NEWS:

Pangea presenta ‘Figlie di Kabul’ all’Andaras Travelling Festival

Il documentario realizzato in collaborazione con Freeda per la regia di Simona Varano

Pubblicato:08-07-2019 14:25
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:30
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

Precedente
Successivo

ROMA – ‘Laila e Farzanah sono la dimostrazione vivente che quando si puo’ giocare una scommessa- e la si puo’ giocare bene- la vita esplode nella sua felicita’ e ci dimostra quanto tutti siamo uguali sotto questo cielo’.Racconta cosi’ Luca Lo Presti, presidente di Fondazione Pangea Onlus, la storia delle due protagoniste di ‘Figlie di Kabul’, il documentario che Fondazione Pangea ha presentato alla prima edizione del Festival Andaras, la rassegna estiva internazionale del cinema di viaggio organizzata a Fluminimaggiore (Sulcis). 

Un sodalizio naturale quello tra Pangea e Andaras che nella lingua sarda indica appunto il viaggiare: un viaggio che vuol dire tante cose, non solo spostamento ma anche chance, opportunita’, occasioni non perse. Sono le stesse che Layla, beneficiaria del progetto di microcredito Jamila, in Afghanistan, ha ricevuto da Pangea: ‘Una mano tesa che e’ stata accolta- afferma Lo Presti- e che fa la differenza in un contesto lacerato dalla violenza e dalla guerra’.


Il documentario’Figlie di Kabul’, realizzato in collaborazione con Freeda per la regia di Simona Varano, restituisce dunque la testimonianza in prima persona di un vissuto femminile attraversato si’ dalla violenza e dalla guerra ma anche ricostruito dalla forza di volonta’ e dalla determinazione.

La protagonista e’ Laila- spiega ancora la Fondazione Pangea- una donna che ha vissuto sulla sua pelle gli ultimi cinquant’anni di storia dell’Afghanistan, dalla liberta’ dei costumi degli anni ’70 e ’80, alla guerra e alla sharia imposta dai talebani, fino alla pace precaria e militarizzata di oggi. Alla sua voce, si intreccia quella della figlia Farzanah, nata e cresciuta quando guerra e repressione erano gia’ una realta’ quotidiana, e che aggiunge il punto di vista di un’altra generazione.
Laila ha vissuto in prima persona il passaggio dalle minigonne al burqa, da un inizio di emancipazione alla negazione di ogni forma di femminilita’, e’ sopravvissuta alla guerra e alle continue violenze del marito. Con parole semplici e senza filtri, riesce a comunicare perfettamente cosa significhi essere donna in una societa’ come quella afghana, dove l’impossibilita’ di ribellarsi e’ ancora oggi una condizione ineluttabile.

La donna racconta cosi’ della sua infanzia, del padre che non ha mai conosciuto, della sua passione per i vestiti e per il cucito, della guerra che le ha portato via i familiari, del matrimonio infelice e delle continue violenze del marito, del legame speciale con Farzanah, figlia, amica, alleata, che completa la storia e aggiunge il punto di vista di un’altra generazione. Due vissuti simili a quelli di tante donne in tutto il mondo e in questo senso universali. ‘Con questo documentario Pangea ci ha voluto portare in Afghanistan con una storia di umanita’ molto forte e noi lo abbiamo scelto proprio per questo, perche’ con parole semplici trasmette un significato importante e cioe’ che la guerra non e’ solo dove cadono le bombe ma e’ laddove i diritti umani vengono violati’, afferma Joe Bastardi, direttore artistico del Festival.

Laila e Farzanah, grazie all’incontro con Fondazione Pangea Onlus hanno trovato invece la forza di imporsi e cambiare la propria vita proprio in un contesto dove le donne non hanno voce.

Ed e’ per questo che oggi, entrambe, lavorano con Fondazione Pangea Onlus per offrire la stessa opportunita’ ad altre donne.Ed e’ proprio in questa evoluzione che Pangea, come Andaras, rappresenta il viaggio: ‘un viaggio tra quella che e’ la speranza di una vita migliore e la sua effettiva realizzazione – sottolinea Luca Lo Presti – Questo passaggio, niente affatto scontato, lo abbiamo voluto raccontare proprio attraverso lo sguardo, gli occhi, le lacrime ma anche i sorrisi e le parole di Laila e della figlia Farzanah, per dimostrare quanto la parola impossibile possa lasciare il posto al viaggio piu’ bello: quello della vita.

