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Rifiuti, Utilitalia spinge su governance industriale nazionale

Brandolini: 'L'Italia non sfigura in Ue, ma mancano impianti adatti'

Pubblicato:08-11-2017 17:52
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:52

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RIMINI – L’Italia “non è la cenerentola d’Europa” nella gestione dei rifiuti. Anche se sconta un problema di “frammentazione della governance” e un “deficit” nel sistema impiantistico. Tuttavia vanta anche realtà a livello europeo come Milano e Firenze. Utilitalia, la Federazione che riunisce le aziende operanti nei servizi pubblici dell’acqua, dell’ambiente, dell’energia elettrica e del gas, presenta a Ecomondo una indagine sulla gestione dei rifiuti nelle aree urbane europee, mettendo a cofnronti Paesi e capitali. E come spiega appunto il vicepresidente Filippo Brandolini, chiudendo il convegno, il Belpaese non ne esce certo con le ossa rotte. Anche se poi ai tavoli europei “è sempre vivo il ricordo della emergenza a Napoli del 2008 e ci trasciniamo le procedure di infrazione che stiamo chiudendo”.

L’Italia, prosegue Brandolini, è un Paese a più velocità è il “difficile compito è colmare i gap interni”. Per esempio da Milano e Firenze: la prima grazie all’organizzazione nella raccolta è “la più grande città europea con certi risultati”; la seconda rappresenta una delle prime esoperienze in Italia sull’aggregazione. Dunque “cambiare e innovare si può, servono più fiducia e consapevolezza”.

Dall’analisi, prosegue, emerge che “negli altri Paesi ci sono imprese più sviluppate con fatturati importanti e maggiore capacità di internazionalizzarsi”. E infatti “la gestione industriale del settore è uno degli elementi su cui scontiamo come Paese”, quando invece occorre “operare per affermarla”, con un “forte impulso sulla governance. Serve- sprona Brandolini- una strategia nazionale e fare processi di aggregazione e industrializzazione”.


L’ultima questione è quella degli impianti, “pochi e mal distribuiti”, anche per colpa di “una difficoltà cronica a realizzarli e della frammentazione del sistema di imprese nel settore”.

Tra urbani e speciali vanno in discarica 19 milioni di tonnellate di rifiuti, con Italia e Spagna prime in Europa. Anche in questo caso, auspica Brandolini, serve “una forte iniziativa nazionale per realizzare impianti di tutti i tipi. Ai microfoni dell’agenzia Dire, il vicepresidente di Utilitalia ribadisce che l’Italia è “ai vertici per riciclo e raccolta differenziata”.


Roma, per esempio, esce bene nel confronto europeo per raccolta differenziata, “con una percentuale confrontabiile con Berlino e molto più elevata di Londra, Madrid e Parigi. Ma sconta l’assenza di impianti di smaltimento e di recupero di energia e di impianti sufficienti per il trattamento dei rifiuti differenziati, in particolare organici”.

Dunque “in Italia ci sono competenze, capacità e conoscenze. Si tratta di metterle a fattore comune e valorizzarle in modo che non sia un Paese a più velocità anche per la gestione dei rifiuti. Dove “alcune regioni, specie al nord, competono con le aree più avanzate a livello europeo, e altre, non solo del sud, scontano maggiori problemi”. Inoltre, sottolinea Brandolini, “laddove c’è capacità impiantistica di avviare a recupero energetico i rifiuti non riciclabili c’è più elevato tasso di differenziata e riciclo; laddove si fa più ricorso alla discarica, la differenziata e la valorizzazione del rifiuto incontrano più difficoltà”.

Il vicepresidente conferma inoltre che “per raggiungere gli obiettivi Ue, con il pacchetto dell’economia circolare concluso entro l’anno, serve un sistema industriale, di imprese che abbiano capacità di investire e fare ricerca e innovazione”. E dunque “occorre lavorare su governance e normativa: anche per il sette rifiuti serve una regolazione nazionale”, come per quello idrico. “L’Italia sconta una elevata frammentazione sia di poteri che regole e così è difficile avere un mercato nazionale sulla gestione dei rifiuti”.

Tornando agli impianti, conclude Brandolini, si deve “ragionare su dimensioni industriali, non al servizio di un bacino limitato, ma che nascono per essere efficienti per produzione di energia, costi e servizio che devono offrire al territorio”. E’ dunque “importante che siano effettuate tutte le operazioni preliminari per la realizzazione di impianti”: un sistema di finanziamento del settore, tramite tariffe e accesso al credito. I termovalorizzatori hanno una “cattiva nomea per tante ragioni, ci sono pregiudizi, cattiva informazione e ideologizzazioni, ma sono ancora per un certo periOdo di tempo importanti per chiudere il ciclo e raggiungere l’obiettivo europeo di ridurre lo smaltimento a discarica a livelli sotto il 10 o il 5% a 2030”.


Certo, conclude il vicepresidente di Utilitalia, “un obiettivo importante e ambizioso, ma raggiungibile”, come Emilia-Romagna e Lombardia già dimostrano.

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