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Main Workshop #InformazioneAumentata in collaborazione con TALKWALKER – QUANDO LE CONVERSAZIONI E LE INFORMAZIONI DIVENTANO MERCATI E BUSINESS.
In un ecosistema online popolato ogni giorno da circa 2,5 miliardi di persone e dove ogni utente internet ha in media 7 account social, le conversazioni che si generano online si trasformano in informazioni preziose per i brand che vogliono prendere decisioni strategiche partendo da dati reali. Il monitoraggio e l’analisi delle conversazioni online può essere utilizzato dai diversi dipartimenti per diversi casi d’uso, dalla protezione del brand, allo sviluppo di prodotti più in linea con le esigenze dei consumatori, alla misurazione del successo della campagne marketing. #access #storytelling #socialnetwork
Conduce
Nicola Perrone, Direttore DiRE- Agenzia di stampa nazionale (da citare e bastaaaaaa)
Intervengono
Simona Anelli, Direttore Comunicazione Associativa ed Eventi UNINDUSTRIA – Unione degli Industriali e delle Imprese (Roma, Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo) (da citare)
Giuseppe Conte, Direttore Centrale Relazioni Esterne, Public Relations Officer INPS – Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (lancio)
Simonetta Pattuglia, Prof. Aggregato di Marketing, Comunicazione e Media, Direttore Master Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” (lancio)
Arnaud Steinkuhler, Head of Solutions – Europe TalkWalker (dettagli in calce)
Paolo Tedeschi, Corporate & Marketing Communications Senior Manager Canon Italia (da citare)
Renato Vichi, Group Head Media and Sponsorships UBI Banca (lancio)
LANCI
FORUM COMUNICAZIONE. CONTE (INPS): SOCIAL INCONTRARE I BISOGNI
“Noi non usiamo i social per parlare di noi ma per capire le esigenze dei cittadini e per andare incontro ai loro bisogni”. Sono le parole di Giuseppe Conte, direttore centrale Relazioni Esterne, di Inps, ospite del panel tematico intitolato “Quando le conversazioni e le informazioni diventano mercato e business”, incontro moderato dal direttore dell’agenzia Dire Nico Perrone e inserito all’interno del palinsesto del Forum della Comunicazione, la rassegna che si sta svolgendo negli spazi di Palazzo Lombardia, a Milano.
Conte spiega come Inps abbia 250.000 utenti su Facebook, 36.890 su Twitter, 1.800 su LinkedIn, 5.400 su YouTube e “il 100% di servizi digitalizzati”, dimostrandosi l’azienda pubblica piu’ efficace in termini di digitalizzazione.
“Ogni anno organizziamo incontri rivolti studenti universitari e delle superiori per dargli qualche nozione sulla previdenza sociale”, dice, ammettendo che “I social network devono essere parte integrante nella pianificazione della comunicazione- dice- fondamentali per accorciare la distanza con i cittadini e aumentare la fiducia”.
Ospite del panel anche il direttore della comunicazione associativa ed eventi di Unindustria (Unione degli industriali e delle imprese di Roma, Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo), che punta il dito sulla necessita’ di modificare i propri dogmi assieme alla propria concezione della mansione lavorativa, chiamata sul web ad essere sempre piu’ professionale.
“Siamo nati analogici e siamo anche un po’ nostalgici- dice- dovremmo essere meno legati a vecchi ruoli e inventiarci un nuovo mestiere”, chiosa.
FORUM COMUNICAZIONE. I SOCIAL MEDIA SONO IL FUTURO, MA VA GUIDATO
“HANNO ROVESCIATO PENSIERO-ELITE”; PERÒ SERVE FORMARE ALL’USO
(DIRE) Milano, 7 giu. – I social media non sono un gioco
impazzito ma una cosa seria, dunque avranno bisogno di
professionisti qualificati. È il tema che emerge dal workshop
tematico intitolato “Quando le conversazioni e le informazioni
diventano mercato e business”, incontro moderato dal direttore
dell’agenzia Dire Nico Perrone e inserito all’interno del
palinsesto del Forum della Comunicazione, la rassegna al momento
in scena a Milano. “Siamo di fronte alla caduta del pensiero di
un’elite, anche se i social hanno un grande difetto: che il
pensiero e’ egualitario. Una volta la comunicazione era molto
filtrata, oggi questo e’ andato in corto circuito. Nato come
informazione, il social media e’ arrivato alla volgarizzazione e
alla banalizzazione dei temi”. È il pensiero di Simonetta
Pattuglia, direttore del master in Economia e Gestione della
Comunicazione all’Universita’ Tor Vergata di Roma.
