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Come cambieranno i voucher, possibile asse Pd-M5s

L'11 gennaio la commissione Lavoro della Camera riprende l'esame, avviato a fine aprile, delle proposte di legge di modifica

Pubblicato:09-01-2017 16:32
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:46

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ROMA – Settimana decisiva per il futuro dei voucher. Come cambieranno i buoni lavoro che sono diventati il simbolo della nuova precarietà: lo si capirà mercoledì, quando è atteso il verdetto della Corte costituzionale che deciderà dell’ammissibilià dei tre referendum della Cgil su voucher, appunto, appalti e articolo 18.

Nella stessa giornata la commissione Lavoro della Camera riprende l’esame, avviato a fine aprile, delle proposte di legge di modifica.

Diverse misure che rivedono l’uso dei buoni lavoro, sulle quali la deputata Pd Patrizia Maestri sara’ relatrice. Nessuna tra le indicazioni in campo prevede l’abolizione tout court.


Pd e M5S presentano proposte molto simili, con la restrizione dell’utilizzo all’impianto della legge Biagi, che li voleva limitati alle ‘prestazioni occasionali e accessorie’. Forza Italia vuole invece ampliare la platea di soggetti che possano accedere alle prestazioni di lavoro occasionale, grazie ad un ‘patto fiscale’ che consenta, si legge nel testo all’esame di Montecitorio, di “incrementare i redditi in maniera semplice e trasparente”.

Netta la differenza tra l’impostazione della Cgil rispetto alla riforma che prenderebbe corpo in Parlamento. Il sindacato di Corso d’Italia chiede l’abolizione tout court dei voucher. Mentre la proposta del Pd, primo firmatario il presidente della commissione lavoro Cesare Damiano, vuole “ripristinare sostanzialmente l’originario impianto normativo del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276”, uno dei decreti applicativi della legge Biagi.

Ecco nel dettaglio la proposta dei Democratici

Le prestazioni di lavoro accessorio, si legge all’articolo 1, sono da considerare “attività di natura meramente occasionale, rese da soggetti a rischio di esclusione sociale o comunque non ancora entrati nel mercato del lavoro ovvero in procinto di uscirne”.

L’idea cioè è di limitare i voucher essenzialmente a studenti e pensionati. Gli ambiti a cui si vorrebbe ricondurne l’uso sono: i piccoli lavori domestici a carattere straordinario, compresa l’assistenza domiciliare ai bambini e alle persone anziane, ammalate con handicap, l’insegnamento privato supplementare, i piccoli lavori di giardinaggio, pulizia e manutenzione di edifici e monumenti, la realizzazione di manifestazioni sociali, sportive, culturali o caritatevoli, la collaborazione con associazioni di volontariato per lo svolgimento di lavori di emergenza, quali quelli dovuti in occasione di calamità o di solidarietà. I compensi saranno limitati a 5.000 euro in un anno, con un massimo di 2 mila per ciascun committente. Sulla stessa linea la proposta del Movimento Cinque stelle, prima firmataria Tiziana Ciprini, dove si legge che lo scopo è “ripristinare sostanzialmente l’originario impianto normativo del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276”. Per i ‘grillini’ l’uso dei voucher “se non adeguatamente regolamentato”, finirebbe “per essere una mera forma di pagamento che cannibalizza le forme contrattuali tipiche, peraltro eludendo gli obblighi di formazione e di sicurezza che dovrebbero invece essere sempre garantiti ai lavoratori”. La tipologia di attività lavorative sono le stesse elencate nella proposta del Pd. Identico il tetto ai compensi, fissato a 5.000 euro.

Elio Palmizio di Forza Italia propone invece di “stabilire un ‘patto fiscale’ per consentire di incrementare i redditi, in maniera semplice e trasparente, a tutti coloro che lo vogliono o che ne hanno necessità”.

L’ipotesi è quella “di una deroga alle attuali disposizioni per permettere ad una più ampia platea di soggetti di accedere alle prestazioni di lavoro occasionale: un patto fiscale per il doppio lavoro e il lavoro saltuario, la legalizzazione e semplificazione di tutta una serie di attività che oggi vengono svolte normalmente in nero”. Ma è possibile che nei prossimi giorni questo testo sia superato da un’altra proposta a firma Forza Italia. L’importo massimo che si può incassare è di 10.000 euro annui, “come sommatoria di tutti i valori netti dei voucher incassati. Gli importi che eccedono la soglia sono assoggettati a tassazione ordinaria. Il committente- conclude la proposta- può dedurre dal proprio imponibile, Irpef o Ires, l’importo netto del voucher”. Scelta Civica con la proposta a prima firma dell’ex deputato Paolo Vitelli e quella di Angelo D’Agostino propone modifiche che vanno nella direzione di estendere l’uso dei voucher ma limitatamente a un solo settore, quello agricolo. D’Agostino propone di portare il limite del volume di affari per le aziende agricole da 7 mila a 50 mila euro. Un limite ritenuto “più ragionevole e adeguato”.

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