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Presentato il Nuovo Devoto-Oli 2022: al centro la parità di genere

Presentate le scuole vincitrici e quelle destinatarie di una menzione speciale nell’ambito del concorso ‘Le parole che siamo, la scuola che vogliamo’

Pubblicato:08-10-2021 12:32
Ultimo aggiornamento:08-10-2021 13:49

Devoto-Oli
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MILANO – L’evento virtuale di lancio del Nuovo Devoto-Oli 2022 – organizzato ieri sera da Mondadori Education, con la partecipazione di Intesa Sanpaolo e Università Cattolica del Sacro Cuore – è stato un’occasione per ragionare sui mutamenti della lingua, sui fattori che li determinano e sulle difficoltà con cui tali mutamenti, frutto di sensibilità nuove, divengono pratica quotidiana in molteplici ambiti, dalla scuola all’università, dall’editoria al giornalismo. Le relatrici, in maggior numero rispetto ai relatori, hanno infatti raccontato di attenzioni nuove e antiche resistenze all’uso di un linguaggio più inclusivo in tema di parità di genere (si pensi alla questione ancora divisiva dei nomi di professione al femminile), mentre i linguisti curatori del Devoto-Oli, Luca Serianni e Maurizio Trifone, hanno accompagnato le scuole collegate alla scoperta del dizionario quale mondo complesso di scelte e meccanismi che sostanziano i processi di formazione della lingua.

Se “le parole rispecchiano ciò che siamo”, come ha osservato la giornalista moderatrice Silvia Brena, segue allora che un dizionario dell’uso come il Devoto-Oli, per essere al passo coi tempi, deve scegliere “cosa tenere e cosa scartare”, ha spiegato Serianni. Dunque, parlando di femminile, “è giusto riconoscere alla donna il ruolo che sempre più ha conquistato nella società ed è giusto farlo a partire dalle parole”. “L’esigenza di un linguaggio non discriminatorio- ha argomentato il collega Trifone- ci ha portato a riscrivere la parola donna” così come ha portato a derubricare ‘zitella’ da parola di base a parola spregiativa o marcare ‘diverso’ come spregiativo anziché eufemismo per ‘omosessuale’.

E così per ‘massaia’ e ‘angelo del focolare’ ma anche ‘uomo’ associato a ‘mascalzone’ o ‘ragazza’ associata all’aggettivo ‘sconveniente’ in relazione a comportamenti biasimabili. “Potrebbe sembrare una questione futile quella del rispetto del genere attraverso le parole- ha sottolineato Serianni- eppure non lo è perché le parole possono ferire e inavvertitamente emarginare”. Perciò, ha aggiunto Trifone, “il lavoro di adeguamento di un dizionario all’effettiva realtà linguistica” è un lavoro costante e necessario, reso ancora più irrimandabile dal fatto che il dizionario è uno strumento didattico e se la lingua riflette stereotipi, allora il pensiero, e di conseguenza i comportamenti, continueranno a riprodurli.


Che la strada verso il cambiamento culturale sia ancora lunga e a tratti impervia – con una significativa discontinuità generazionale testimoniata dal fatto che il tema è stato scelto in massa dalle scuole partecipanti al concorso sull’innovazione lanciato dal Nuovo Devoto-Oli – è stato sottolineato da più parti. Ci si è soffermata in particolare la pro-rettrice dell’Università Statale di Milano Marilisa D’Amico. Costituzionalista, dal suo osservatorio di delegata del rettore alla parità dei diritti, ha gioco facile nel notare che sia ancora “difficile” intervenire su prassi consolidate, specie quando le maggiori resistenze arrivano “dalle colleghe”; la docente ha raccontato, ad esempio, quanto ci è voluto per farsi scrivere pro-rettrice sui biglietti da visita e quante segnalazioni siano servite per differenziare il diploma di laurea delle studentesse “che si trovavano scritto studente” sul certificato. “Ora- ha concluso D’Amico- stiamo riuscendo a cambiare le declinazioni delle qualifiche anche sul sito e stiamo per emettere un vademecum con cui si chiede, e in qualche caso si impone, il rispetto della delibera relativa all’uso di declinazioni rispettose del genere” in tutti i testi prodotti dall’ateneo, atti amministrativi compresi.

Nella seconda parte dell’evento sono state valorizzate le scuole vincitrici e quelle destinatarie di una menzione speciale nell’ambito del concorso ‘Le parole che siamo, la scuola che vogliamo’. I loro progetti in tema di inclusione, sostenibilità e parità di genere (si va dall’orto al teatro, da aule speciali a piani di riqualificazione del quartiere) sono visibili sul sito del Devoto-Oli e, da gennaio, saranno finanziabili con una campagna pubblica di crowdfunding.


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