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Quel ponte di dolore e speranza tra la Torre Moro e la Grenfell Tower

L'avvocato del comitato dei famigliari delle vittime del grattacielo londinese hanno incontrato i condomini scampati all'incendio a Milano: "Stessa tragedia, stesse cause: il fuoco non discrimina"

Pubblicato:08-09-2021 20:48
Ultimo aggiornamento:08-09-2021 20:48
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incendio torre moro milano
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Di Giacomo Cozzaglio e Alessandro Bergonzi

MILANO – “È successo di nuovo, stessa tragedia e stesse cause: problemi legati alla costruzione dell’edificio, mancanza di responsabilità e di una regolamentazione rigida”. Sono parole dure quelle di Limi Za Bihar, avvocato del comitato dei familiari delle vittime della Grenfell Tower di Londra, afferma a margine dell’incontro con i condomini della Torre dei Moro.

Un appuntamento, quello odierno, fortemente voluto dagli inquilini di via Antonini, proprio in quel luogo dove le pareti annerite, le carcasse delle auto e l’odore di bruciato richiamano quanto accadde a Londra nel 2017.


Nel rogo del grattacielo londinese persero la vita 72 persone, ma secondo l’avvocato inglese l’unica differenza con l’incendio di via Antonini è che all’epoca “i vigili del fuoco avevano detto di stare fermi a tutti i residenti”.

Un legame, quello tra Londra e Milano, che va al di là della tragedia avvenuta Oltremanica e sfiorata nel capoluogo lombardo. Vorremmo sottolineare quanto sia importante il supporto del governo e della comunità anche perché non succeda di nuovointerviene Hisam Choucair, mentre mostra le foto dei sei familiari persi nella tragedia della Grenfell Tower.

Per il resto, permane solo il dolore ad unire quanti hanno perso qualcuno in quell’incendio. Come Hisam, anche Hamid Jafari soffre per la scomparsa del padre e la perdita di tutte le sue foto, ridotte in cenere. “Aver visto la Torre dei Moro incenerita mi ha fatto rivivere i ricordi molto tristi del giorno dell’incendio, vedere le persone che fuggono e i pezzi del rivestimento che volano infuocati” osserva Hamid, trattenendo a fatica la sofferenza, la stessa che si riflette anche nei condomini del palazzo di via Antonini. “Tutti noi ci sentiamo vittime perché una parte delle nostre vite è bruciata” commenta Mirko, menzionando però le tre vittime reali dell’incendio, un cane e due gatti.

“Non chiediamo niente di particolare, se non avere la nostra casa” concludono i condomini, per il momento alloggiati nel vicino hotel Quark, uniti sotto la stella della speranza, la stessa che in questo settembre lega Londra e Milano. Perché, come ricorda l’avvocato Za Bihar, “il fuoco non discrimina”.

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