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VIDEO | Mafie, il procuratore di Trani: “Qui i clan sono aperti e tolleranti”

Le mafie, la criminalità, i clan e troppi pochi uomini per fare le indagini e combatterli: abbiamo fatto una lunga chiacchierata con Renato Nitti

Pubblicato:09-09-2022 10:29
Ultimo aggiornamento:09-09-2022 10:29
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di Alba Di Palo

BARI – I gruppi criminali attivi nella provincia di Barletta-Andria-Trani, non hanno “una forma di protezione del proprio territorio ma hanno persino una forma di apertura. L’importante, in sostanza, secondo una mentalità levantina che esiste anche nei clan baresi, è fare profitto subito”. Lo dichiara alla Dire Renato Nitti, capo della procura di Trani da anni impegnato nel contrasto alle mafie.


Il nord Barese è un territorio in cui i clan “non operano il controllo del territorio in modo esclusivo e questo comporta una grave conseguenza”, evidenzia Nitti spiegando che “oltre alla mafia tradizionale vi è un sottobosco di criminalità, tollerato ampiamente dalle mafie, che riesce a proliferare e a creare enormi danni all’economia e alla popolazione. Anzi, le caratteristiche che hanno mostrato alcuni clan di questo territorio sono state quelle di una straordinaria apertura rispetto ad altri clan o mafie di altri territori, consentendo di operare in questo territorio a tutto danno della collettività”. A confermare la commistione tra clan autoctoni e le organizzazioni mafiose di altre regioni sono alcuni dati relativi al passato.


“Come risulta da un verbale della commissione parlamentare antimafia – evidenzia il procuratore – nel nostro territorio purtroppo, vi sono state delle esperienze mafiose che hanno segnato un punto di riferimento a livello nazionale: basta leggersi gli atti della commissione parlamentare antimafia per verificare come venga indicata l’esperienza di Anacondia (Salvatore Anacondia, storico boss di Trani, ndr) come una esperienza capace di mutuare dalle altre mafie delle caratteristiche tali da mettere all’avanguardia le mafie locali”.

Un intreccio mafioso che si esplica anche nelle modalità seguite per la commissione di delitti: la provincia Bat registra un numero elevato di lupare bianche. “A livello regionale – prosegue Nitti – il numero dei casi di lupara bianca che hanno riguardato il circondario di Trani è elevato e, in proporzione, spicca rispetto ad altri territori. È fuori discussione che storicamente questa metodologia sia stata importata dalla ndrangheta. Nella ndrangheta in particolare la lupara bianca è più diffusa e non a caso anche nel territorio di Bari si è accertato che casi di lupara bianca abbiano riguardato proprio territori in cui erano stati mandati con misure di sicurezza o prevenzione degli affiliati alla ndrangheta”.

Per il procuratore capo “questo ha un significato molto importante: è risaputo che nel nostro territorio vi sono mafie autoctone ed è altresì risaputo che le mafie anche più risalenti di questo territorio abbiano avuto stretti rapporti sia con la ndrangheta che con la camorra campana. È assai facile che vi sia stato un trasferimento di indicazioni e informazioni e tradizioni in questo senso”.

renato nitti_trani

“NUMERI FORZE POLIZIA NON CONSENTONO INDAGINI”

“Posso dire che nel territorio della Bat le forze di polizia presenti sono numericamente insufficienti a fronteggiare l’allarme criminale che c’è. È un paradosso ma a volte abbiamo notizie di reato in numero tale da non riuscire a individuare la polizia giudiziaria che possa svolgere tutte le indagini conseguenti”. Lo dichiara alla Dire, Renato Nitti a capo della procura di Trani sull’allarme criminalità nella provincia di Barletta – Andria Trani.

“Se mettiamo a confronto il numero di componenti delle squadre mobili, dei reparti investigativi, del nucleo di polizia economico – finanziaria di questa provincia – e sto facendo solo riferimento ai reparti investigativi di eccellenza- e di altre province con lo stesso numero di abitanti e fenomeni criminali inferiori, ci rendiamo conto che qui è stato dato meno della metà delle altre province in qualche caso persino un quarto delle altre province“, sottolinea Nitti ribandendo che “sono numeri che non consentono minimamente di contrastare il crimine. Va da sé che con questi numeri non siamo in grado di fare tutte le indagini che dovremmo fare”.

