NEWS:

Codice rosso? Il questore di Bologna: “Non ha risolto, anzi”

Il questore di Bologna, Isabella Fusiello, ne ha parlato durante un convegno su violenze di genere e Codice rosso organizzato nell'ambito del congresso provinciale Silp-Cgil

Pubblicato:08-06-2022 19:02
Ultimo aggiornamento:08-06-2022 19:33

isabella fusiello_questore bologna
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

BOLOGNA – Quella della violenza di genere “ormai non è più una situazione emergenziale, è un fenomeno strutturale all’interno della società che investe tutti i ceti sociali“. Tanto che negli ultimi tempi, “dopo aver fatto un serrato controllo sul territorio”, per la Questura di Bologna “la maggior parte degli interventi sono per i conflitti familiari e questo la dice lunga su un fenomeno che purtroppo non è ancora risolto nel modo migliore”. A dirlo è il questore, Isabella Fusiello, partecipando oggi al congresso provinciale del Silp-Cgil che nell’ambito dei propri lavori ha ospitato un convegno su violenze di genere e Codice rosso.

“ORA MOLTA PIÙ BUROCRAZIA”

A proposito del Codice rosso, questo strumento “non ha risolto assolutamente il problema, anzi ha incrementato tutte le pratiche burocratiche, i tempi sono più celeri però attualmente non ci sono strumenti legislativi che consentano di contrastare un fenomeno che ritengo essere culturale”, sottolinea il questore: “Non reputo solo ed unicamente la sanzione penale la soluzione del problema, è un problema culturale, è un problema che ha anche un carattere psicologico”. Di conseguenza, per Fusiello “devono intervenire anche medici, psicologi e altre strutture, non solo ed esclusivamente Polizia di Stato, Forze dell’ordine e Tribunale“. Prima del Codice rosso, anche altri interventi legislativi avevano agito sull’inasprimento delle pene, ricorda Fusiello, eppure “non c’è giorno in cui ancora oggi non si senta in televisione o sui giornali di un femminicidio. Significa che quando la politica non vuole risolvere il problema attraverso strumenti efficaci, il problema poi diventa di polizia“.

LEGGI ANCHE: La magistrata: “Il codice rosso aiuta, ma in aula restano pregiudizi sulla violenza di genere”


“NON SI PUÒ RISOLVERE TUTTO CON LA REPRESSIONE”

In altre parole: “C’è troppa droga in giro? Vogliamo i poliziotti davanti alle scuole. C’è lo spaccio nei giardini e nelle strade? Vogliamo la polizia. Sembra quasi– segnala il questore- che la polizia debba vigilare ogni singolo cittadino, però nessuno pensa che è un problema culturale e assolutamente sociale, quindi non si deve intervenire solo ed esclusivamente con l’inasprimento della sanzione penale”.

Aggiunge Fusiello: “Si vuole risolvere tutto in un problema di repressione“, ma non si punta “sulla prevenzione e io in questa credo molto. È su questo piano che va affrontato il problema della violenza di genere: noi spesso agiamo da pronto soccorso, nel senso che interveniamo quando il fattaccio è già commesso”. Inoltre, “abbiamo anche riscontrato che più si agisce sulla sanzione e sul suo inasprimento, più l’autore di questi comportamenti diventa cattivo– rimarca il questore- fino ad annullare fisicamente la compagna e i figli e addirittura ad infliggersi la sanzione più grave, perchè alla fine si ammazza”.

“VITTIME RESTIE A FAR EMERGERE CASI DI VIOLENZA”, SOPRATTUTTO SE CI SONO BAMBINI

Di fronte alle difficoltà nel contrasto alla violenza di genere, “le responsabilità ricadono sempre sugli organi di Polizia” e si sente dire: “Seppure c’è stata la denuncia, come mai non si è intervenuti?”. Però bisogna chiedersi: “Sì, ma quali strumenti abbiamo perchè possiamo capire a fondo quello che ci viene denunciato?”. Lo afferma il questore di Bologna, Isabella Fusiello, portando il proprio saluto al congresso provinciale del Silp-Cgil che oggi, in Camera del lavoro, ha dato spazio anche ad un convegno su violenza di genere e Codice rosso.
Per il questore, dunque, bisogna chiedersi “quali strumenti abbiamo perchè possiamo capire a fondo quello che ci viene denunciato”. Perchè “spesso la donna o la vittima non denuncia esattamente la situazione così com’è, è sempre restia a far emergere situazioni conflittuali– continua Fusiello- soprattutto se ci sono bambini ed è difficile, tra l’altro, che la donna denunci il marito e il padre dei propri figli, quindi lo fa solo ed esclusivamente in situazioni estreme”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it