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Cnop: “Solo 1 persona su 10 con disturbi mentali accede al servizio pubblico”

Arriva lo 'stressometro': a settembre aumentato a 59% italiani

Pubblicato:08-10-2019 11:53
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:47
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ROMA – “Solo 1 cittadino su 10 con problemi di salute mentale accede ai servizi pubblici. Dobbiamo rifondare la consapevolezza di avere dei diritti”. Questo il punto da cui ripartire secondo Fulvio Giardina, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop), intervistato dall’agenzia Dire sul tema dei diritti universali promosso dalla Giornata nazionale della psicologia, festeggiata oggi dal Cnop nel Teatro di Adriano a Roma. Dal diritto dei bambini “a giocare” fino al diritto alla salute che, rimarca il presidente, “comprende anche gli interventi psicologici, divenuti ormai veri e propri bisogni di salute di cui ogni cittadino necessita”.

Purtroppo, nella realtà, “solo il 10-15% dei cittadini accede ai servizi pubblici” in materia di salute mentale e la rimanente parte- ripete Giardina- si rivolge a istituti privati. E questo non è corretto, perché la tutela della salute è nella Costituzione”.


LE PROPOSTE DA METTERE IN ATTO

Occorre, quindi, a detta dello psicologo “declinare una norma che permetta ad ogni cittadino di fruire delle prestazioni psicologiche”. Sono tante, quindi, le proposte, i dati e le evidenze portate alla luce dal mondo psicologico nel corso della mattinata. Tra queste una domanda è fra le più curiose: è possibile che “la crisi di governo o una maggiore calma politica” determinino un abbassamento o meno del livello di stress negli italiani? Risponde di sì, Livio Gigliuto, vicepresidente dell’Istituto Piepoli. Cresce infatti lo stress dal 55% al 59% nelle prime settimane di settembre (tra il 4 e l’11, ndr). Soprattutto “rispetto ad agosto”, quando si attestava al 52%, il livello minore dell’anno. “Probabilmente- spiega Gigliuto- in connessione a un fattore contingente: le ferie estive”.

Ma gli italiani non rimangono sempre stressati. “Pian piano si riabituano alla quotidianità e tornano a un livello più basso di stress”. Già il 23 settembre, infatti, la percentuale si attesta al 55% e, puntualizza il vicepresidente Piepoli, “una variazione di due o tre punti percentuali è uno spostamento enorme”. Ma sono una miriade i fattori contingenti che possono incidere, anche “la crisi o la ricrescita economica”.

IL PROGETTO STRESSOMETRO

Questi sono solo alcuni dei risultati presentati del progetto ‘stressometro’ dell’Istituto Piepoli, che ogni settimana intervista un campione di italiani per rilevare il loro livello di stress da 1 a 10. A novembre “presenteremo ulteriori evidenze sui fattori d’influenza”, perché ci sono elementi personali ma “siamo animali sociali. Quindi- aggiunge il vicepresidente- quello che viviamo quotidianamente come nazione incide sulla nostra salute”.

E la speranza futura? “Confrontare questi con quelli di altri paesi europei- conclude Gigliuto- per elaborare con il mondo della psicologia dei risultati internazionali”. Fino a legare magari “questi livelli alle rassegne stampa, le notizie, alle informazioni. Cos’è successo quel giorno o quella settimana che può aver alimentato una crescita o un abbassamento del livello di stress?”. Giardina conclude: “Vogliamo fare in modo che ogni essere umano cominci a progettare il suo percorso di vita senza avere legami con pregiudizi o vincoli. Senza essere, quindi, schiavi di un sistema”.

di Camilla Folena

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