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PIANO ITALGAS 2024-2030, INVESTIMENTI RADDOPPIANO A 15,6 MILIARDI
Il Piano Strategico 2024-2030 “passerà alla storia di Italgas per la creazione del campione europeo nella distribuzione del gas, rafforzando ulteriormente l’impegno per la trasformazione digitale delle infrastrutture, a beneficio dell’intero Paese”. Lo ha detto l’amministratore delegato della società, Paolo Gallo. Sono 15,6 miliardi di euro gli investimenti previsti, in aumento di 7,5 miliardi, con un significativo +92% che segna un sostanziale raddoppio rispetto al precedente Piano. Sono destinati all’acquisizione di 2i Rete Gas, agli interventi per lo sviluppo della distribuzione del gas in Italia e in Grecia, al rafforzamento della presenza nel settore idrico e all’accelerazione della crescita nel campo dell’efficienza energetica, con un forte impegno per il raggiungimento degli obiettivi climatici Ue. Italgas prevede per il settore idrico 450 milioni di investimenti nei prossimi 7 anni, destinati sia a selezionate operazioni di fusione e acquisizione, sia a mutuare nelle reti dell’acqua le best practice e le tecnologie sviluppate nella distribuzione del gas.
UN COMUNE SU 4 DOVRÀ RIPRISTINARE NATURA IN AREE URBANE DAL 2031
Superano il 28% i comuni italiani obbligati a ripristinare la natura nelle proprie aree urbane a partire dal 2031. Si arriva a oltrepassare anche il 40% se, oltre ai centri e agli agglomerati urbani, si aggiungono anche i comuni periurbani, pari all’11,6% del totale. Lo mostra chiaramente una delle carte dell’Atlante dei dati ambientali 2024 dell’Ispra. La nuova edizione tiene in considerazione quanto previsto dal recente regolamento europeo sul ripristino della natura in base a cui tutti gli Stati membri dell’Ue devono assicurare il ripristino di almeno il 20% delle aree degradate terrestri e marine, ed entro il 2050 di tutti gli ecosistemi degradati. Le mappe individuano per la prima volta tutti gli ecosistemi urbani per i quali i Comuni dovranno assicurare il mantenimento dell’estensione complessiva a partire dal 2024 e l’incremento, con azioni di ripristino appunto dal 2031, delle aree verdi e degli alberi.
INQUINAMENTO ALLEVAMENTI INTENSIVI CONCORRE A 50MILA DECESSI
Gli allevamenti intensivi sono causa del 75% di tutte le emissioni di ammoniaca in Italia, la seconda fonte di formazione di polveri sottili nel nostro Paese, che ogni anno in Italia causano circa 50.000 morti premature, in particolare in Pianura Padana. Nell’intero comparto dell’agricoltura, il 79% delle emissioni di gas serra si deve agli allevamenti di animali destinati al consumo umano, che generano circa il 40% delle emissioni globali di metano. Numeri denunciati da Greenpeace, Isde Medici per l’Ambiente, Lipu, Terra e Wwf in occasione della Giornata mondiale per gli animali negli allevamenti. Gli impatti ambientali, economici, sociali e sanitari degli allevamenti intensivi sono enormi e non più sostenibili, hanno detto le associazioni, aggiungendo ai problemi legati all’inquinamento anche l’utilizzo delle superfici agricole per la produzione di mangimi al consumo considerevole di acqua e la produzione di enormi quantità di escrementi animali da smaltire.
RILASCIATA SU ALPI GIULIE ITALIANE UNA SESTA LINCE
Giorni speciali per la lince sulle Alpi sudorientali: liberata Luna, una femmina, nella Foresta di Tarvisio, nell’ambito del progetto ULyCA2. Sinora nella zona erano presenti stabilmente 3 maschi di lince, ma nessuna femmina. Luna è nata nel maggio 2023 in una riserva in Turingia, in Germania, dove è stata appositamente preparata per il rilascio in natura. Potrebbe potenzialmente dare alla luce i suoi primi cuccioli già nel 2025. La lince, scomparsa in molte aree alpine nell’ultimo secolo in seguito alla persecuzione umana e alla frammentazione del suo habitat, rappresenta un elemento essenziale per l’ecosistema alpino in quanto, essendo un predatore all’apice delle catene alimentari, svolge un ruolo fondamentale nel regolare le popolazioni di ungulati e nel ristabilire equilibri naturali necessari alla vita di moltissime altre specie.
RIFIUTI. LEGAMBIENTE E CONOU INDICANO LE TRANSIZIONI VIRTUOSE: IL CASO MECOMER
La gestione dei rifiuti è un ambito strategico da cui dipende la piena affermazione dell’economia circolare. È per questo che Legambiente, in partnership con il Conou (Consorzio degli oli minerali usati) ha scelto la Mecomer di San Giuliano Milanese come protagonista della 21esima tappa della sua campagna nazionale ‘I Cantieri della Transizione Ecologica’, dedicata ai progetti e alle innovazioni che si distinguono nel Paese per sostenibilità e circolarità. Da 36 anni l’azienda, che dal 2019 fa parte del gruppo Sechè Environment, è attiva nella gestione e trattamento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi provenienti da vari settori: industriale, chimico, petrolchimico, farmaceutico e artigianale. “Siamo una piattaforma che gestisce circa 225.000 tonnellate di rifiuti all’anno- ha spiegato il ceo di Mecomer Luca Rebolini- suddivise circa al 50% fra rifiuti solidi e liquidi, ed esegue delle operazioni di miscelazione e di preparazione di materiali che poi vengono destinati quasi totalmente alla termovalorizzazione con un recupero energetico”.
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