NEWS:

Al via la demolizione del palazzo crollato in via della Farnesina VIDEO

Le intere operazioni dureranno circa un mese

Pubblicato:09-01-2017 12:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:46

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Sono iniziate questa mattina le operazioni di demolizione della palazzina di via della Farnesina 5, nei pressi di Ponte Milvio, crollata parzialmente il 24 settembre scorso.


La palazzina, spiega una tecnica del cantiere, sarà completamente demolita entro due o tre giorni, “ma se continua a venir giù con questa velocità forse entro oggi avremo già finito il lavoro”. E in effetti dopo poco meno di un’ora la parte più lesionata dell’edificio, quella già senza più facciata, è crollata facilmente sotto i colpi di un escavatore cingolato, alzando una nuvola di fumo. Le operazioni di demolizione sono eseguite da tre grandi mezzi meccanici: il primo, l’escavatore che con un grande braccio meccanico sta materialmente abbattendo l’edificio, il secondo, una gru che serve a coordinare le operazioni con una cabina di regina dall’alto, ed un terzo, un’altra gru, adibito al mantenimento di un gigantesco pannello sospeso a protezione del palazzo limitrofo.

L’intera operazione, spiegano sempre i tecnici, durerà comunque “circa un mese. Dopo la demolizione vera e propria seguirà una fase di rimozione delle macerie e la messa in sicurezza, l’intervento sulla parte posteriore e l’eventuale recupero di materiale”. Le operazioni propedeutiche alla demolizione sono scattate in tempi molto brevi, il 19 dicembre, lo stesso giorno del dissequestro dell’area. Oggi i primi colpi dei mezzi meccanici sotto gli sguardi di diversi curiosi e quelli malinconici di alcuni condomini del palazzo. Gli stessi che dovranno prendersi carico del costo della demolizione.


di Emiliano Pretto, giornalista professionista

LEGGI ANCHE

Crollo a Ponte Milvio, Raggi: “Non abbiamo strumenti, ipotesi dl terremoto”

 

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it