NEWS:

Mercurio nel mare a Trieste, Asugi ‘limita’ il pesce alle donne incinte

Portato dall'Isonzo dalla miniera di Idrija (Slovenia), i valori di mercurio nel Golfo di Trieste sono sotto soglia dell'Oms. Ma attenzione a bambini e donne incinte.

Pubblicato:08-11-2022 13:30
Ultimo aggiornamento:08-11-2022 13:38

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

TRIESTE – “Sebbene l’esposizione ambientale a mercurio nei residenti costieri del Friuli Venezia Giulia non sia critica, è comunque consigliabile alle donne in gravidanza limitare il consumo di pesce locale ad un solo pasto alla settimana. Il tonno e i pesci provenienti da altri mari possono invece essere mangiati più liberamente”. E’ la conclusione dell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi) allo studio pilota appena pubblicato sulla rivista ‘Environmental science Pollution research international’ dall’Unità clinico-operativa di Medicina del lavoro dell’Asugi in collaborazione con il ‘Mercurylab’ del Dipartimento di Matematica e geoscienze dell’Università di Trieste.

L’obiettivo dello studio è stimare l’esposizione cronica a mercurio nella popolazione in un’area storicamente a rischio, il Golfo di Trieste, maggiormente contaminata da mercurio a causa degli scarichi nel fiume Isonzo, che per più di 500 anni ha drenato l’attività estrattiva del cinabro del distretto minerario di Idrija (Slovenia), chiusa dal 1995.

Lo studio è stato condotto su campioni di capelli di 301 volontari (119 maschi e 182 femmine) cui è stato sottoposto anche un questionario su informazioni socio-demografiche e sullo stile di vita. La concentrazione media di mercurio riscontrata è stata di 1,63 milligrammi per chilogrammo, leggermente al di sopra della soglia di 1,0 milligrammi raccomandata dall’Organizzazione mondiale della Sanità unicamente per donne in gravidanza e bambini, ma molto lontano dalla soglia di tossicità per l’uomo, ovvero 10 milligrammi per chilo. In dettaglio, il 55,6% degli intervistati ha presentato una concentrazione superiore a 1,0, il 22,9% maggiore di 2,0, e due soggetti hanno superato i 10 milligrammi per chilogrammo.


Attenzione a molluschi e crostacei pescati nel Golfo di Trieste

Il principale fattore di rischio associato all’accumulo del mercurio, spiegano dall’Asugi, è la quantità di pesce consumato settimanalmente. In particolare i livelli nei capelli sono significativamente superiori con il consumo di crostacei e molluschi e inferiori in caso di pesce congelato.

Il risultato per il Golfo di Trieste è influenzato anche al fatto che la pesca di pesce di grossa taglia, come il tonno, è stata bandita dalle coste del Friuli Venezia Giulia proprio perché accumula durante la vita maggiori quantità di mercurio rispetto al pesce piccolo.

Lo studio pilota dell’Università di Trieste è condotto da Luca Cegolon, Francesca Larese e Elisa Papassissa (Unità clinica di Medicina del lavoro), con il supporto di Stefano Covelli, Elisa Petranich, Elan Pavoni, Federico Floreani (Dipartimento di Matematica e geoscienze) e Nicolò Barago (Dipartimento di Scienze della vita).

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it