venerdì 14 Novembre 2025

A Napoli anche gli studenti del Diaz occupano la scuola per la Palestina

Quattro istituti in città interessati dalle azioni "contro il genocidio"

NAPOLI – Quarto istituto d’istruzione superiore occupato a Napoli a sostegno della Palestina. “Oggi, 8 ottobre, noi studenti e studentesse del collettivo Diaz e del coordinamento Kaos abbiamo deciso di seguire l’ondata di occupazioni del Gian Battista Vico, del Genovesi e del Vittorio Emauele, decidendo di occupare l’Isis Elena Di Savoia-Diaz. Non resteremo a guardare un genocidio in diretta. Avevamo detto che se avessero bloccato la Flotilla avremmo bloccato tutto. Così stiamo facendo”, annunciano gli studenti. Sulla facciata del plesso Armando Diaz di via dei Tribunali da questa mattina compare uno striscione con la scritta “Diaz occupato Palestina libera”.

Scegliamo consapevolmente di occupare il nostro istituto scolastico – spiegano gli studenti – al fine di inserirci in un movimento che deve farsi sentire da uno Stato complice di un silenzio assordante nei confronti di un genocidio che va avanti da oltre due anni e dell’occupazione illegittima che la popolazione palestinese subisce da quasi un secolo. Vogliamo dunque essere in prima linea nell’atto di bloccare tutto, crediamo sia necessario fare pressione affinché lo Stato italiano, terzo al mondo per forniture di armi a Israele, cessi ogni forma di accordo e complicità con lo stato assassino di Israele”.

“Teniamo a precisare – aggiungono – che questa occupazione non è in modo alcuno da fraintendere con un atto di protesta o dissenso nei confronti della dirigenza scolastica o dell’istituto in generale. Saremo prontamente attenti alla cura dell’edificio al fine di evitare disagi nel continuamento delle attività scolastiche a protesta finita. Prendiamo atto dei consigli della dirigente, ma intendiamo accumunarci alle proteste che stanno investendo le istituzioni scolastiche non solo a Napoli, ma in tutto il Paese”. “Se le istituzioni non vogliono prendere posizione e non vogliono interrompere ogni forma di alleanza con uno Stato genocida – concludono gli studenti – si troveranno allora costrette a fare i conti con chi non è più disposto ad essere complice. Non è solo una questione politica, ma di coscienza e noi abbiamo deciso da che parte stare, dalla parte giusta della storia. Non ci fermeremo”.

Occupata a Napoli anche la sede centrale del liceo Eleonora Pimentel Fonseca di via Benedetto Croce. “Questo atto – spiegano gli studenti – è avvenuto con piena lucidità e, soprattutto, con consapevolezza: siamo infatti coscienti di non poter rimanere silenti di fronte a un genocidio in cui anche ragazzi e studenti che, come noi, sognano un futuro, se lo vedono strappare via come se nulla fosse. Il nostro più profondo disprezzo per il modo in cui vengono trattate delle vite umane è stato alimentato ‘come benzina sul fuoco’ dall’abbordaggio israeliano, avvenuto illegalmente in acque internazionali, nei confronti della Global Sumud Flotilla: navi che, a differenza di quelle che partono dai più importanti porti italiani, tra cui quello della nostra città, non trasportavano armi ma speranza. La speranza che venisse aperto un corridoio umanitario stabile, capace di aiutare un popolo che ha già sofferto abbastanza e che, costretto all’esodo, continua a soffrire”.

“In questi giorni in cui molte scuole, università, fabbriche e porti stanno mostrando il loro sostegno alla Palestina, noi – proseguono – ci uniamo a loro per esprimere il nostro dissenso nei confronti di un governo che da anni finanzia il genocidio. Ci teniamo a precisare che il nostro atto non è assolutamente contro l’istituto, la dirigenza o il personale scolastico: la nostra occupazione è un messaggio rivolto al governo, e in particolare al ministero dell’Istruzione e del Merito e al suo ministro Valditara, che ha dimostrato la propria indifferenza nei confronti degli studenti, in modo particolarmente esplicito il 22 settembre 2025, quando ha rifiutato il dialogo pacifico con una delegazione studentesca incaricata di rappresentare il nostro pensiero. Di fronte tutto questo non possiamo rifugiarci nell’indifferenza o nell’opulenza”. “Siamo pienamente consapevoli di ciò che abbiamo fatto, ma soprattutto – concludono – sappiamo cosa accade nel mondo e noi studenti riconosciamo le barbarie per ciò che sono. Durante questi giorni di occupazione, la nostra scuola sarà uno spazio sicuro, di rispetto, dialogo e confronto. Garantiamo per la sicurezza di tutti gli studenti dei materiali e degli spazi scolastici, con particolare attenzione ai beni culturali presenti nell’istituto, come la biblioteca e il bugnato”.

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