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Veneto Agricoltura: “Nuovi alberi vadano in città, non nei boschi”

Ad avere bisogno di alberi non sono le foreste, ma le città. E soprattutto le campagne, spiegano gli esperti di Veneto Agricoltura

Pubblicato:08-11-2021 14:10
Ultimo aggiornamento:08-11-2021 14:29

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VENEZIA – Gli indirizzi della Cop26 sulla riforestazione “sono coerenti con quanto è già stato avviato a livello europeo”, e quindi “con quello che noi europei e noi italiani stiamo già facendo”. Lo spiega alla ‘Dire’ Giustino Mezzalira, direttore della direzione ricerca e gestioni agroforestali di Veneto Agricoltura, che sul campo vanta una certa esperienza; ad esempio per l’impegno nella foresta del Cansiglio. Le decisioni prese a Glasgow sono positive, ma ci sono criticità da risolvere per renderle effettive, continua Mezzalira, convinto che il problema principale, perlomeno in Italia, sia “dove mettiamo questi nuovi alberi”. Perché “parliamo di miliardi di piante, servono migliaia di ettari”.

PORTARE ALBERI IN CITTÀ E IN CAMPAGNA

Chiaramente la strada più veloce sarebbe aggiungere alberi ai boschi, ma non appare la decisione migliore. “Nelle nostre montagne il bosco si sta mangiando tutto. Nonostante Vaia e i vari disboscamenti ancora oggi le foreste crescono autonomamente. I cittadini hanno la percezione che le foreste diminuiscano, ma non è così“. Così come “non è vero che quando cresce un bosco cresce la biodiversità, anzi”. Quello che va fatto, quindi, è piantare gli alberi “attorno e dentro le nostre città”, chiarisce Mezzalira. “Alle nostre città servono decine di migliaia di ettari di spazi verdi e di cinture verdi“, e poi bisogna “portare nuovamente gli alberi in campagna”. Perché “negli ultimi 50 anni la specializzazione agronomica ha raso al suolo tutto. Ma oggi c’è l’evidenza tecnica e scientifica che si possono piantare alberi in campagna. Si parla di agriforestazione, filari ordinati di alberi tra i campi che possono rendere le aziende agricole più redditizie creando un ambiente più equilibrato”.

Portare più alberi in città e nelle campagne richiede un cambio di approccio e un grande lavoro di “pianificazione del verde, che dovrà diventare strutturale”. In futuro quindi, anche se in alcuni posti è già così, “un buon piano urbanistico dovrà dire dove si mettono gli alberi… È una rivoluzione normativa e culturale”, sostiene Mezzalira.


IN ITALIA CI SONO TANTI LAUREATI IN SCIENZE FORESTALI

I nuovi alberi, poi, dovranno essere “delle specie giuste, giovani e sani”, in modo da garantire la necessaria sicurezza. E quindi “serviranno importanti competenze. Ma questo non è un problema perché noi siamo un Paese ricco di laureati in scienze forestali“. Grazie al cambio di paradigma, oltre ai benefici ambientali, “ci saranno posti di lavoro in più. Si parla tanto di green jobs ma non c’è solo chi installa pannelli solari: ci dovrà essere anche chi pensa e valorizza questa immensa struttura verde che dovremo realizzare”.

Parallelamente a tutto ciò, ovviamente, dovrà proseguire la manutenzione delle foreste presenti. “Veneto Agricoltura gestisce le foreste demaniali regionali e produce le giovani piante che poi vengono piantumate”, ricorda Mezzalira. “Il nostro centro di Montecchio Precalcino è uno dei migliori in Italia. Nato nel 1994 era stato pensato per essere capace di produrre fino a tre milioni di piante l’anno. Ora il sito ce lo abbiamo ma ci sono strutture in grado di produrre fino a un milione di piante l’anno, e attualmente ne produciamo circa 300.000 l’anno”. Questo perché “è stato un periodo in cui si è disinvestito in forestazione, ma sono convinto che le decisioni della Cop26 cambieranno la direzione. Noi siamo pronti a crescere, in collaborazione con i privati che non sono in concorrenza ma sono complementari”, conclude Mezzalira, spiegando che le piante una volta nate hanno bisogno di essere portate allo stadio di crescita adeguato all’utilizzo che se ne intende fare, e in molti casi ci possono volere anche anni.

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