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In Emilia-Romagna mais più che dimezzato dalla siccità: “Non conviene neanche trebbiarlo”

Cia-agricoltori Emilia-Romagna lancia l'allarme sulla produzione del mais crollata del 60% a causa della scarsità d'acqua

Pubblicato:08-08-2022 17:41
Ultimo aggiornamento:08-08-2022 17:41

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BOLOGNA – Il mais in Emilia-Romagna è più che dimezzato a causa della siccità. Un crollo della produzione tale che in alcune situazioni “non conviene neanche trebbiarlo”. A far suonare ancora una volta l’allarme è la Cia-agricoltori italiani dell’Emilia-Romagna, che parla di “campagna disastrosa” in regione.

L’ASSENZA DI PIOGGE HA COMPROMESSO IL RACCOLTO

“Sono da poco iniziate le prime trebbiature che confermano un raccolto più che dimezzato, se non inesistente, nelle aree in cui non è stato possibile irrigare– segnala l’associazione di categoria- il mais è una coltura importante per la filiera zootecnica e agroenergetica, ma l’assenza di piogge ne ha compromesso la maturazione con una quasi inesistente produzione di granella”.

PRODOTTO SCARSO ANCHE PER LE BIOMASSE

Questo tipo di cereale, spiega il presidente della Cia Emilia-Romagna, Stefano Francia, “ha esigenze idriche elevate e anche chi ha avuto possibilità di intervenire con le irrigazioni ha ottenuto scarse performance”. A questo si aggiunge il fatto che “gli elevati costi energetici” hanno finito anche per “limitare gli interventi di soccorso”. Il prodotto destinato agli impianti bioenergetici, oltretutto, “ha scarso potere calorico per l’inconsistenza della granella, principale elemento in grado di sviluppare maggiore energia nei biodigestori”.


“FUTURO NERO PER GLI AGRICOLTORI”

A conti fatti, dunque, su 95.000 ettari coltivati a mais in Emilia-Romagna, “in alcune aree le trebbie non entreranno nemmeno in campo– avverte Francia- mentre chi ha già iniziato a raccogliere a malapena ha ottenuto produzioni di 50 quintali per ettaro. La perdita è in media di almeno del 60% del raccolto e questa situazione getta un’ombra sulle future semine”. In queste condizioni, dunque, “è difficile per gli agricoltori puntare ancora su questo cereale, soprattutto per l’investimento che hanno dovuto sostenere in termini di costi produttivi che non verranno ripagati”, avverte la Cia Emilia-Romagna.

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