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Champions League, El Pais: Zhang non voleva l’Inter e non la riesce a vendere

Per il giornale spagnolo, il giovane presidente cinese è angosciato per la finale del 10 giugno

Pubblicato:08-06-2023 12:53
Ultimo aggiornamento:08-06-2023 12:54

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ROMA – C’è un uomo solo al comando dell’Inter. L’unico a non essere felice di andarsi a giocare una finale di Champions contro il Manchester City. Quell’uomo, secondo El Paìs, è Steven Zhang. Il giornale spagnolo dipinge il giovane presidente dell’Inter come un condannato al calcio, che guida un club in rovina che in realtà manco voleva. E che non riesce vendere. El Paìs scrive che quando Lautaro Martinez “ha segnato il gol che ha ficcato l’ultimo chiodo nella bara del Milan nella semifinale di Champions League del 16 maggio un’ombra pallida rimase immobile nell’occhio dell’uragano. Il volto imperterrito di Steven Zhang, il più giovane presidente nella storia del club più maestoso della città, un ragazzo nato a Nanchino 31 anni fa, rifletteva qualcosa di simile all’angoscia”.

“Steven Zhang – scrive El Paìs – sarà il primo cinese ad essere protagonista di una finale di Champions League sabato. Lo farà come proprietario di un club che non vuole. Secondo fonti americane che hanno informazioni dirette sull’operazione, Zhang ha offerto – senza successo – il 70% delle azioni dell’Inter negli Stati Uniti per mesi. Ha fissato un prezzo di circa 270 milioni di euro. Più o meno quello che suo padre, Jindong Zhang, ha pagato per acquistarlo nel 2016”.

EL PAIS: IL DEBITO DELL’INTER POTREBBE RAGGIUNGERE GLI 800 MILIONI DI EURO

Secondo El Paìs il giovane Steven non era interessato al calcio: “Laureato in Economia all’Università della Pennsylvania, prima di trasferirsi a Milano è stato analista presso Morgan Stanley. Una volta in Lombardia, si è distinto per la sua passione per le auto costose e le feste. Sotto la sua guida, i ricavi hanno ristagnato e il debito dell’Inter ha superato i 300 milioni di euro a un ritmo che, se mantenuto, porterebbe il passivo a 800 milioni entro il 2027. Steven si è rifinanziato chiedendo denaro al fondo Oak Tree e a un certo numero di banche cinesi che hanno imposto un interesse annuo fino al 12%, 45 milioni all’anno. Si è personalmente indebitato in Cina, dove le sue proprietà sono pignorate. I creditori sono riusciti a ottenere una condanna dal tribunale di Hong Kong a pagare 250 milioni. Il tribunale italiano ha emesso l’ordinanza. Steven sostiene di non avere proprietà nel paese. Afferma di essere solo un manager di Suning”.


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