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Covid, due anni fa il lockdown. Bassetti: “Ora basta divieti. Ma attenzione ai profughi ucraini”

L'infettivologo: "La guerra è sempre il migliore alleato delle malattie infettive"

Pubblicato:09-03-2022 13:32
Ultimo aggiornamento:09-03-2022 13:34
Autore:

matteo bassetti
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ROMA – Era il 9 marzo del 2020 il giorno in cui l’Italia entrava ufficialmente nel suo primo e più duro lockdown. Da quel giorno, per circa due mesi, gli italiani hanno provato a prendere confidenza con immagini di strade, stazioni e intere città deserte al motto ‘Andrà tutto bene’. Sono stati contati ogni giorno i numeri di un virus che ancora non si conosceva e su cui anche gli esperti oscillavano tra il raffreddore e la malattia letale. E poi due anni di aucertificazioni, quarantene, coprifuoco. ‘Sembra di stare in guerra’, era l’impressione generale. Oggi è l’infettivologo Matteo Bassetti a ricordare, in un post sul suo profilo Facebook, “la nostra vita regolata, limitata e scandita da decisioni politiche più o meno giuste e più o meno comprese e accettate”. Ma, ha scritto ancora, “adesso possiamo dire di aver fatto molti passi avanti grazie a cure e vaccini”. E per questo, “basta obblighi”, afferma, “basta decreti, basta imposizioni. Basta limitazioni. Dopo 2 anni è arrivato il momento di cambiare mentalità sul covid. Convivere si può”. E proprio sui vaccini ieri sera, ospite della trasmissione Dimartedì, Bassetti ha lanciato l’allarme legato alla guerra in Ucraina e ai profughi che verranno accolti nel nostro Paese: “In quelle aree circa 2/3 della popolazione non è vaccinata e solo l’1% ha ricevuto la terza dose”, ha detto. “Una situazione legata alle tempistiche della campagna vaccinale, partita con qualche mese di ritardo rispetto all’Italia”. Non solo: “La popolazione meno vaccinata è proprio quella di donne e bambini. La guerra-ha concluso- è sempre il migliore alleato delle malattie infettive e la situazione dei profughi è la migliore per lo sviluppo di nuove varianti”.

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