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Processo Vannini bis, il figlio di Ciontoli: “Ho creduto a mio padre”. La madre di Marco: “Dichiarazioni vergognose”

Le dichiarazioni di Federico Ciontoli in una dichiarazione spontanea alla prima udienza del processo di appello bis per la morte di Marco Vannini

Pubblicato:08-07-2020 11:30
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:36

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ROMA – “È stato fino ad oggi ripetutamente detto, solo sulla base di supposizioni, e questo è presente addirittura in alcuni atti processuali, che anche a costo di far morire Marco io avrei nascosto quello che era successo. La verità è che io ho chiamato i soccorsi pensando che si trattasse di uno spavento, figuriamoci se non l’avrei fatto sapendo che era partito un proiettile. Se avessi voluto nascondere qualcosa, perché avrei chiamato subito l’ambulanza di mia spontanea volontà dicendo che Marco non respirava e perché avrei detto a mia madre che non mi credevano e di fare venire i soccorsi immediatamente? Vi prego: non cadete in simili suggestioni che sono totalmente contraddette dalla realtà”. Così in una dichiarazione spontanea Federico Ciontoli, figlio di Antonio, durante la prima udienza del processo di appello bis per la morte di Marco Vannini.

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“CREDETTI A VERSIONE DI MIO PADRE”

“La prima cosa che mi è interessata quella sera è che qualcuno che sapesse cosa fare potesse intervenire visto che, anche se mio padre diceva di poterci pensare lui, a me dopo un po’ non sembrò così. Mio padre diceva che Marco si era spaventato per uno scherzo, e io gli credetti perché non c’era nessuna ragione per non farlo. Non c’era niente che mi spinse a non credere in quello che mio padre chiamò ‘colpo d’aria’, del cui significato non mi interessai più di tanto essendo stato solo uno scherzo”, ha detto Federico Ciontoli in una dichiarazioni spontanea durante la prima udienza del processo di appello bis per la morte di Marco Vannini.

“In più- ha aggiunto- gli credetti perché mio padre si comportava proprio come se stesse gestendo uno spavento, ossia alzando le gambe e rassicurando. Il tipo di scherzo che aveva causato lo spavento, in quel momento non era una preoccupazione per me”.

“PERSEGUITATO DA IDEA CHE QUALCUNO POTESSE SPARARMI”

“Sono qui non per paura di essere condannato, ma perche’ la verita’ e’ quello che ho sempre raccontato. Ma questo non era niente rispetto al fatto che per tre interminabili anni sono uscito ogni giorno da casa per andare a lavorare e ho camminato perseguitato dall’immagine di qualcuno che potesse venire e spararmi alla testa spinto da quello che si diceva su di me in televisione“. Cosi’ in una dichiarazione spontanea Federico Ciontoli, figlio di Antonio, durante la prima udienza del processo di appello bis per la morte di Marco Vannini.

“Non che questo non possa avvenire oggi- prosegue- o che io non lo pensi piu’, ma adesso ho una certezza che rimarrebbe anche se io non esistessi piu’. Anche se quello che veniamo a sapere, che vediamo, che sentiamo spesso non e’ la verita’, adesso so che di fronte alla verita’ ogni costruzione crolla“.

MAMMA DI MARCO: IN AULA DICHIARAZIONI VERGOGNOSE

“Dichiarazioni vergognose, nemmeno una parola per Marco. Ancora non riescono a capire che e’ morto un ragazzo di 20 anni. Continuano a girare il coltello nella ferita”. Cosi’ Marina Conte, madre di Marco Vannini, al termine della prima udienza del processo di appello bis per la morte del figlio, commentando le dichiarazioni spontanee di Federico Ciontoli, figlio di Antonio. Alla sbarra, nel processo che dovra’ stabilire se la morte di Marco e’ avvenuta per omicidio colposo o doloso, Antonio Ciontoli, 52 anni, finora ritenuto il responsabile della morte del ragazzo, la moglie Maria Pezzillo e i due figli, Martina, 24 anni, e Federico, 28 anni, accusati di aver aiutato il padre a nascondere quanto accaduto.

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