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Anziani, Landi (Gemelli Roma): “Ecco le strategie per il recupero post-frattura”

Intervista al professor Francesco Landi, primario dell’Uoc di Riabilitazione del Policlinico Agostino Gemelli di Roma.

Pubblicato:08-11-2018 13:37
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:45

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ROMA – La popolazione italiana diventa sempre più anziana e questo aspetto demografico è destinato a influire sulle forme di cura dedicate a questa fascia di pazienti. Le fratture di femore dell’anziano hanno effetti disastrosi, con conseguente rischio di disabilità. In questo senso la riabilitazione a valenza geriatrica, in particolar modo, assume un ruolo rilevante e vincente per il recupero della funzionalità motoria in questi pazienti ed evitare il rischio di ricadute molto frequenti nel paziente fragile, come sottolinea il professor Francesco Landi, primario dell’Uoc di Riabilitazione del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, intervistato dall’agenzia di stampa Dire.

– La popolazione italiana sta diventando sempre più anziana. Quali sono le strategie da mettere in campo per invecchiare bene?


“Occorre adottare delle strategie di prevenzione affinché il soggetto possa arrivare, in età avanzata, in piena autonomia e benessere. Per poter raggiungere questo traguardo non dobbiamo preoccuparci della nostra salute quando siamo già anziani, alla soglia dei 70 o addirittura degli 80 anni ma dobbiamo iniziare da subito. Certamente l’età più critica è quella adulta che si attesta attorno ai 45 anni e ai 50 anni. E’ a questa età che dobbiamo attuare delle strategie di prevenzione e stili di vita adeguati. La prevenzione passa attraverso l’astensione dal fumo, dal controllo dell’alimentazione, dal praticare un esercizio fisico ma anche dal controllo di parametri come il peso corporeo. In questo senso essere normopeso è necessario a qualunque età, in particolare quando si è adulti, così come importante avere una pressione arteriosa, colesterolo e glicemia nei valori corretti. Queste sono le strategie preventive che associate ad uno adeguato stile di vita corretto ci consentiranno di arrivare in età avanzata in pieno benessere”.

– La fragilità fisica dell’anziano, non è solo una questione genetica ma può essere legata all’alimentazione e agli stili di vita. Che tipo di accorgimenti vuole suggerire?

“La fragilità è uno degli aspetti più importanti durante l’invecchiamento sia quella fisica che cognitiva. Noi sappiamo che siamo soggetti ad un declino sia in termini di muscolatura che di performance fisica. Se vogliamo questa è una cattiva notizia perché ci condannerebbe ad un inevitabile declino. Come dicevamo, attorno ai 50 anni, cominciamo a perdere massa e forza muscolare così le nostre performance peggiorano. Azioni semplici come camminare velocemente o di salire le scale diventano complicate. Ma a questa cattiva notizia se ne contrappone una buona, perché è possibile modificare questo ‘declino’. Oggi noi abbiamo la dimostrazione che un adeguato esercizio fisico, che mette insieme l’attività di tipo aerobico come camminare o andare in bicicletta o il nuoto associata ad una attività fisica di contro resistenza, che generalmente esercitiamo in palestra, è in grado di modificare la traiettoria in declino della nostra massa muscolare. Solo in questo modo siamo in grado di prevenire la fragilità, la disabilità e la non autosufficienza”.

– Vecchiaia e fratture. Che tipo di riabilitazione è indicata per l’anziano in particolar modo che ha subito un intervento?

“La frattura di femore è uno degli eventi più disastrosi che possiamo osservare negli anziani. Certamente oggi abbiamo delle forme di anestesia e d’intervento chirurgico ottimali. I pazienti in questione sono candidati ad un precoce intervento chirurgico di stabilizzazione della frattura o di artroprotesi e di endoprotesi. Il problema è che la frattura è l’evento traumatico maggiore e questo pone gli anziani ad un rischio molto forte di disabilità. L’intervento riabilitativo precoce è la strategia vincente affinchè, anche dopo una frattura di femore, i nostri anziani possano tornare ad una vita autonoma”.

– Esistono dei tempi standard di recupero e una volta a casa il paziente deve seguire un protocollo fisioterapico?

“La riabilitazione a seguito di una frattura del femore deve iniziare immediatamente dopo l’intervento chirurgico già nelle 24-48 ore successive. Già nella fase perioperatoria l’intervento riabilitativo a letto. I tempi di recupero naturalmente non sono immediati, dobbiamo considerare perlomeno due, tre settimane a volte anche un mese di riabilitazione intraospedaliera affinché il paziente possa recuperare l’autonomia. Il paziente, una volta tornato a casa, deve seguire una riabilitazione domiciliare per migliorare e rendere l’andatura più sicura al fine di evitare un nuovo rischio di cadute. Quindi non solo riabilitare ma dare nuovamente sicurezza al paziente anziano”.

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