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Carne avariata nelle mense pubbliche, cinque arresti

I carabinieri hanno fatto quadrato su un punto: 'Nessuna psicosi. Si tratta di una frode, non ci sono rischi per la tutela della salute'

Pubblicato:08-11-2017 14:45
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:52

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carne avariataFIRENZE – Hanno fornito carne “avariata ma non tossica per la salute” ad una serie di enti pubblici, come mense ospedaliere, scolastiche e militari di sei regioni: Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Veneto, Lazio.

Per questo sono finiti agli arresti domiciliari 5 persone: “Un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni di enti pubblici, frode nelle pubbliche forniture, commercio di sostanze nocive e falso”, sottolineano i Nas di Firenze che, coordinati dalla procura di Pistoia, hanno guidato l’indagine “Malacarne“, avviata nel 2015 ed estesa al 2016, che ha messo nel mirino una “nota ditta del commercio di carne” finita di Monsummano, nel pistoiese.

Il gip ha emesso le misure cautelari contro 4 responsabili dell’azienda (il proprietario e tre parenti) ma anche per il loro commercialista.


carabinieri carne avariataIn pratica la società, una volta aggiudicatasi gli appalti al ribasso, “violava sistematicamente i capitolati della gara, fornendo alimenti non corrispondenti a quelli previsto nei capitolati”.

Gare milionarie, visto che solo nel 2016 si è aggiudicata appalti per 6 milioni complessivi.

I Nas, quindi, hanno accertato carni con tagli anatomici qualitativamente inferiori rispetto a quelli ordinati e poi fatturati; carni con carcasse di animali di categoria inferiore (toro o vacca per vitello, animali a fine carriera per animali giovani); carni con data di scadenza prolungata rispetto a quella originaria immessa dalla ditta produttrice, “sottoponendo così l’alimento a pericoli sanitari (come la formazione di elevata carica microbica)”.

A volte poi la stazione appaltante ha respinto i prodotti, quando per esempio emanavano cattivo odore. A quel punto la carne veniva sottoposta a diversi e continui processi di congelamento e scongelamento, “anche qui con pericoli sanitari”.

Gli alimenti forniti, poi, erano “totalmente diversi, per qualità e prezzo, tra quelli ordinati e fatturati e quelli realmente consegnati”. Infine, la ditta emanava fatture “anche per ingente valore economico, di alimenti non consegnati, ciò soprattutto per le grandi commesse”.

L’inchiesta però non ha riguardato solo la Toscana, l’epicentro del sodalizio criminoso, ma diverse regioni italiane.

LE REGIONI COINVOLTE

carne avariataSono infatti 43 gli enti locali destinatari delle forniture alimentari irregolari: 14 in Toscana; 1 in Emilia-Romagna; 3 in Piemonte; 13 in Lombardia; 2 in Veneto; 8 nel Lazio. Ci sono poi 13 strutture militari dell’esercito italiano e dell’aeronautica militare con basi in Piemonte, Toscana, Lazio, nonché due missioni militari all’estero (Libano e Gibuti).

Nel corso dell’indagine, quindi, è stata posta sotto sequestro penale oltre mezza tonnellata di carne “destinata alle fasce più deboli della popolazione, ovvero bambini e degenti di strutture ospedaliere”, spiegano i carabinieri del Nas. Non solo, durante le perquisizioni scattate in mattinata, gli agenti “hanno accertato la non tracciabilità delle merci in ingresso”, mentre il Gip ha disposto un sequestro preventivo di 320.000 euro, cifra “corrispondente al profitto”.

Tra le 19 persone denunciate, oltre a commercialisti e al personale preposto alla ricezione delle merci, compaiono anche militari e veterinari dell’Asl.

“Non abbiamo accertato episodi di corruzione” tra la società e le stazioni appaltanti, ma “negligenze che hanno agevolato il disegno criminoso”.

In particolare “omissioni e comportamenti conniventi”, come nel caso dei veterinari coinvolti “indagati per falso ideologico visto che non controllavano le merci ma rilasciavano lo stesso il via libera”.

I carabinieri, però, hanno fatto quadrato su un punto: “Nessuna psicosi. Si tratta di una frode, non ci sono rischi per la tutela della salute, un aspetto questo accertato analiticamente e da esiti oggettivi. Dagli esami di laboratorio non sono emersi fattori di pericolo. Si tratta di alimenti veicolati con parametri più scadenti rispetto a quelli reali”

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