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Binotto: “Basta cultura della colpa, è questa la rivoluzione Ferrari”

Il team principal del Cavallino: "Ora prendiamo l'errore più come un'opportunità. Leclerc pilota fantastico, vogliamo aprire un ciclo"

Pubblicato:08-06-2022 12:22
Ultimo aggiornamento:08-06-2022 12:22

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(Foto Ferrari)

ROMA – “Ci sono voluti mezzo decennio e una pandemia perché accadesse, ma la Ferrari è finalmente tornata ai vertici della Formula 1“. L’artefice della rinascita è Mattia Binotto, che “si ferma a riflettere” con la Bbc sulla “nuova combustione”, sulla “nostra aerodinamica”, ma soprattutto sul “viaggio che ha riportato all’agonismo la squadra più famosa di questo sport”. “Come squadra – racconta il team principal della Rossa – avevamo già dimostrato di avere un buon livello di creatività e di essere in grado di interpretare nuove regole”. Ma “quando sono entrato nel ruolo di capo squadra, ho detto che era una squadra molto giovane. Non era che fossimo giovani in termini di età, avevo 50 anni all’epoca. Ma eravamo giovani nei nostri ruoli. Avevamo bisogno di costruire l’esperienza“.

“Nel 2017 – ricorda Binotto – abbiamo avuto problemi di affidabilità. Abbiamo avuto i nostri piloti che si sono scontrati l’uno contro l’altro, ma avevamo anche una squadra non abbastanza forte in termini di cultura e mentalità. E per di più, non avevamo gli strumenti giusti semplicemente perché abbiamo introdotto sviluppi che non funzionavano come previsto. Eravamo bravi in termini di potenziale ma verdi in termini di esperienza e strumenti”. In pandemia la F1 è entrata in modalità sopravvivenza e una delle misure di emergenza adottate è stata quella di vietare lo sviluppo nel 2020. “Non abbiamo avuto l’opportunità di migliorare la vettura durante la stagione”, spiega il team principal. “È stato un momento difficile, perché non credo che i fan l’abbiano capito. O, in generale, le persone che guardano alla F1. Come squadra, abbiamo sofferto”.


Binotto dice che la vera rivoluzione è stata introdurre in Ferrari una “cultura senza colpa”: “Ci abbiamo lavorato molto. Ora prendiamo l’errore più come un’opportunità, una lezione appresa, piuttosto che incolpare e puntare il dito. Si tratta di essere abbastanza coraggiosi da ascoltare, tenere la mentalità aperta”. Negli ultimi tre anni, sottolinea Binotto, la Ferrari “ha impiegato più di 30 persone di altri team, persone che hanno portato nuove idee, nuove metodologie”. “Il team è composto da persone, cultura, strumenti e metodologia. L’auto è semplicemente il prodotto del team”.

Capitolo Leclerc: “Sapevamo che Charles aveva un potenziale molto alto. Quando lo abbiamo messo nella nostra macchina nel 2019, nella prima stagione ha dimostrato di essere molto forte e talentuoso. Il modo in cui attaccava, difendeva e guidava ha dimostrato quello che poteva fare. Sapevamo che doveva migliorare in termini di maturità, leadership e gestione delle gomme e penso che, con il passare delle stagioni, ci abbia dato la fiducia che avrebbe potuto farlo e sarebbe diventato un pilota fantastico. Avevamo la certezza che potesse essere un pilota in grado di vincere i campionati del mondo e diventare un leader molto forte per la squadra”.

“Senza dubbio quello che intendiamo fare è provare ad aprire un ciclo – afferma Binotto – diventare campioni del mondo, e non solo una volta; provare a restarci. Ma penso che ci vorrà del tempo. L’ambizione c’è. Ogni singola persona che lavora per la Ferrari ha l’ambizione. Non credo di aver bisogno di ricordarglielo. Più importante è che si concentri sul nostro processo di miglioramento continuo”.

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