ROMA – Piovono prese in giro sul New York Times: la “vecchia signora in grigio”, quotidiano “liberal” per antonomasia, è inciampata su un annuncio di lavoro per un corrispondente in Africa infarcito di stereotipi sul continente.
Poche righe, pare confezionate 18 mesi fa e rilanciate in questi giorni dal direttore dell’edizione internazionale Michael Slackman. Nell’annuncio si specifica che il neo-assunto dovrà inviare articoli “dai deserti del Sudan e dai mari dei pirati del Corno d’Africa fino alle foreste del Congo e alle spiagge della Tanzania”. Sui temi si va avanti con logica binaria e semplificazioni, citando terrorismo, corsa alle risorse, conflitti armati e speranza.
Slackman si è scusato via Twitter, sostenendo di aver ripreso un vecchio annuncio e averlo “letto in modo superficiale”. Il New York Times, ha scritto il direttore, “vuole raccontare l’Africa non come stereotipo ma perche’ conta”.
Sui social, pero’, contestazioni e prese in giro si sono moltiplicate. Molte sono africane, e qualcuna è pure video: come quella di Muwene Mwarania, che si fa largo tra le foglie di una giungla immaginaria sotto casa, o delle Lam Sisterhood, che a leggere di notizie “sorprendenti” fanno pure “boo”.
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