Il documentario nasce dal lavoro sul campo della Fondazione Pangea.

DOCUMENTARIO

Circa 30 minuti, girato a Kabul nel 2018 e prodotto in collaborazione con Freeda e’ visibile anche sul canale YouTube di Freeda http://bit.ly/YouTube_Freeda ‘Figlie di Kabul’ e’ scritto da Daria Bernardoni, Fabrizio Luisi, Simone Varano. La regia e’ di Simone Varano. Art Direction di Alessandro Arena, montaggio di Simone Varano e Giacomo Marchetti.

IL LAVORO DELLA FONDAZIONE PANGEA ONLUS A KABUL- PROGETTO JAMILA

Fondazione Pangea Onlus opera in Afghanistan dal 2003, con il Progetto Jamila, nell’area urbana di Kabul, in diversi quartieri di periferia dove abbiamo attivato un circuito di microcredito, integrato con altri servizi di tipo educativo e sociale.
Ci rivolgiamo a donne estremamente povere, per la maggioranza analfabete e con problemi familiari (vedove, orfane con handicap, con famiglie estremamente numerose, con mariti malati…) ma fortemente motivate nel voler contribuire alla loro vita e a quella del loro nucleo familiare avviando un’attivita’ di microimprenditoria familiare o individuale.
A queste donne viene data l’opportunita’ di accedere ad un microcredito che puo’ variare da un minimo di 120 a un massimo di 500 Euro, da restituire nell’arco di un anno, per l’avvio di un’attivita’ generatrice di reddito e di seguire un programma formativo articolato in corsi di alfabetizzazione, aritmetica, diritti umani, igiene e salute riproduttiva.
Dal 2008 il Progetto Jamila permette alle donne che hanno seri problemi di salute di usufruire gratuitamente di visite mediche specializzate e se incinte di accompagnamento ad una maternita’ sicura. Durante tutta la durata del prestito, si organizzano presso i centri donna incontri e programmi di teatro partecipativo per imparare ad affrontare le situazioni discriminatorie che ognuna di loro vive nella quotidianita’.
Quasi 5.000 donne hanno raggiunto grandi soddisfazioni nella vita di tutti i giorni attraverso questo programma. La maggioranza ha migliorato l’ammontare del reddito a disposizione per tutta la famiglia, si possono pagare le medicine e piccole spese, il cibo e’ maggiore e di migliore qualita’. Inoltre migliora lo standard educativo delle donne stesse e quelle dei loro figli, che cominciano ad andare a scuola. Le donne diventano un esempio ed un orgoglio per l’intera famiglia e le vicine di casa, sanno scrivere e far di conto, la violenza familiare diminuisce e aumenta la stima in se stesse: sorridono e iniziano a pensare al futuro, risparmiano e seminano pace.
La partecipazione della Fondazione Pangea onlus al Festival.
Sei premi da mettere in valigia e una carovana di ‘cinenauti’ ad assistere alle proiezioni serali: si conclude con un grande successo la prima edizione del Festival di Andaras – Tavelling Film Festival la rassegna estiva dedicata al cinema di viaggio tenutasi dal 4 al 7 luglio a Fluminimaggiore, piccolo e suggestivo borgo della Costa delle Miniere in Sardegna.
Una media di oltre 400 spettatori per ogni serata di proiezione gratuita all’aperto e altre centinaia di persone tra residenti, turisti e vacanzieri che hanno assistito a incontri, mostre e dibattiti.
I 60 cortometraggi in gara proiettati nel corso della rassegna hanno emozionato e sorpreso il pubblico, offrendo un viaggio metaforico che e’ partito da Fluminimaggiore e ha attraversato gli oltre 100 paesi di provenienza dei corti selezionati.
Sei le opere premiate in finale dalla giuria composta dai giornalisti Tony Capuozzo e Federico Geremicca, dai registi Laura Luchetti e Gianfranco Cabiddu e da Elena Lai, Segretario generale Cepi e Presidente dell’Advisory Committee all’Osservatorio Europeo per l’Audiovisivo.
Ecco i vincitori.