Pattuglia fa un’analisi accurata del fenomeno social network,
evidenziandone le caratteristiche positive per le aziende, come
il fatto che demarchino le differenze di bisogni da una
generazione all’altra, ed evidenziando un’altra peculiarita’ in
dote ai nuovi strumenti (definiti “massificatori” ma non “mass
media”) che invece tanto positiva non e’: “Sui social o sei molto
anti o sei molto pro, quindi vengono fuori i fan”. È da li’ che
poi nasce il monitoraggio, cosi’ importante per il mercato.
Infatti, il problema per Pattuglia e’ proprio che “non si
destinino risorse per l’analisi del monitoraggio”. (SEGUE)
(Nim/ Dire)
15:59 07-06-18
FORUM COMUNICAZIONE. I SOCIAL MEDIA SONO IL FUTURO, MA VA GUIDATO -2-
(DIRE) Milano, 7 giu. – L’imperativo e’ dunque “cavalcare il
social”, come auspica Renato Vichi, capo ufficio stampa del
gruppo Ubi Banca, che declina efficacemente il cambiamento
radicale cui e’ stato sottoposto il mondo della comunicazione.
“Fino a 10 anni fa la piramide dell’informazione seguiva il
prrcorso dalle agenzie ai quotidiani alle Tv, a scendere- dice
Vichi- ora questa piramide si e’ capovolta. I giornalisti non
dovrebbero aver paura dei social”, ma capire che “in Italia i
giornali hanno due milioni di lettori mentre i social network
hanno 34 milioni di utenti, e che col tempo avranno sempre piu’
bisogno di professionisti” che possano verificare le informazioni
che circolano, “spesso manco lette e condivise per fretta e poca
dimestichezza”.
La parola di questi tempi per Vichi e’ dunque
“disintermediazione”, e in questo vuoto il professionista deve
andare a inserirsi, anche perche’ a detta del capo ufficio stampa
di Ubi Banca, “il fenomeno degli insulti sui social network al di
la’ della percezione e’ inferiore agli spazi dedicati a un
normale dialogo”. A detta di tutti i relatori va insomma
incentivata una formazione corretta, sin da tenera eta’: “Non
sono sorpresa dall’uso dei dati. Mi preoccupa la non parallela
esistenza di una forma di comunicazione integrata fin dai
bambini”, sottolinea Pattuglia. “Quando sento maestre che dicono
fate ricerca su internet senza specificare dove- puntualizza la
docente- mi sorprendo. Non c’e’ cultura matura e’ ancora sbornia
new digital”.
PATTUGLIA: SOCIAL HANNO ROVESCIATO ELITE-PENSIERO
(DIRE) Milano, 7 giu. – I social media non sono un gioco impazzito ma sono una cosa seria, dunque avranno bisogno di professionisti qualificati. È
questo il tema che emerge dal workshop tematico intitolato “Quando le conversazioni e le informazioni diventano mercato e business”, incontro moderato dal direttore dell’agenzia Dire Nico Perrone e inserito all’interno del palinsesto del Forum della Comunicazione , la rassegna al momento in scena a Milano.
“Siamo di fronte alla a caduta del pensiero di un’elite, anche se isocial hanno un grande difetto: che il pensiero è egualitario. Una volta la comunicazione era molto filtrata, oggi questo è andato in corto circuito.
Nato come informazione, il social media è arrivato alla volgarizzazione e alla banalizzazione dei temi”. È il pensiero di Simonetta Pattuglia, direttore del master in Economia e Gestione della Comunicazione all’Università Tor Vergata di Roma. Pattuglia fa un’analisi accurata del fenomeno social network, evidenziandone le caratteristiche positive per le aziende, come il fatto che demarchino le differenze di bisogni da una generazione all’altra, ed evidenziando un’altra peculiarità in dote ai nuovi strumenti (definiti “massificatori” ma non “mass media”) che invece tanto positiva non è: “Sui social- aggiunge Pattuglia- o sei molto anti o sei molto pro, quindi vengono fuori i fan”. È da lì che poi nasce il monitoraggio, così importante per il mercato. Infatti il problema per Pattuglia è proprio che “non si destinino risorse per l’analisi del monitoraggio”. L’imperativo è dunque “cavalcare il social”, come auspica Renato Vichi, capo ufficio stampa del gruppo Ubi Banca, che declina efficacemente il cambiamento radicale cui è stato sottoposto il mondo della comunicazione. “Fino a 10 anni fa la piramide dell’informazione seguiva il prrcorso dalle agenzie ai quotidiani alle tivvù, a scendere- dice Vichi- ora questa piramide si è capovolta. I giornalisti non dovrebbero aver paura dei social”, ma capire che “in Italia i giornali hanno 2 milioni di lettori mentre i social network hanno 34 milioni di utenti, e che