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Siria, Tanrikulu (UIKI): “In Rojava scudi umani contro i raid turchi”

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Pubblicato:09-01-2019 18:17
Ultimo aggiornamento:09-01-2019 18:17

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ROMA – “Tutta la popolazione in Rojava fa da scudo umano per difendere il proprio territorio e fermare un attacco dei turchi in Siria. Sanno che se i turchi entreranno non usciranno mai e questo causerà una nuova guerra in tutta la Siria. Non è questione di volere le truppe americane o meno, qui abbiamo a che fare con delle vite umane, un sistema costruito da persone che hanno dato il loro sangue senza aspettative da parte della comunità internazionale”. A parlare con l’agenzia ‘Dire’ è Ozlem Tanrikulu, presidente dell’Ufficio di informazione del Kurdistan in Italia (Uiki), intervistata al museo Maxxi di Roma al termine di un evento di raccolta fondi per il Rojava con il fumettista Zerocalcare.

I curdi, conferma l’attivista, vivono giorni di attesa: a dicembre gli Stati Uniti, alleati delle milizie curde nella lotta al gruppo Stato islamico, hanno annunciato la scelta di ritirare i propri contingenti militari. Il giorno seguente il governo di Ankara ha paventato la possibilità di un’operazione militare a Manbij, roccaforte dei curdi. Ieri, un altro capitolo della vicenda: il presidente Racep Tayyip Erdogan si è rifiutato di incontrare il consigliere di sicurezza nazionale americano John Bolton, in visita nel Paese, dopo che la Casa Bianca aveva chiesto alla Turchia di rinunciare all’intervento.

Intanto Washington sembra fare marcia indietro: si discute della possibilità di posticipare l’uscita dal Paese arabo “finché l’Isis non sarà definitivamente sconfitto”.


Salvare il Rojava equivale a salvare la Siria? “I curdi hanno sempre cercato di democratizzare la Siria” risponde la presidente dei curdi in Italia.

“Per questo hanno cominciato da loro stessi, dalle loro città e dai loro villaggi, cercando di porre le basi per una convivenza pacifica tra tutte le comunità residenti. Sì, proteggere il nord della Siria significa proteggere l’intero Paese, in tutta la sua complessità”.

Tanrikulu è intervistata a margine di ‘Do not Abandon Rojava’, un evento organizzato ieri sera al Maxxi: Michele Rech, in arte Zerocalcare, insieme all’attore e amico Valerio Mastandrea, hanno permesso al pubblico di acquistare una dozzina di tavole originali del fumettista romano.

Tra queste, anche alcune di ‘Kobane Calling’, il primo albo dedicato da Zerocalcare alla lotta tra i curdi contro i jihadisti dell’Isis, nella città assediata di Kobane. Il ricavato sarà interamente devoluto per sostenere i campi profughi nel Rojava.

“Sono contenta di questo importante evento” dice la portavoce dei curdi in Italia. “Le opere di Zerocalcare hanno permesso di conoscere il popolo curdo. Noi vogliamo entrare nel cuore delle persone”.
Al termine della serata, Tanrikulu ha messo in vendita anche un disegno originale donato da Rech all’Uiki per celebrare la costruzione di un’accademia di studi per sole donne a Kobane: “Michele ha finanziato l’accademia coi soldi ottenuti dalla vendita di ‘Kobane calling'”, ha detto la presidente alla platea del Maxxi. “L’accademia è già attiva da tre mesi. Col mio gesto ho voluto dirgli grazie”.
“In questi ultimi tempi la comunicazione dei media sulla guerra in Siria e i curdi è cambiata” ha sottolineato Zerocalcare. “Se prima i curdi erano descritti come i beniamini dell’Occidente, esaltando le donne combattenti, ora il paradigma è cambiato e questo anche in politica. Molti Comuni che avevano deciso di gemellarsi coi villaggi curdi vengono ormai invitati a rompere i rapporti”.

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