1. PREMIO Super Shorts – cortometraggi fiction e documentari (180 secondi) – Sincerly Anthony, cortometraggio animato sul delicato tema del suicidio, diretto e realizzato dal film-maker canadese di soli 16 anni Max Shoham.

2. PREMIO Smart Shorts – cortometraggi, fiction e doc, realizzati con i cellulari (10 minuti) – Il premio ‘miglior smart short’ va ad un’opera in grado di raccontare in maniera ironica il viaggio e la ricerca dell’avventura, la caparbieta’ nel non cedere alle apparenze e la possibilita’ di rifugiarsi nella fantasia come ultimo approdo nel viaggio della vita. Per queste ragioni, il premio ‘miglior smart short’ va a Francisco Lidon Plaza e al suo Dulcinea

3. PREMIO Narrative Shorts – cortometraggi di fiction (20 minuti) – Ashmina, short-movie narrativo del regista israeliana Dekel Berenson. Per l’unicita’ della storia narrata con empatia e grande maestria all’interno di un paesaggio fotografato meravigliosamente. Ci ha colpito la grazia dello sguardo che segue la protagonista accompagnandola e mostrandoci una realta’ a noi sconosciuta mantenendo sempre una distanza piena di rispetto ed amore per la giovane protagonista. Un corto potente e difficile da dimenticare .

4. PREMIO Docu Shorts – cortometraggi non di fiction (30 mins) – Il pianista di Yarmouuk dell’attivista e regista inglese Vikram Ahluwalia che racconta l’intensa storia del giovane artista siriano divenuto celebre in tutto il mondo dopo un filmato che lo ritraeva suonare il piano tra le rovine dei bombardamenti. Molti hanno raccontato vicende di esodi collettivi e storie individuali di fuga dalla guerra. Ma Il Pianista di Yarmouk lo fa con una delicatezza che rende ancora piu’ straniante e stupida la guerra.
Non c’e’ uno sguardo appartenente (a Yarmouk, in pratica un quartiere palestinese a Damasco, il conflitto ha attraversato e diviso la comunita’ palestinese) per l’uno o per l’altro: la guerra viene vista come un’epidemia che contagia tutti, e spazza via i ricordi del passato e i sogni di futuro. Con la stessa distanza il protagonista racconta la fuga, l’esodo, il mare e le frontiere, l’arrivo e l’accoglienza. E su tutto c’e’ il pianoforte, la musica come bellezza salvatrice e come ancora verso il passato, racconto del presente e speranza.

5. PREMIO Speciale Giuria al bambino di City of Honey sorprendente interprete principale del corto in piano sequenza di 8 minuti diretto dal regista iraniano Moein Ruholamini. Per l’umanita’ , la bravura e la perizia tecnica di un giovanissimo attore che ci ha regalato una performance indimenticabile.

6. Premio Speciale ANDARAS al regista cagliaritano Francesco Piras per il cortometraggio Il nostro Concerto, gia’ finalista nella sezione corti David di Donatello 2019. Un’opera che e’ stata in grado di raccontarci la vicinanza di anime solitarie, e che ci ricorda dell’importanza del viaggio come mezzo che unisce realta’ diverse con la ‘calorosita’ umana’ che puo’ talvolta superare l’impossibile.
‘È stato un po’ come portare tutto il mondo a Fluminimaggiore’ hanno commentano il direttore artistico del festival Joe Bastardi, l’organizzatrice Paola Angius e l’ideatore Marco Corrias. Quest’ultimo e’ anche il sindaco del piccolo comune del Sulcis ed e’ impegnato in prima linea per fermare lo spopolamento di Flumini: ‘La massiccia partecipazione di pubblico ad Andaras – conclude Corrias – e’ la prova che le iniziative culturali sono una tappa fondamentale lungo il viaggio di ripopolamento dei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti’.
Andaras Film Festival e’ un evento in collaborazione con il Comune di Fluminimaggiore, Fondazione di Sardegna, Fondazione Sardegna Film Commission, Parco Geominenario Storico e Ambientale della Sardegna, Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it