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In Europa 400mila morti premature l’anno a causa dello smog

"La scarsa qualità ambientale contribuisce al 13% dei decessi", riporta l'Agenzia europea dell'ambiente (AEA)

Pubblicato:08-09-2020 16:04
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:51

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ROMA – L’inquinamento dell’aria resta la principale minaccia alla salute in Europa ed è responsabile di oltre 400mila morti premature all’anno nell’UE. Seguono l’inquinamento acustico, che contribuisce a 12mila morti premature, e gli effetti del cambiamento climatico, in particolare le ondate di calore. Lo segnala la relazione dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) ‘Healthy environment, healthy lives: how the environment influences health and well-being in Europe’ (‘Ambiente sano, vita sana: come l’ambiente influenza la salute e il benessere in Europa’) diffusa oggi.

“La lotta all’inquinamento e al cambiamento climatico in Europa migliorerà salute e benessere, soprattutto delle fasce più vulnerabili della popolazione”, commenta l’AEA. In Europa, l’inquinamento atmosferico e acustico, gli effetti del cambiamento climatico come le ondate di calore e l’esposizione a sostanze chimiche pericolose “provocano problemi di salute” e “la scarsa qualità ambientale contribuisce al 13% dei decessi”.

Il carico di inquinamento e cambiamento climatico – segnala AEA – assume proporzioni diverse in Europa e si notano differenze nette tra i paesi dell’Europa orientale e occidentale. La maggior parte delle morti a livello nazionale (27%) è attribuibile all’ambiente in Bosnia-Erzegovina, mentre i tassi più bassi si registrano in Islanda e in Norvegia (9%).


Le comunità che presentano carenze sociali normalmente si trovano a lottare contemporaneamente con povertà, qualità dell’ambiente scadente e problemi di salute, ricorda AEA. Le comunità più povere spesso sono esposte a livelli superiori di inquinamento e rumore e a temperature elevate, mentre le condizioni di salute preesistenti aumentano la vulnerabilità ai pericoli per la salute di origine ambientale. È necessario attuare interventi mirati per migliorare le condizioni ambientali delle persone più vulnerabili in Europa.

“Il miglioramento della salute e del benessere dei cittadini dell’Unione europea è più importante che mai e al momento l’attenzione è rivolta alla gestione della pandemia di COVID-19- avverte AEA- La pandemia rappresenta un esempio estremo dei complessi legami tra l’ambiente, i nostri sistemi sociali e la nostra salute” perché “una parte significativa dei problemi di salute in Europa è ancora attribuibile all’inquinamento ambientale derivante dalle attività umane”.

I cittadini europei, infatti – segnala AEA – sono esposti a molteplici rischi in ogni momento, tra cui inquinamento dell’aria, dell’acqua e acustico, nonché a sostanze chimiche, che si combinano e in alcuni casi agiscono contemporaneamente con conseguenze sulla salute. Le città europee sono particolarmente vulnerabili a questa molteplicità di minacce e al contempo offrono meno opportunità di accesso a spazi verdi e blu, ossia spazi in prossimità dell’acqua.

La relazione, che attinge ampiamente dai dati forniti dall’Organizzazione mondiale della sanità sulle cause dei decessi e delle malattie, sottolinea in che modo la qualità dell’ambiente in Europa riveste un ruolo chiave per la nostra salute e il nostro benessere, evidenziando come le deprivazioni sociali, i comportamenti poco salutari e i mutamenti demografici in Europa influiscano sulla salute ambientale, interessando maggiormente le fasce più vulnerabili della popolazione.

LA PANDEMIA

Una ricerca in corso – prosegue AEA – sta indagando i legami tra l’attuale pandemia di COVID-19 e le dimensioni ambientali. Si ritiene che il virus responsabile della COVID-19 abbia “fatto un salto di specie” dagli animali agli esseri umani, un risultato imprevisto della pressione che i consumi sempre maggiori esercitano sui nostri sistemi naturali. Per quanto riguarda l’impatto che la COVID-19 ha sulle comunità, i primi dati suggeriscono che “l’inquinamento dell’aria e la povertà possano essere collegati a tassi di mortalità maggiori”. In base a una valutazione iniziale della relazione, per chiarire queste interazioni sono necessari ulteriori studi.

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La relazione AEA evidenzia la necessità di mettere in atto un approccio integrato alle politiche ambientali e sanitarie per contrastare i rischi ambientali, proteggere le persone più vulnerabili e sfruttare i benefici offerti dalla natura a supporto della salute e del benessere.

Un ambiente naturale sano costituisce un meccanismo strategico per l’erogazione di servizi di sanità pubblica, perché riduce le malattie e promuove la salute e il benessere- ricorda AEA- Con l’attuazione di soluzioni ecologiche ne traggono beneficio contemporaneamente la salute, la società e l’ambiente”.

Gli spazi verdi e quelli in prossimità dell’acqua di buona qualità nelle aree urbane favoriscono la salute e il benessere, perché offrono zone adatte all’attività fisica, al rilassamento e all’integrazione sociale, con vantaggi notevoli per le comunità più svantaggiate.

Inoltre questi spazi rinfrescano le città durante le ondate di calore, mitigano le alluvioni, “riducono l’inquinamento acustico e supportano la biodiversità urbana”. Nel corso della pandemia di COVID-19, numerosi commentatori hanno osservato “una riscoperta dei vantaggi che l’accesso alle aree verdi e a quelle in prossimità dell’acqua ha sulla salute e sul benessere mentale, soprattutto nelle aree urbane”.
Nell’ambito dell’UE, conclude AEA, “il Green Deal europeo rappresenta un cambio di direzione decisivo nel dettare gli orientamenti dell’agenda politica europea e definisce una strategia sostenibile e inclusiva per migliorare la salute e la qualità della vita dei cittadini, il rispetto della natura, senza lasciare indietro nessuno”.

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