col tempo avranno sempre più bisogno di professionisti” che possano verificare le informazioni che circolano, “spesso manco lette e condivise per fretta e poca dimestichezza”. La parola di questi tempi per Vichi è dunque “disintermediazione”, e in questo vuoto il professionista deve andare a inserirsi, anche perché a detta del capo ufficio stampa di Ubi Banca, “il fenomeno degli insulti sui social network al di là della percezione è inferiore agli spazi dedicati a un normale dialogo”. A detta di tutti i relatori va insomma incentivata una formazione corretta, sin da tenera età: “Non sono sorpresa dall’uso dei dati. Mi preoccupa la non parallela esistenza di una forma di comunicazione integrata fin dai bambini”, sottolinea Pattuglia. “Quando sento maestre che dicono fate ricerca su internet senza specificare dove- puntualizza la docente- mi sorprendo. Non c’è cultura matura è ancora sbornia new digital”. (Nim/ Dire)
PER TALKWALKER (di scritto tutto ma bastano due righe per loro)
Mi basta citare la presenza di Arnaud Steinkuhler (Head of Solutions – Europe TalkWalker) che ha presentato le attività di Talkwalker illustrando un’applicazione del Social Listening, “l’ascolto dei social”, attraverso il caso di Bella&Brava, che è partita dai social data per individuare nuove possibilità di espansione del business in Europa
https://www.talkwalker.com/it/blog/caso-bella-brava-image-recognition
CHI SONO
Workshop #Informazioneaumentata. Talkwalker si rivolge a brand e agenzie con base perlopiù a Roma e Milano (anche Alitalia, Poste Italiane e Illy)
Il Social Listening:
Il digitale ha cambiato la comunicazione tra consumatori e imprese. 2,46 miliardi di utenti social, con un saldo +21% l’anno. In media gli utenti hanno sette account social. 27 milioni di contenuti condivisi ogni giorno, 3,2 miliardi le immagini. I marchi ascoltano i social in cerca delle “5W”: chi, cosa, dove, quando e perché.
Chi è Talkwalker:
Fondata nel 2009, ascolta e analizza, aiutando più di mille società a ottimizzare l’impatto della loro comunicazione. Ha quattro uffici (San Francisco, New York, Francoforte e Lussemburgo), 170 esperti, 50 ingegnieri ed esperti di dati. Tre le fasi/impegni: proteggere, misurare e promuovere. Tra le società clienti: Microsoft, Bnp Paribas, Hewlett Packard, Basf.
Cosa fa Talkwalker:
Raccoglie dati, li analizza, li mostra, “tutto in una sola piattaforma”
La raccolta dei dati:
Copertura totale attraverso canali digitali, tradizionali e social. Copertura totale per misurare l’impatto della comunicazione. Coperte in tempo reale più di 150 milioni di fonti. Copertura in 187 lingue, in 196 Paesi. Possibilità da parte del cliente di aggiungere fonti e siti web e di creare una propria media list. Possibilità di integrare anche dati da Google Analytics, Facebook Analytics e altre piattaforme. La parola chiave è “insight”, che vuol dire analisi in profondità, visione, penetrazione.
L’analisi dei dati:
Talkwalker fornisce i clienti di un software (Saas) che consente di ricevere alert e comunicazioni e-mail personalizzate con l’analisi dei dati.
Benefici (e nuovi orizzonti) per un’analisi dei social media:
Passare dal testo alle immagini, permettendo alle imprese di analizzare e riconoscere le immagini, i loghi e altro, non solo comunque il testo. Migliorare l’analisi dei sentimenti, permettendo la comprensione del contesto delle frasi, magari anche l’ironia o il sarcasmo.
Utilizza i casi:
Analisi dei sentimenti; riconoscimento dell’immagine; decodifica del comportamento del consumatore attraverso le foto pubblicate sui social media. Avere impatto con l’ascolto dei social: il caso Bella&Brava che con lo slogan “dieta salutare diritto universale” dice di portare le pizze “dal produttore al consumatore” garantendo la qualità degli ingredienti.
Obiettivo: espansione del business, Bella&Brava vuole aprire un nuovo locale in Europa e si è rivolta agli esperti di Openknowledge per identificare dieci città analizzando i dati dei social (l’approccio cosiddetto “first-digital”)
Soluzione, primi risultati:
Definizione di cluster/parole chiave legate ai valori di Bella&Brava: salutare, made in Italy, vegetariana, vegano
Soluzione, il metodo:
2165 immagini analizzate qualitativamente all’interno della Top 10 delle città individuate rispetto all’indice di compatibilità
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