“Devo anche dire che ciò nonostante – prosegue – vi è uno sforzo costante delle forze di polizia per riuscire a contrastare i reati più gravi”. “Non ci si deve mai dimenticare che il territorio della Bat è stato l’ultimo territorio dotato di istituzioni provinciali in termini di reparti investigativi: soltanto nel 2021 dopo oltre 15 anni di privazione, abbiamo i reparti investigativi e li abbiamo avuti con numeri assolutamente non corrispondenti al reale fabbisogno e questo – conclude – lo dico non in termini assoluti ma facendo il paragone con le altre province lo stesso numero di abitanti e magari fenomeni criminali inferiori”.


LE MAFIE SI AVVALGONO DEL MONDO DELL’IMPRESA”

“Dal punto di vista metodologico non è esatto dire che l’infiltrazione mafiosa sia il primo dei problemi del Pnrr. È una cosa della quale si parla tanto in giro però credo si debba fare una distinzione: sono molto più frequenti i casi di approfittamento e cioè commissione dei reati da parte del mondo dell’impresa, piuttosto che quelli accertati di approfittamento da parte delle mafie in senso stretto”. Lo dichiara alla Dire, il procuratore capo di Trani Renato Nitti su possibili infiltrazioni mafiose nella gestione dei fondi del Pnrr.

“Le mafie – precisa – magari si avvalgono di quel mondo dell’impresa ma se noi consideriamo la totalità della spesa che riguarderà il Pnrr e se consideriamo dall’altro lato le preoccupazioni che abbiamo per il modo in cui verranno gestiti questi soldi, ci rendiamo conto che la preoccupazione maggiore riguarda proprio l’impiego che ne faranno le imprese ed anche quello che ne faranno le mafie. Ma dire che il problema si esaurisce nell’infiltrazione mafiosa è a mio avviso non corretto”.
“Per questo – chiarisce -, la conseguenza di questo è che a essere interessati nel rapporto criminalità e Pnrr non è solo la Dda che fa egregiamente il suo lavoro ma anche le procure ordinarie come quella di Trani”.


“POLI DI APPROFONDIMENTO PER ACCERTARE EVENTUALI REATI”

“Noi abbiamo ripartito le tematiche a seconda del tipo di reato che può essere commesso. Abbiamo ormai creato stabilmente dei poli di approfondimento, per esempio in materia di tutela penale delle entrate. È ormai periodicamente fissata una riunione tra questo ufficio, i vertici della guardia di finanza e dell’Agenzia delle entrate. L’idea è quella di monitorare costantemente i fenomeni e cercare di dialogare tra istituzioni. E devo dire che questo sta portando a grandi risultati”. Lo dichiara alla Dire, Renato Nitti a capo della procura di Trani in merito ad accertamenti su possibili illeciti avvenuti durante l’emergenza covid.

“Basti pensare che quando si considera l’emergenza covid, non si considera con immediatezza il fatto che molte imprese siano andate in grande sofferenza e molte imprese hanno provato a superare la sofferenza anche con l’indebitamento nei confronti dello Stato – aggiunge- Finché questo è fisiologico può essere tollerato, quando arriva nel patologico della commissione del reato non può essere tollerato e ci stiamo muovendo molto in questa direzione”.

“Vi è poi un gruppo di approfondimento che riguarda la tutela penale del lavoro, dove come è noto, diversi sussidi sono intervenuti per tutelare durante l’emergenza covid il lavoratore. E anche in questo – specifica Nitti – stiamo mettendo attorno a un tavolo tutte le istituzioni che si occupano della tutela penale del lavoro”. “Abbiamo preferito – conclude – questa impostazione che distingue la tutela delle entrate e del lavoro, ovviamente la spesa pubblica è un altro tema ancora rispetto a tutti i finanziamenti di cui beneficiano le imprese”.

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