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Manovra, Livolsi: “La legge di bilancio trascura le imprese”

Una nuova riflessione sulla legge di Bilancio varata dal Governo da parte di Ubaldo Livolsi, professore di Corporate Finance e fondatore della Livolsi & Partners S.p.A., nel nuovo appuntamento con la sua rubrica con l'agenzia Dire, curata da Angelica Bianco

Pubblicato:08-11-2023 09:00
Ultimo aggiornamento:07-11-2023 11:34
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ROMA – “Il Governo presieduto da Giorgia Meloni ha avviato ‘compatto’, per usare l’espressione utilizzata dalla premier, l’iter della Legge di Bilancio. Come abbiamo detto nel precedente contributo, si tratta di una manovra equilibrata che cerca di fare quadrare i conti con le risorse (poche) disponibili. Pesano l’alto costo del denaro stabilito dalla Bce per fronteggiare l’inflazione che fa lievitare gli interessi del debito (13 miliardi) e l’eredità del Superbonus (20 miliardi)”. Inizia così una nuova riflessione sulla legge di Bilancio varata dal Governo da parte di Ubaldo Livolsi, professore di Corporate Finance e fondatore della Livolsi & Partners S.p.A., nel nuovo appuntamento con la sua rubrica con l’agenzia Dire, curata da Angelica Bianco.

“Sostanzialmente- continua- le novità riguardano il cuneo fiscale e la semplificazione delle aliquote Irpef (portate da quattro a tre). Prevedibile il compromesso – che del resto è proprio dell’arte della politica – sull’innalzamento della cedolare secca per gli affitti brevi (dal 21 al 26 per cento ma solo a partire dal secondo immobile messo a reddito, una concessione a Forza Italia) e il mantenimento ‘spurio’ di quota 103 con tanti distinguo (concessione alla Lega). C’è un punto interrogativo. Le imprese ricevono solo l’8% delle risorse. Troppo poco, come ha ricordato il presidente dell’associazione degli industriali Carlo Bonomi, in un contesto in cui, secondo i dati del Centro Studi di Confindustria, la crescita nel terzo e quarto trimestre del 2023 sarà dello 0,7%. Andrà ancora peggio, sempre a parere dell’ufficio statistico di Viale dell’Astronomia, il 2024, con un incremento dello 0,5%. Anche l’indice degli ordini di macchine utensili, elaborato da Ucimu-Sistemi per Produrre (l’associazione dei costruttori italiani di macchinari utensili e robot), registra nel terzo trimestre un calo del 19,9% rispetto al periodo luglio-settembre 2022″.

“A preoccupare- sottolinea ancora Livolsi- è il dato del mercato italiano: gli ordinativi raccolti dai costruttori all’estero mostrano una lieve flessione (-1,7%), mentre sul fronte interno gli ordini di macchine utensili sono crollati del 45,1%. Sono le imprese che creano lo sviluppo. Se un’azienda non può investire e crescere, non può migliorare gli stipendi e il benessere dei propri dipendenti. È vero, la crescita sempre più debole dell’economia italiana ed europea deriva in alquanta parte dall’aumento dei tassi di interesse, che ha portato a una riduzione dei prestiti alle imprese del 6,2% dopo aver toccato il picco del +4,8% nell’agosto 2022″.


“Tuttavia- prosegue- le possibilità ci sono. Si pensi agli obiettivi e ai fondi del Pnrr, un’occasione, come ha anche sottolineato il capo dello Stato Sergio Mattarella, unica e irripetibile. Rinunciare e perdere la sfida dell’innovazione significa abdicare dal ruolo riconosciuto al nostro Paese nel mondo. Servono anche provvedimenti mirati. Il Governo francese, per esempio, come evidenzia Daniele Manca sull”Economia’, ha allo studio un contributo di 100 euro al mese, ma potrebbero arrivare fino a 13 mila euro per le famiglie meno abbienti, che acquistano una vettura al 100 per cento elettrica. Un segnale positivo è quello della Legge Capitali, il cui percorso è in fase conclusiva. Con il suo intervento sul voto maggioritario nelle quotate e la lista del cda uscente, questo provvedimento nasce per favorire l’arrivo delle aziende a Piazza Affari e scoraggiarne il trasferimento in Olanda – dove in un decennio hanno spostato la sede legale una decina di noti gruppi italiani – potendo fare in Italia la scelta delle aggregazioni senza dover mettere in gioco il controllo dell’azienda. Non solo, è probabile che alcune organizzazioni rientrino nel Belpaese. Servono anche agevolazioni fiscali per sostenere questo processo di ritorno”.

Il sistema Italia ha però bisogno di riforme strutturali: dal fisco alla scuola, alle infrastrutture fisiche e digitali, per rendere il Paese il sostrato positivo per le nostre eccellenze produttive e per i grandi investitori esteri- conclude Livolsi- che scelgono le grandi aziende su cui puntare in base alla certezza del quadro in cui operano”.

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