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Stati generali di Conte? Vade retro Leopolda

L'editoriale del direttore Nico Perrone per Dire Oggi

Pubblicato:08-06-2020 14:50
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:27

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ROMA – Vero che il presidente del Consiglio aveva spiazzato tutti comunicando anche ai suoi ministri in diretta facebook che avrebbe di lì a qualche giorno organizzato gli Stati generali sulla ripresa con i protagonisti dell’economia, delle parti sociali, le migliori teste del Paese. Nelle stesse ore circolava tra gli addetti ai lavori un sondaggio che quotava un eventuale partito Conte al 14 e passa per cento di consensi, a scapito del Pd e del M5S. Di qui la forte irritazione dentro i Dem che da subito hanno cercato di stoppare l’iniziativa che, secondo qualche maligno, ha molto in comune con la “Leopolda” di renziana memoria.

Oggi il segretario Dem, Nicola Zingaretti, ha gettato acqua sul fuoco, ha ribadito che non ci sono ‘rotture’ con Conte e non esistono alternative a questo Governo. Ma è anche vero che il maggior peso dell’esecutivo ricade sulle spalle del Pd, di qui la paura che qualsiasi passo falso del Presidente del Consiglio possa alla fine danneggiare tutti. Ormai è tardi, gli Stati generali si faranno, probabilmente da giovedì a sabato 13 giugno, e tutti ora sono impegnati, visto il poco tempo, a non trasformare l’appuntamento in una rivoluzione piena di grida, di ‘a me serve’, ‘io voglio’, ‘io chiedo’… con il Governo che ripete le solite cose, rischiando la ghigliottina.

Lo stesso Conte rischia, perché «se davvero pensa a creare un suo partito», dicono alcuni Dem e grillini, «allora perderà la sua terzietà determinando una crisi politica». Altra cosa, sottolineano questi, «se Pd e M5s insieme a Conte si mettono ad organizzare questa nuova forza politica e il possibile campo d’azione» (tradotto: mettersi al Centro per attirare quel che resta di Forza Italia, prendersi i voti di Italia Viva senza Renzi, un punto di riferimento per quell’area cattolica ora allo sbando).


Insomma, messa da parte la paura del virus, la politica si è rimessa in movimento e investe tutte le forze politiche. Nel M5S si combatte per la poltrona di Capo politico. Chi spinge per arrivare all’autunno, chi vuole decidere in tempi rapidi magari affidando la guida ad Alessandro Di Battista, l’eroe della purezza ‘grillina’, ‘esterno’ e libero rispetto a chi deve fare compromessi per governare. Anche nel centrodestra il pentolone è pronto pronto a saltare. Il leader della Lega, Matteo Salvini, punta ad essere primo partito alle prossime elezioni regionali di questo autunno. Se ne frega dell’accordo stretto con i suoi alleati e vuole candidati a lui graditi in Campania, Puglia e Marche, regioni dove sono stati già indicati esponenti di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Per Salvini è la ‘Prova del cuoco’: la ricetta fin qui seguita non la vuole più nessuno, se non ne trova una più appetibile sarà messo in discussione anche dai suoi. Per questo deve alzare la voce, imporre ‘suoi’ uomini. Operazione azzardata, perché il vento è cambiato ed ora, anche se in modo diverso, spinge verso Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, che i leghisti già vedono come traditore pronto a saltare sul carro di un futuro governo di unità nazionale.

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