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L’attivista somalo: “Siccità devastante, ci costringe a migrare”

L'appello di Kassim Gabowduale sui cambiamenti climatici mentre i leader del mondo sono riuniti in Egitto per la Cop27.

Pubblicato:08-11-2022 17:08
Ultimo aggiornamento:08-11-2022 18:31
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Cop27_Somalia
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ROMA – “La siccità devastante che stiamo vivendo in Somalia sta provocando un movimento senza precedenti di persone dalle aree rurali verso le città. Tantissime di queste persone si spostano nell’ottica di lasciare il Paese verso l’Europa e gli Stati Uniti. Questa crisi arriverà anche nel nord del mondo; penso che l’Italia, per la sua posizione, sia consapevole di questo”. L’attivista Kassim Gabowduale lancia questo monito da Mogadiscio, in un’intervista con l’agenzia Dire, mentre i leader del mondo sono in Egitto per la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop27).

Il contesto è quello della siccità che affligge la Somalia e più in generale la regione del Corno d’Africa. Stando all’ultimo bollettino dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), la crisi è la peggiore degli ultimi 40 anni. Le persone colpite in Somalia sono 7,8 milioni, su una popolazione totale di neanche 16,5 milioni. Un dato, questo, che è più del doppio rispetto a quello di inizio dell’anno.

Gli effetti sulla sicurezza alimentare

La mancanza d’acqua, unita all’insicurezza e alla crisi globale delle catene di approvvigionamento del cibo, ha avuto pesanti ricadute sulla sicurezza alimentare. Gli abitanti della Somalia che soffrono una condizione di “acuta insicurezza alimentare” sono 6,7 milioni. Sono 300mila invece, le persone che si trovano in una condizione di insicurezza alimentare “catastrofica” secondo i parametri dell’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), uno strumento nato proprio in Somalia e impiegato dalle maggiori agenzie umanitarie e ong. Secondo il rapporto Global Hunger Index (Ghi), pubblicato nei giorni scorsi, entro la fine dell’anno il 45% dei bambini del Paese africano, 1,5 milioni, soffrirà di malnutrizione acuta.


“Penso che la Somalia possa essere considerata un esempio perfetto di Paese devastato dagli effetti dei cambiamenti climatici”, denuncia Gabowduale. “Non è necessario essere degli esperti per capire che la siccità e le inondazioni, alternate, hanno effetti distruttivi sui sistemi di sussistenza della popolazione”.
Questi ultimi, prosegue l’attivista, 50 anni e una lunga esperienza nel settore del clima e delle risorse energetiche, “sono messi a dura prova anche dal conflitto e dalle attività di gruppi terroristici che nel Paese vanno avanti da anni”. Un riferimento, questo, anche alla milizia Al Shabaab, che controlla aree rurali del centro e del sud della Somalia e che sferra attacchi quasi quotidiani contro civili e militari.

Ancora rispetto al cambiamento climatico, Gabowduale denuncia: “Qui si pagano le conseguenze del comportamento sbagliato dei Paesi a più alto sviluppo del mondo. Loro inquinano e noi, che non abbiamo gli strumenti per costruire sistemi resilienti, ne viviamo le conseguenze”.

Priorità al “loss and damage”

Il principio delle responsabilità comuni ma differenziate rispetto alla crisi climatica informa i documenti dell’Onu sul tema da 30 anni. I Paesi emergenti e in via di sviluppo e gli attivisti del “sud del mondo”, anche in occasione della Cop27, chiedono un impegno economico chiaro a sostegno delle misure di “loss and damage”, ovvero i finanziamenti da destinare a quei Paesi che non sono responsabili delle emissioni di gas inquinanti ma che sono alle prese con i fenomeni estremi provocati dai cambiamenti climatici. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha parlato in Egitto di “dovere morale” in riferimento a questo tema.

“Il ‘loss and damage’ deve essere al centro dell’agenda della Cop27 di quest’anno”, sottolinea Gabowduale. “Se non si farà nulla per finanziare azioni che possano costruire ricchezza e resilienza nei Paesi colpiti da questa emergenza le conseguenze non saranno difficili da prevedere: tante persone andranno via, in molti già lo stanno facendo”. Solo negli ultimi due mesi, sempre secondo l’Ocha, le persone che in Somalia hanno lasciato le loro case per via della siccità sono state più di 165mila. Da gennaio 2021, gli sfollati sono stati oltre 1,1 milioni.

I giovani attivisti somali esclusi dal summit

Gabowduale denuncia poi l’esclusione dalla Cop27 degli ambientalisti somali. “Il lavoro della società civile somala e soprattutto dei giovani è stato fondamentale per arrivare alla creazione del ministero dell’Ambiente e dei cambiamenti climatici, il primo nella storia del Paese- afferma-, eppure nessun attivista è stato incluso nella delegazione che è andata alla Cop27. La Somalia avrebbe beneficiato davvero tanto dalla loro presenza, ma i nostri appelli al governo non sono stati ascoltati”.

L’attivista spiega ancora: “Al summit è andata una rappresentanza ufficiale che annovera, fra gli altri, il presidente Hassan Sheikh Mohamud e la ministra dell’Ambiente Khadija Mohamed al-Makhzoumi”, riferisce l’attivista, che torna sulla storia di questo dicastero, la cui fondazione è stato il primo atto da capo dello Stato di Mohamud, lo scorso maggio. “L’istituzione di questo ufficio è giunta dopo anni di campagne da parte degli attivisti somali, persone che si occupano tutti i giorni di ambiente, non solo sul piano teorico ma anche dedicandosi tutte le settimane a pulire le spiagge, facendo divulgazione nelle scuole”.

Un’occasione mancata

Nonostante questo, prosegue la denuncia di Gabowduale, “nessuno di questi ragazzi è stato incluso nella delegazione di governo. Ho lanciato diversi appelli sui social all’esecutivo anche chiamando in causa dei ministri, ma non sono stati ascoltati”. Il risultato è che “diversi giovani che avevano o che erano riusciti a trovare le risorse per andare in Egitto non è potuto andare comunque, come degli stessi attivisti mi hanno raccontato. Altri ancora non ci sarebbero potuti andare in ogni caso perché non hanno gli strumenti”. Alla fine solo sei giovani si sono potuti recare in Egitto grazie al sostegno del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp), come reso noto anche da Gabowduale tramite i suoi social.

La Cop27 sarebbe stata un’occasione importante per i ragazzi a cui è stato, di fatto, precluso l’accesso. “li attivisti se lo sarebbero meritato per il loro lavoro e per la loro campagna per la creazione del ministero”, ribadisce l’attivista, “ma sarebbe potuto essere anche un momento importante di condivisione con omologhi da tutto il mondo, uno spazio per crescere. In Somalia non sono molte le persone consapevoli di cosa sta avvenendo in relazione al clima”.

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