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Taglio dei parlamentari, alcuni senatori ritirano la firma all’ultimo. Ora è corsa contro il tempo

A dare forfait sono stati 4 senatori di centrodestra e due del Pd. E ora più d'uno confida in una discesa in campo all'ultimo momento di Matteo Salvini e della Lega

Pubblicato:09-01-2020 11:29
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:49
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ROMA – È corsa contro il tempo per chiedere l’indizione del referendum sul taglio dei parlamentari. Dopo il passo falso di questa mattina, con 6 firme su 66 venute meno all’ultimo momento (4 senatori di Forza Italia, 2 del Pd), l’appuntamento dei referendari in Cassazione è fissato per domani alle 15. Per quell’ora i promotori del referendum confermativo confidano di aver trovato le 4 firme mancanti. Intanto non nascondono lo stupore per il ‘blitz’ di questa mattina.

“Perchè far mancare le firme all’ultimo momento? E’ stato chiaramente un tentativo di boicottare il referendum. E’ scorretto: indipendentemente da come la si pensi sul taglio dei parlamentari si tratta in ogni caso di una consultazione popolare. Ed è giusto che i cittadini si esprimano. L’impressione è che invece il blitz di stamattina sia stato sospinto da altri motivazioni. Qualcuno evidentemente lavora in ogni modo a puntellare il governo“, spiegano alla Dire fonti dei promotori.

Tra i ‘sospettati’, il numero uno è il senatore centrista Pierferdinando Casini, che non ha mai nascosto di essere contrario alla consultazione e al quale viene accreditata un’azione di ‘moral dissuasion’ per cosi’ dire. La clamorosa retromarcia di stamattina sarebbe opera sua. Ma sono solo illazioni che si rincorrono a Palazzo Madama. Di certo c’è che ha contato la lite interna a Forza Italia, considerato che il partito di Berlusconi annoverava due dei tre promotori – Nazario Pagano e Andrea Cangini – del referendum.


Secondo i boatos del Senato, con il dietrofront sulle firme la minoranza carfagnana ha battuto un colpo di matrice ‘governista’ contro la maggioranza in procinto di salvinizzarsi. Ma dal gruppo smentiscono queste ricostruzioni e invitano a riflettere sul fatto che col referendum non c’entra la tenuta dell’esecutivo. “Se il governo deve cadere, questo può succedere su qualsiasi tema. La campagna referendaria sarebbe invece un regalone ai Cinque stelle, che sperano di recuperare terreno su un tema caldo del populismo, il taglio dei parlamentari”, spiegano fonti azzurre del Senato.

Il legame tra referendum e tenuta del governo in ogni caso è evidente. Tanto è vero che tra i senatori firmatari più d’uno confida in una discesa in campo all’ultimo momento di Matteo Salvini e della Lega. “I leghisti hanno votato la riforma grillina quando stavano al governo, ma non ne sono mai stati convinti del tutto. Salvini del resto ha detto che trova giusto che gli elettori possano esprimersi. Ecco, se decidessero di firmare lui e i suoi, il referendum si farebbe”, spiega un senatore firmatario. Lo scenario potrebbe capovolgersi dunque nelle prossime ore. La scadenza per la raccolta delle firme è il 12 gennaio, ma la consegna può essere effettuata anche lunedì mattina 13 gennaio.

IL RITIRO DI ALCUNI SENATORI

Il colpo di scena è avvenuto questa mattina, quando i promotori del referendum confermativo sul taglio dei parlamentari hanno deciso di chiedere alla Cassazione un nuovo appuntamento per depositare le firme. Saltato, dunque, il deposito delle 64 firme necessarie a chiedere il referendum che doveva avvenire stamattina. Apriti cielo. Presto si è scoperto perchè: alcuni senatori hanno ritirato all’ultimo momento il proprio assenso. Erano state raccolte 66 firme ma “in 4 si sono ritirati”, ha riferito Andrea Cangini di Forza Italia, tra i promotori.

Ha spiegato ancora Cangini: “Alcuni senatori hanno chiesto di ritirare le proprie firme, altri stanno chiedendo di aggiungerle, ci è sembrato corretto riaprire i termini di consegna e stiamo aspettando che la Cassazione ci fissi un nuovo appuntamento”.

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