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Festa mamma. Mariaelena e il figlio Leonardo, entrambi salvati dal mare

Arrivato a Lampedusa dopo un viaggio in mare in cui ha perso la madre, Leonardo ha trovato una nuova famiglia tra le braccia che lo hanno salvato

Pubblicato:08-05-2021 11:10
Ultimo aggiornamento:07-05-2021 18:19

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La redazione DireDonne per la Festa della mamma ha scelto alcune storie emblematiche. Le ‘Mamme21’ sono donne ‘resistenti’ che hanno osato, sognato e sperato sempre, affermando la propria volontà, i propri desideri, in modo anche diverso dal canone che tutti si aspettavano. Donne che per essere felici hanno scardinato e superato limiti e consuetudini, scegliendo spesso le strade più difficili con coraggio, magari solitudine e sempre grande forza d’animo.

ROMA – Nell’estate del 2016 un bambino di pochi mesi si addormenta in mezzo al mare, stipato con decine di altre persone in un’imbarcazione di fortuna. Dorme tra le braccia della mamma. Quando si sveglia, nel porto di Lampedusa, i migranti con i quali era partito dalle coste libiche non ci sono più. Anche la donna è morta. Le braccia che lo accolgono sono quelle della volontaria che lo ha tratto in salvo. A Lampedusa sbarcano vite, sogni e piccoli sopravvissuti che talvolta incontrano altre vite con altri sogni. Il bimbo salvato dal mare è Leonardo, figlio di Maria Elena P., la donna che a 36 anni è diventata la mamma di quel neonato giunto senza identità.

“Leonardo ha perso la mamma in un abbraccio, mentre dormiva. La sua è una storia tremenda che ci ha messo a dura prova. All’inizio non riusciva ad addormentarsi, non si lasciava andare, abbiamo ricreato un legame di fiducia. Una mattina mi ha guardato negli occhi e mi ha chiamato ‘mamma’. Quella parola è stata l’emozione più bella della vita”, racconta all’agenzia Dire Maria Elena.


Oggi Maria Elena è vice presidente dell’associazione Mamme per la Pelle, una realtà nata nel 2018 come reazione alla campagna elettorale “che aveva come unico scopo quello di denigrare gli immigrati, i neri e di violentare il senso di empatia e accoglienza che le persone naturalmente nutrono”. Le donne per prime. In tante hanno adottato minori non accompagnati, miracolosamente approdati come Leonardo sulle coste italiane.

Nonostante le difficoltà l’adozione per Maria Elena rappresenta un punto di svolta della sua vita, una rivoluzione positiva. “Ho dovuto elaborare il lutto di non poter essere una ‘madre biologica’– dice- e accettare di avere un figlio che non mi sarebbe somigliato fisicamente, ma caratterialmente, forse un giorno. Un bimbo diverso di aspetto, di pelle, con un’altra storia”.

La sua storia si dipana tra un prima e un dopo Leonardo. “Bisogna sempre lottare. La cosa che ci è pesata di più- spiega ancora la vice presidente- è non potergli dare i diritti di cittadino italiano, in qualche modo farlo diventare una persona a tutto tondo come lo siamo noi italiani. Per tre anni Leonardo è stato un fantasma. Dopo varie peripezie abbiamo avuto il primo documento di identità. Ed è questo che mi ha spinto a fondare ‘Mamme per La Pelle’. Insieme alla presidente Gabriella Nobile e ad altre mamme di tutt’Italia vogliamo tutelare i diritti essenziali dei nostri figli, lottare contro la discriminazione razziale, che purtroppo esiste. Viviamo in una società globale, con tutti gli strumenti concettuali per capire i processi migratori, concetti come l’identità etnica, il valore relativo di confini e barriere, ma nonostante questo sentiamo usare dalla politica un linguaggio pessimo. Ascoltiamo espressioni come ‘non prendetevi i figli confezionati in Africa’, i bambini sono paragonati ai pacchi di Amazon”.

La fatica maggiore dei genitori adottivi è costruire l’identità. “Rispondere alle domande difficili ‘Da dove vengo? Perché mi hanno abbandonato?’ Per tanto tempo mi sono sentita in debito nei confronti ‘di questa mamma diventata sirena’ che ha affrontato un viaggio pericolosissimo per dare a suo figlio una speranza, una vita migliore”.

Madri e figli sono accomunati in un destino drammatico. “Noi non abbiamo idea di cosa significhi perdere il proprio nome, perdere la famiglia, chiamare casa un campo di profughi, luogo di violenze e se sopravvivi in Italia ritrovare il disprezzo negli sguardi. Grazie a Pietro Bartolo che coordina i soccorsi a Lampedusa ho cercato di ricostruire la storia di Leonardo e della sua mamma, a partire da una sola foto che ritraeva una nonna che si prendeva cura di lui. E’ stato un viaggio a ritroso. A tre anni mi convinse a farsi le treccine, e poi mi disse ‘grazie mamma per questo poco di Africa’. Così anche per noi l’Africa è diventata la nostra casa. E io ho sentito di avere un poco ricambiato la ‘donna sirena’ che mi ha regalato il suo dono più prezioso”.

Maria Elena si commuove. “Quando mi dicono ‘brava hai fatto veramente un gesto eroico, tuo figlio è veramente bello’, un po’ mi sento male. Perché penso che è stato lui a rendermi migliore. E mi sento grata verso quella donna che dall’altra parte del cielo o del mare ha rischiato la propria vita per dare al figlio un futuro, una speranza. Questa immensità è l’orgoglio di essere la sua mamma”.

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