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Storia di Amir, pacifista vittima di un regime che non accetta dialogo e dibattito

Obiettore di coscienza bloccato in Egitto, Amir ha un sogno: frequentare il Politecnico di Milano

Pubblicato:08-11-2016 17:25
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:17

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“Sono un pacifista e dichiaro la mia obiezione di coscienza al servizio militare, sono contro l’idea di instillare paura e di aumentare gli armamenti,

ritengo che gli eserciti e le armi non risolvano i problemi, anzi li peggiorino”.

amir pacifista egittoROMA – Grandi occhiali tondi, la barba. Il 25enne Amir potrebbe far pensare a un pacifista americano degli anni ’60. Invece, il giovane si racconta con un video on-line. Lo fa oggi da un Egitto dove il servizio militare dura da uno fino a tre anni ed e’ obbligatorio. Coinvolti tutti gli uomini tra i 18 e i 30 anni.


Storia di Amir, il Politecnico di Milano un sogno

La battaglia di Amir inizia il 25 maggio 2015. E’ in questa data che presenta, unitamente alla domanda – obbligatoria – di sostenere le visite mediche per il reclutamento, anche una richiesta di esenzione dalla leva. Non solo non vuole sottoporsi alle dure giornate di lavoro sottopagato (150 lire egiziane al mese, circa 15 euro) del servizio militare, ma e’ anche stato accettato per frequentare un corso di laurea magistrale in architettura in quella che lui stesso chiama “una delle piu’ prestigiose universita’ europee e del mondo”. Il Politecnico di Milano. Senza aver ottenuto risposta dall’esercito, Amir non puo’ trovare lavoro ne’ studiare, ne’ lasciare il Paese. Per circa 18 mesi rimane in questo limbo. Alla fine, il 28 settembre di quest’anno, una lettera gli intima di presentarsi ai militari per unirsi al Corpo degli Ingegneri. Lui non ci sta, e decide di fare obiezione di coscienza. Il perchè lo spiega al mondo intero nel filmato che carica su YouTube, “Conscientious Objection announcement of Amir Eid”, tradotto in sei lingue tra cui l’italiano.

Storia di Amir, da Youtube un appello al mondo

“Mi rifuto di seguire degli ordini che vanno contro i miei principi pacifisti, rifiuto la coercizione e che qualcuno possa limitare la mia liberta’ di pensiero o di espressione. Mi rifiuto di essere soggetto a un’organizzazione che non accetta il dialogo e il dibattito. Rifiuto che chiunque possa vietarmi di viaggiare o limitare la mia liberta’ di movimento. Mi rifiuto di far parte di un’istituzione che discrimina sulla base della religione, delle origini e del sesso. Non trovo logico che una recluta non serva il suo paese perchè ha delle buone conoscenze, mentre un’altra dovrà svolgere lavori extra poiche’ il raccomandato è a casa e non compie il proprio dovere”. Amir accetterebbe volentieri di fare il servizio civile. Al video allega il documento delle Nazioni Unite che regola il diritto all’obiezione di coscienza come diritto umano. In un Paese soggetto dal 2013 a una dittatura militare, l’obiezione di coscienza e’ ancora molto minoritaria. I casi conosciuti fino ad oggi nel Paese sono sette. La pagina “No to compulsory military service” contro la leva obbligatoria esiste però già dal 2009 e ha una quindicina di migliaia di like. Su Facebook, l’appello degli amici di Amir è a diffondere le sue parole il piu’ possibile. Un appello “non solo per garantire la sua incolumità, ma anche per sostenere una causa di pace”.

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