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VIDEO | Laura Massaro: “Denunciare la violenza vuol dire perdere i figli”

"Denunciare la violenza vuol dire perdere i figli": lo ha detto Laura Massaro al termine della conferenza alla Camera dei deputati

Pubblicato:08-09-2020 12:21
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:50
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laura massaro
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ROMA – “Questa mattina ho inviato un esposto al procuratore generale di Cassazione sul caso di Laura Massaro e i conflitti d’interesse documentati che sono presenti nella sua vicenda”. E’ un annuncio lapidario quello con cui da’ inizio alla conferenza stampa di questa mattina, alla Camera dei deputati, la deputata Veronica Giannone che l’ha indetta. Da tempo impegnata a difesa delle mamme che finiscono nel ciclone delle aule giudiziarie con l’accusa di alienazione parentale, e’ tra le sostenitrici della chiusura dei Tribunale per i minorenni, a tutela dei bambini che finiscono spesso affidati ai genitori violenti dopo le relazioni di CTU, nel corto circuito tra penale e civile, o che finiscono in casa famiglia, prelevati coattivamente, spesso senza essere nemmeno auditi dai giudici.

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Il caso presentato e’ quello di Laura Massaro, portato come emblematico del “clientelismo presente nei Tribunali” ha denunciato Giannone. Il procedimento, che inizia al Tribunale ordinario nel 2013 e al Tribunale per i minorenni nel 2015 e che “ha segnato la vita di mio figlio dai suoi 3 anni ad oggi che ne ha 10” ha ricordato Laura Massaro, e’ segnato da numerosi conflitti d’interesse, ricusazioni, anomalie che sono state messe sotto la lente dal legale Lorenzo Stipa, intervenuto in conferenza insieme al penalista Edoardo Polacco. La Corte d’Appello a gennaio aveva stabilito che il figlio di Laura Massaro non fosse tolto a sua madre, come aveva decretato il Tribunale per i minorenni a seguito di CTU che l’avevano accusata di essere alienante e ostativa e una delle due ha ricevuto, notizia di oggi, avviso di garanzia per falso ideologico. Eppure dopo la sentenza “con l’entrata in scena di un tutore– ha spiegato Massaro- io non posso nemmeno andare a prendere mio figlio a scuola, o fargli curare una carie senza la sua firma. Sono stata totalmente estromessa, viviamo ai domiciliari, sorvegliati speciali- ha detto- mentre i mafiosi vengono scarcerati, noi siamo al 41 bis, a un bambino hanno distrutto la vita e non so ora cosa decideranno”.


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E’ Lorenzo Stipa a ripercorrere le fasi di quello che ha definito “un lungo e complesso procedimento”, i nodi cruciali delle nomine, le relazioni mai depositate. “Come quella chiesta all’assistente sociale- ha ricordato l’avvocato- che sentita dopo l’ascolto del minore- avvenuto nell’ottobre 2017 in cui il bambino aveva detto al giudice di ‘temere il padre’– aveva sempre espresso preoccupazione sul padre del minore, ma che non scrivera’ mai nulla in merito. La relazione infatti- ha rimarcato Stipa- non arrivera’ mai. E nonostante le visite domiciliari, due volte a settimana per un anno, svolte da un educatore in assenza della mamma- ha continuato il legale- riferissero di un bambino ‘sereno e giocoso nel suo ambiente, che aveva paura del padre perche’ temeva ‘cose brutte’, un collegio di quattro magistrati decidera’ per la nomina di una CTU. La consulente nominata e uno dei magistrati- ha denunciato l’avvocato- figurano nella stessa associazione di psicologica giuridica, dove il magistrato e’ docente. Un secondo magistrato invece fa parte di in un’associazione che ha un appalto al Muncipio dove lavora come psicologo nei servizi sociali ed e’ collega della consulente di parte del padre. Pur rilevato il conflitto di interesse dal collegio nominato per la ricusazione– ha ricordato l’avvocato- la richiesta e’ stata rigettata perche’ la collaborazione non era assidua. L’altro magistrato invece si e’ dimesso”. Ma non e’ tutto. “La consulente di parte del padre- ha dichiarato Stipa- come psicologa che lavorava in appalto con il Comune di Roma, e’ intervenuta sul caso del bambino, parlandone con gli assistenti sociali, in un incontro avvenuto prima del suo incarico”. Dopo la Corte d’Appello, che a gennaio ha fermato l’allontanamento chiesto dal Tribunale per i Minorenni a ottobre 2019 con richiesta da parte del tutore di usare la forza pubblica, “si arriva all’udienza dell’8 marzo 2020 in cui il tutore, l’avvocato del padre e il Pm- ha spiegato Stipa- continuano a chiedere comunque l’allontanamento del bambino, senza tener conto della sentenza della Corte Superiore e nonostante la valutazione sul bambino chiesta ed eseguita presso un ospedale pubblico romano che ha escluso ogni problema psicologico del minore e ha certificato la sua capacita’ intellettiva, anche superiore alla media. E’ stata persino inserita la figura di un curatore che- ha aggiunto l’avvocato- e’ autore in una casa editrice denunciata dalla signora Massaro per diffamazione. Intanto la mia assistita e’ stata condannata a pagare 7mila euro per lite temeraria. Una condanna ritorsiva” ha detto Stipa.

