista quando, alle prime, timide ‘riaperture’, è stato necessario evitare che ci fossero contatti stretti, anche tra familiari. È stata la fine degli abbracci, delle strette di mano, delle visite agli anziani ospitati nelle ‘Rsa’, tristemente protagoniste delle cronache di tanti decessi.

Dopo un anno di pandemia, verso la primavera del 2021, la scena se la sono presa i ‘vaccini’, con tutto il carico di speranze, timori e polemiche che hanno portato con sé. Intorno ad essi sono nate anche nuove parole come ‘greenpass’ e ‘no-vax’. Intanto l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), l’Ema(Agenzia europea del farmaco) e la statunitense Fda (Food and drug administration) sono diventate protagoniste del dibattito sulle autorizzazioni necessarie a far partire la ‘campagna vaccinale’.

Osservando l’andamento dei contagi, medici e ricercatori hanno scoperto la presenza di ‘varianti’, dopo la ‘alpha’ è arrivata la ‘delta’ e poi la ‘omicron’. In caso di contagio, ci siamo chiesti quanto fosse alta la ‘carica virale’ e per scoprire quale fosse la variante presa abbiamo fatto ricorso ai test di ‘sequenziamento’. A due anni esatti dall’inizio del primo lockdown e dalla dichiarazione di pandemia, ora attendiamo tutti che l”Oms’, l’Organizzazione mondiale della sanità, annunci che ne siamo fuori. 

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