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Il ritorno degli islamisti preoccupa la Tunisia FOTO

La Tunisia è il Paese che ha fornito, in proporzione, il più alto numero di combattenti stranieri al gruppo Stato Islamico

Pubblicato:09-01-2017 13:59
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:46

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TUNISI – Circa un migliaio di persone (800 secondo fonti delle forze di sicurezza) hanno manifestato ieri a Tunisi sull’Avenue Bourguiba contro il ritorno dei tunisini arruolati da organizzazioni islamiste in zone di conflitto.

La manifestazione è stata promossa dal Collettivo dei Cittadini Tunisini, che aveva già organizzato un presidio a dicembre davanti all’Assemblea dei Rappresentanti del Popolo (Arp, il parlamento monocamerale tunisino) contro il ritorno dei jihadisti.

Diverse associazioni, comprese l’Unione nazionale della donna tunisina e l’Organizzazione delle donne patriote e democratiche si sono unite alla manifestazione. Al raduno non erano presenti simboli partitici, ma si esibivano bandiere della Tunisia e della Siria e striscioni con la foto del presidente siriano Bashar Al-Assad.


“Siamo qui per dire che il nostro è un Paese di tolleranza, siamo persone che amano vivere, siamo contro il terrorismo e non siamo noi i creatori di questo fenomeno- ha affermato all’Agenzia DIRE Basma Triki, presidente dell’associazione “Ahna Tounes” (Siamo la Tunisia)- quando si conoscono le dinamiche internazionali è evidente che siamo tutti vittime di una politica che sta trasformando il mondo arabo in qualcosa di orribile. Vogliamo passare un messaggio al mondo intero. Stiamo subendo quello che avete creato, questi terroristi devono essere puniti là dove hanno ucciso e massacrato”.

Da più voci è stata espressa preoccupazione per l’idoneità del sistema carcerario tunisino ad accogliere i cosiddetti foreign fighters di ritorno nel Paese. Nei loro confronti, i manifestanti intervistati ieri dalla DIRE si sono espressi in favore della pena di morte. Secondo un comunicato pubblicato dal gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sull’uso dei mercenari nel luglio del 2015, sono circa 5800 i combattenti arruolati da organizzazioni islamiste in zone di conflitto, soprattutto Siria, Libia e Iraq. Per il governo tunisino, invece, i combattenti destinati a rientrare dall’estero sarebbero meno di 3000. La manifestazione di ieri segue le dichiarazioni di dicembre del presidente della Repubblica Béji Caïd Essebsi, secondo le quali la Tunisia non ha abbastanza carceri per contenere gli islamisti di ritorno. Le parole del presidente hanno alimentato preoccupazioni e voci, già smentite dal governo, su una possibile amnistia dei jihadisti. Con 11 milioni di abitanti, la Tunisia è il Paese che ha fornito, in proporzione, il più alto numero di combattenti stranieri al gruppo Stato Islamico.

di Giulia Beatrice Filpi

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