PALERMO – Botta e risposta tutto democristiano tra Calogero Mannino e Gianfranco Rotondi. Ad accendere la miccia è Mannino, che al telefono con la Dire commenta la guerra sull’eredità dello scudocrociato innescata dall’incoronazione dell’ex governatore siciliano Totò Cuffaro a segretario nazionale della Dc. Quell’elezione non è piaciuta a tanti, tra cui Rotondi che ha parlato di Cuffaro come colui che avrebbe “usurpato” il nome della Dc, e preannunciando strascichi legali sull’eredità della Democrazia cristiana.
Dopo la replica del diretto interessato (“parole sconsiderate quelle di Rotondi”), oggi scende in campo Mannino, che di Cuffaro fu maestro politico. “Rotondi sembra interessato soltanto a una sentenza di morte della Democrazia cristiana“, sentenzia il cinque volte ministro che poi ironizza: “È uno di quei democristiani che ha costruito il suo avvenire ‘esodando’ dalla Democrazia cristiana e quindi vuole essere sicuro che il partito sia un ‘caro estinto’ ma ha di fronte Cuffaro, che è più ostinato di lui”.
A stretto giro di posta arriva la risposta di Rotondi, che riparte proprio dal passato della Democrazia cristiana: “A Mannino dico, col rispetto dovuto per l’età, che la morte della Dc l’hanno decretata lui e gli altri leader democristiani, noi abbiamo trovato solo debiti e case cadute. Io poi avrò avuto fortuna da esodato ma qualche legislatura di seconda Repubblica l’ha fatta anche Lillo Mannino, arricchendo il Parlamento della sua professionalità e cultura”.
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