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Disabile violentata a Enna, arrestato operatore di 39 anni: incastrato dal dna

La violenza subita da una donna disabile nell'istituto Oasi di Troina durante il lockdown: la denuncia della famiglia dopo la notizia della gravidanza

Pubblicato:08-10-2020 06:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:01

Valdiserri
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ROMA – C’e’ un fermato per la violenza sessuale subita da una donna che era stata ricoverata all’Oasi di Troina, istituto per la cura delle disabilita’ mentali in provincia di Enna. Si tratta di un 39enne, L.A., operatore sociosanitario dipendente della struttura di Troina da due anni, che e’ accusato di violenza sessuale aggravata.

Il fermo, disposto dalla procura di Enna diretta da Massimo Palmeri, e’ stato eseguito dagli agenti della squadra mobile. Ad avviare le indagini era stata la denuncia dei genitori della vittima, che e’ affetta da una malattia genetica e che si trova in stato di gravidanza. La violenza e’ avvenuta nel periodo in cui la ragazza e’ stata in cura presso l’Irccs di Troina: a fare scattare la denuncia da parte dei genitori, presentata circa un mese fa, la comunicazione da parte della struttura dello stato di gravidanza della figlia.

OPERATORE SOCIOSANITARIO INCASTRATO DAL DNA


È stato il Dna a incastrare il 39enne operatore sociosanitario dell’Oasi di Troina, fermato oggi con l’accusa di violenza sessuale aggravata su una ragazza disabile che era stata ricoverata nell’istituto in provincia di Enna nel corso della prima fase di emergenza sanitaria dovuta al coronavirus.

L’uomo, convocato insieme con altri operatori della struttura, ha ceduto nel corso dell’interrogatorio portato avanti dagli investigatori della Mobile di Enna confessando la violenza sessuale che ha portato alla gravidanza della ragazza.

A fine marzo, quando si era sviluppato un focolaio di coronavirus all’interno dell’Oasi, il 39enne aveva chiesto alla direzione sanitaria della struttura di potere accedere per prestare la propria attivita’ e nei primi giorni di aprile era stato assegnato al reparto con i pazienti che avevano contratto il Covid-19. Secondo il racconto degli investigatori l’indagato, nel corso di una delle tante notti consecutive prestate in struttura, ha approfittato dell’assenza temporanea dell’infermiere professionale per raggiungere la vittima che conosceva da tempo e consumare un rapporto sessuale senza alcuna protezione.

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