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In India torna la campagna Beti Zindabad: le figlie sono per sempre

A cura di ActionAid India, ong in prima fila contro violenze e discriminazioni di genere dal Kashmir agli Stati del sud

Pubblicato:08-11-2017 17:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:52

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DELHI – “La campagna si chiama ‘Beti Zindabad’, ‘figlie per sempre’, e significa impegno per la vita e i diritti, anche su un piano economico e sociale”: a parlare con la DIRE è Sandeep Chachra, direttore di ActionAid India, ong in prima fila contro violenze e discriminazioni di genere dal Kashmir agli Stati del sud.

“Abbiamo cominciato nel 2012, dopo un censimento che ha rivelato un divario senza precedenti tra i sessi per numero di nascite” spiega il responsabile.


Ogni mille maschi appena 919 femmine, a conferma di uno squilibrio divenuto dagli anni ’90 sempre più accentuato nonostante la crescita economica dell’India nel suo complesso”.


ActionAid calcola che ogni giorno in India mancano all’appello 7000 bambine.

‘Beti Zindabad’ è nata così, con l’impegno di sensibilizzazione e le denunce di aborti selettivi, vietati dalla legge ma favoriti ora anche da nuove tecnologie, e abusi negli ospedali.

“Avere una figlia significa dover elargire una dote, cioè privarsi di parte della propria ricchezza, nella maggior parte dei casi la terra” sottolinea Tanveer Kazi, responsabile della sede di ActionAid a Delhi.

“Il governo ha approvato leggi e divieti ma la loro applicazione, in una società patriarcale e tradizionale, è difficile”. A confermarlo sono le statistiche ufficiali.

In India una ragazza su due interrompe gli studi prima di terminare la decima classe. Nelle aree rurali, poi, le donne costituiscono i tre quarti della forza lavoro ma sono proprietarie in meno del 13 per cento dei casi.

Proprio l’accesso alle risorse sarà il cuore di una nuova iniziativa di ActionAid, sempre parte di ‘Beti Zindabad’ ma sviluppata in sinergia con altre ong. “L’hashtag è #PropertyforHer” annuncia Chachra: “Lavoreremo sui social network e con gli incontri nelle comunità per tenere vivo in India il sogno dell’uguaglianza”.

dal nostro inviato in India Vincenzo Giardina

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