I sondaggi danno la Lega sempre in crescita, un partito che oggi vale addirittura il 38 per cento dei consensi. Anche Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni sta superando Forza Italia, partito ormai in crisi d’identità, scosso dalla lotta tra fazioni e sempre sull’orlo di una scissione. Il M5S è inchiodato al 17 per cento mentre il Pd di Nicola Zingaretti cresce ed oggi sta attorno al 24 per cento. Forte dei numeri oggi il leader della Lega, Matteo Salvini, si è presentato a Palazzo Chigi per il vertice sull’autonomia rafforzata chiesta da Lombardia e Veneto, regioni ‘granaio’ del consenso leghista. Per Salvini è la partita della vita, perché i suoi governatori, Fontana e Zaia, si sono giocati la faccia con i loro elettori e non possono fallire il bersaglio: dovrà essere vera autonomia, più poteri e risorse per le (loro) Regioni virtuose. La partita non è ancora chiusa e il M5S, che prende il grosso dei voti nelle regioni del Sud, non può far passare un testo che le penalizza. Per questo il partito di Di Maio si è impuntato e alla fine è riuscito a strappare ai leghisti due cose importanti: che il testo verrà portato all’esame del Parlamento con la possibilità di essere emendato, cioè modificato nel corso della discussione parlamentare; che le risorse risparmiate dalle Regioni virtuose vadano a finire in un fondo per essere ripartite tra le Regioni in difficoltà e non rimanere a disposizione solo delle più ricche. Il leader della Lega non può fallire, non può trasformare l’autonomia da rafforzata a “raffazzonata”. I governatori di Veneto e Lombardia lo hanno ripetuto più e più volte: o vera autonomia sulle tante materie richieste, o non c’è motivo per proseguire con l’attuale Governo. Il Nord non perdona e Salvini non potrà spostare l’attenzione ancora a lungo sulle barche che raccolgono migranti nel Mediterraneo.
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Ora l’autonomia rafforzata per Veneto e Lombardia, Salvini si gioca il futuro

- Nicola Perrone
- segreteria.direzione@dire.it
- 8 Luglio 2019
- Dal Direttore, Speciali
Il leader della Lega non può fallire, non può trasformare l'autonomia da rafforzata a "raffazzonata". I governatori di Veneto e Lombardia lo hanno ripetuto più e più volte
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