NEWS:

VIDEO | Tartarone: “Al San Carlo di Nancy 300 ricostruzioni del legamento crociato anteriore l’anno”

La rottura del crociato è uno dei traumi sportivi più comuni soprattutto tra i calciatori. Il San Carlo di Nancy a Roma si pone come centro di riferimento specializzato

Pubblicato:08-10-2020 11:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:01

ginocchio gamba
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Il legamento crociato anteriore, di cui sentiamo parlare molto spesso perché la sua rottura è uno dei traumi sportivi più comuni soprattutto tra i calciatori, è uno dei quattro legamenti principali del ginocchio. E’ definito così per la sua struttura che si incrocia, insieme al legamento posteriore, al centro dell’articolazione. A livello nazionale sono 40mila le operazioni l’anno di ricostruzione del crociato ma i numeri sono in crescita perché il livello agonistico, anche tra i giovanissimi, si è elevato. Il San Carlo di Nancy a Roma si pone come centro di riferimento specializzato per questo tipo di interventi, definito ‘ad alto volume’ visto che si eseguono circa 300 ricostruzioni di Lca l’anno. Per capire meglio di cosa si tratta, quali sono i sintomi post rottura e le nuove tecniche chirurgiche, l’agenzia di stampa Dire ha intervistato via skype il responsabile di Ortopedia del nosocomio capitolino, il dottor Mario Tartarone

Si sente spesso parlare di legamento del crociato anteriore e soprattutto delle rotture che questa struttura subisce, dovute spesso a traumi da sport. Quanto è importante l’LCA per la stabilità del ginocchio? E come riconoscere se ci siamo infortunati? 


“La stabilità del ginocchio è garantita da strutture che reagiscono in maniera attiva, parliamo della muscolatura in particolar modo del quadricipite, e poi ci sono strutture ‘passive’ che garantiscono la stabilità e tra queste il crociato anteriore è la più importante. In generale, insieme al crociato anteriore, quello posteriore e i menischi svolgono una funzione di stabilizzazione del ginocchio oltre i collaterali. L’LCA ha la funzione di limitare l’iperestensione della tibia sul femore e di limitare la rotazione interna della tibia, sempre sul femore. Tutti i traumi che agiscono su questi due vettori di forza o traumi in iperestensione o in rotazione del ginocchio e con il piede bloccato, possono determinare una sua lesione. Il primo sintomo è il dolore, il paziente o lo sportivo avverte infatti un dolore molto forte perché è una strutture innervata e poi si nota un gonfiore. E’ chiaro che una valutazione clinica nell’immediato fornita da un ortopedico, esperto di traumatologia dello sport, è in grado di identificare una lesione di questo tipo che va confermata con risonanza magnetica. Nella maggior parte dei casi l’LCA non è una lesione isolata ma si associa ad una lesione del menisco o ai collaterali”.

– Sappiamo che la chirurgia ha compiuto passi da gigante. Quali sono allora le ultime frontiere nel campo della mini chirurgia ricostruttiva, visto anche che il San Carlo è dotato di macchinari di ultima generazione che assistono il chirurgo in sala operatoria?

“Sicuramente oggi la ricostruzione del crociato ha fatto passi da gigante, infatti nell’ambito della chirurgia ortopedica ha la più alta percentuale di successi, parliamo infatti di un 86%. Significa che 9 atleti su 10, sottoposti a questo tipo di intervento, riescono a ritornare a un livello di sport uguale a quello che svolgevano prima dell’incidente. Oggi c’è una individualizzazione del tipo di intervento che va fatto a seconda dello sport svolto. Siamo in grado di utilizzare diversi innesti per sostituire il crociato a seconda delle richieste funzionali del ginocchio del paziente. Si va verso una chirurgia sport-specifica. Sempre nell’ambito delle tecniche che oggi possiamo adottare, in artroscopia riusciamo a eseguire una ricostruzione anatomica e cioè riposizioniamo esattamente il crociato nel punto in cui si è rotto. Questo garantisce il ripristino della stabilità articolare del ginocchio e anche i tempi di recupero diventano più rapidi. Nel nostro centro utilizziamo già da qualche tempo la chirurgia robotica per la chirurgia protesica del ginocchio e a breve questa tecnologia ci potrà coadiuvare per essere più precisi nel collocare il crociato nella sua posizione ‘nativa’, cioè dove si è rotto”.

:

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it