LAURA MASSARO: DENUNCIARE VIOLENZA VUOLE DIRE PERDERE I FIGLI

“Ho visto sul web che la tutrice che e’ stata nominata per mio figlio fa corsi di formazione per le Forze dell’ordine per accogliere adeguatamente le denunce di donne che hanno subito violenza. Eppure sembra il terzo avvocato di controparte piu’ che il ‘tutore’. Sono stata totalmente estromessa dalla vita di mio figlio, sono vessata in ogni modo. Stanno cercando di farmi perdere anche il lavoro, mettendomi appuntamenti in orari lavorativi, magari dall’altra parte di Roma. Mio figlio viene utilizzato come arma di vessazione. Per questo oggi alle donne dico: se denunciate violenza perdete i figli. Le CTU vengono istituite per togliere i figli. Abbiamo centinaia di segnalazioni al Comitato di questo tipo. Se una donna subisce violenza si deve far carico di costringere i figli a frequentare il padre”. E’ la conclusione della conferenza stampa che si e’ tenuta questa mattina alla Camera dei deputati, affidata alla diretta testimonianza di Laura Massaro, mamma coraggio accusata di alienazione parentale che continua a vivere, e insieme a lei i suoi genitori e il figlio di dieci anni, nell’incubo di un prelevamento del bambino – che soffre anche di una patologia autoimmune ipertensiva – chiesto ripetutamente dal padre. Non trattiene le lacrime pensando a quanto subito dal figlio: “Il basket, come le olimpiadi di matematica, tante altre attivita’ negate per mano del tutore. La mia colpa- ha detto- aver denunciato nel 2013 abusi e maltrattamenti riferiti da mio figlio, dopo 10 mesi mesi di frequentazione libera con il padre. La mia denuncia e’ stata unita alle querele del padre del bambino e sono state accorpate e archiviate perche’ eravamo conflittuali. La Procura ha deciso di non indagare”.

Mentre la conferenza termina, piazza Montecitorio si riempie di altre ‘mamme coraggio’, cartelli, striscioni di una rivolta che in un tam tam social tocchera’ tutta l’Italia. Ai microfoni della Dire Laura Massaro ha parlato della legge sulla bigenitorialita’: “Siamo qua per denunciare le conseguenze nefaste della legge 54/2006”. Una norma che “cela la tutela dei minori attraverso la bigenitorialita’ e l’idea che i bambini debbano avere per forza rapporti con entrambi i genitori, mentre in realta’ questo concetto all’apparenza positivo e’ diventato una scure sulle mamme. Molte mamme vivono la mia stessa situazione. Io ho denunciato violenze e mi sono ritrovata imputata e perseguitata dalla giustizia. Nonostante un recente decreto vittorioso in Corte d’Appello, nel gennaio 2020, che revocava il decreto di allontanamento di mio figlio dalla sottoscritta per un collocamento forzoso presso il padre, o in subordine una Casa famiglia, a tutt’oggi dopo esser stata rimessa nelle mani dello stesso collegio che aveva emesso quel decreto di allontanamento mi trovo a rischio di perdere mio figlio. Sia il padre che il tutore incaricato dal Tribunale- ha detto- hanno chiesto il collocamento del bambino in una casa famiglia”.

Insieme a lei tante altre le mamme che hanno iniziato a raccontare le loro storie. Su tutte il caso di Ginevra Amerighi, ricordata in conferenza stampa, che non puo’ nemmeno sentire al telefono sua figlia che le e’ stata portava via a soli 18 mesi, e la stessa Laura Massaro si e’ fatta portavoce del suo appello: “Siamo mamme, chiediamo aiuto. Salvate i nostri figli. Il ministro della Giustizia- ha concluso- e’ del tutto assente- ma non vi permettero’ di mettere le mani addosso a mio figlio”. 

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