
BOLOGNA – Abitare ai piani alti per respirare un’aria migliore? A Bologna non basta. O meglio: vanno bene i “grattacieli o gli edifici molto alti, meglio se d’estate”. Altrimenti, le differenze sono davvero minime. A stabilirlo è Arpae, l’agenzia ambientale dell’Emilia-Romagna, in base ai dati provenienti dal progetto Supersito, realizzato a partire dal 2010 in collaborazione col Cnr e altri enti.
Due campagne di misurazione svolte fra il 2015 e il 2016, in inverno e in estate, nell’area urbana di Bologna, hanno avuto l’obiettivo di valutare il variare della qualità dell’aria con la quota, passando dai piani bassi ai piani alti. Il palazzo scelto è stato il grattacielo sede della Regione Emilia-Romagna a Bologna, in viale Aldo Moro 38 (18 piani per circa 76 metri).
Arpae, come racconta l’agenzia una nota, ha posizionato a diverse quote gli strumenti per misurare gli inquinanti su piccoli balconi che affacciano sull’esterno del palazzo: 15, 26, 44, 65 metri e al piano terra (due metri), nel giardino dell’edificio.
Dallo studio si è visto infatti che in realtà, rispetto all’impatto sull’esposizione della popolazione agli inquinanti, le differenze dovute alla quota appaiono significative solo nel caso di edifici di notevole altezza; in quelli alti fino a una quindicina di metri (tre o quattro piani) le variazioni di concentrazione di inquinanti legate alla quota risultano infatti “minime“. Ciò vale soprattutto per il Pm 2,5, “inquinante fra i più importanti per la nostra salute, che presenta lievi differenze al variare della quota, anche nel caso di edifici molto alti”.
Dunque il Pm 2.5 resta pressoché invariato al variare della quota. Le concentrazioni infatti decrescono solo debolmente (-11% in inverno e -4 % in estate).
Ma non è così per altri inquinanti. In base ai risultati dello studio le particelle ultrafini (Ufp) diminuiscono, in entrambe le stagioni, di circa il 30% tra il piano terra e l’ultimo piano.
Ancora maggiore è il divario dal piano terra ai piani alti della concentrazione del biossido di azoto (-74%) e del benzene (-35%), soprattutto nel periodo invernale.
“Tutte le differenze di concentrazione tra le varie quote ovviamente- spiega ancora Arpae- risultano più marcate in condizioni di scarsa ventosità e di stabilità atmosferica”.

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