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Da Pro Vita un comitato contro il referendum eutanasia: “È omicidio del consenziente”

La Onlus ha organizzato il convegno 'Eutanasia: vite da scartare?' con esponenti delle istituzioni e della Chiesa. Il vicepresidente Coghe: "Diciamo un no chiaro al referendum e al suicidio assistito"

Pubblicato:09-02-2022 16:52
Ultimo aggiornamento:09-02-2022 17:20

pro vita e famiglia eutanasia
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ROMA – “Siamo usciti da questo convegno con le idee ancora più chiare: un no chiaro all’eutanasia e un no al suicidio assistito. Un sì alla vita e all’accoglienza e alla cura di tutte le persone malate anche in fase terminale”. Lo ha detto il vicepresidente di Pro Vita e Famiglia, Jacopo Coghe, durante il convegno organizzato dall’associazione, ‘Eutanasia: vite da scartare?‘, a cui hanno preso parte vari esponenti delle istituzioni e della Chiesa. Tra questi, il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, il magistrato Alfredo Mantovano e il cardinale e decano del Collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re.

Durante l’evento è stato anche presentato il comitato ‘No eutanasia legale’, con l’obiettivo di contrastare il referendum sull’eutanasia promosso dai Radicali italiani. Il primo atto del Comitato, fanno sapere gli ideatori, sarà quello di depositare presso la Consulta una memoria contro l’ammissibilità del quesito. “Il referendum dei Radicali – prosegue ancora Coghe – nasconde una grande operazione comunicativa. Non si tratta di un referendum sull’eutanasia bensì sull’omicidio del consenziente. Per quanto riguarda il testo unico sul suicidio assisitito, sappiamo che tutte le volte che sono stati messi dei paletti, questi paletti sono saltati. Oggi abbiamo avuto parole di conforto dal Santo Padre e dalla Chiesa e da tante personalità illustri che hanno sposato la nostra causa”.

BRANDI: “STATO NON FACILITI SUICIDIO, SÌ ALLE CURE PALLIATIVE”

“L’organizzazione internazionale per la prevenzione del suicidio dichiara che vi sono circa 820mila suicidi l’anno, purtroppo in crescita esponenziale. Esiste la libertà di suicidio, c’è stata per duemila anni e ci sono anche modi innocui per suicidarsi. Ma può uno Stato facilitare il suicidio? Il problema è semplicemente che la causa principale per cui le persone sono in questa situazione è la depressione“. Così il presidente dell’associazione Pro Vita e Famiglia, Toni Brandi.


“Anche io – continua l’esponente di Pro Vita e Famiglia – sono stato in depressione e confesso che, sia a Roma sia a Praga, dopo il cancro desideravo la fine di tutto. Ma queste persone hanno bisogno di amore e sostegno, devono essere curate perché ci sono le cure palliative che non sono ancora state applicate. In quei pochissimi Paesi in cui sono state applicate le pratiche del suicidio assistito si è arrivati a disperazione e malattie mentali”.

GANDOLFINI (FAMILY DAY): “DDL FINE VITA IDEOLOGICO E FUORI LUOGO”

“Mi sembra fuori luogo che in un momento in cui il Paese si trova in difficoltà enormi il provvedimento sul fine vita debba immediatamente entrare alla Camera come se fosse una questione di emergenza nazionale a cui dare una risposta. Si capisce che dietro c’è un’impostazione ideologica che non ha niente a che fare con il bene comune del nostro Paese“. Così il presidente del Family Day, Massimo Gandolfini, durante il convegno ‘Eutanasia: Vite da scartare?’ organizzato oggi a Roma dall’associazione Pro Vita e Famiglia.

“La nostra posizione – prosegue Gandolfini – è di opposizione nettissima al referendum dei Radicali sull’omicidio del consenziente e un’opposizione netta al disegno di legge che introdurrebbe la fattispecie della morte volontaria medicalmente assistita, dicesi Eutanasia attiva, nel nosto ordinamento. Siamo contrari fondamentalmente perché la nostra Costituzione è nata per tutelare la salute come bene fondamentale dell’individuo, quindi è la salute, la vita, da difendere, e non certo la deriva di determinare la morte di un soggetto che molte volte si trova in condizioni talmente gravi da essere disperato. Alla legge 38 del 2010 sulle cure palliative non è stata data di fatto alcuna applicazione, mettiamo finanziamenti e forze culturali e fisiche per sostenere questa legge piuttosto che derive di questo tipo”, conclude il presidente di Family Day.

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