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Francia, De Rosa (Unicusano): Macron non e’ come Renzi, ecco perche’

"Vera sfida per Macron sarà sull'assemblea generale di giugno"

Pubblicato:08-05-2017 15:43
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:12

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ROMA – Esame assemblea generale: la vera sfida che Emmanuel Macron dovrà affrontare. A sostenerlo Roberto De Rosa, docente di Scienza Politica all’Università degli Studi Niccolò Cusano, che a 24 ore dall’esito delle elezioni francesi, che hanno certificato la vittoria di Macron contro Marine Le Pen, è stato intervistato dall’agenzia Dire.

“La percentuale era largamente annunciata dai sondaggi- ha dichiarato De Rosa-. Hanno fatto clamore perché hanno azzeccato il risultato. Si sapeva che al secondo turno che il voto dei cittadini francesi sarebbe stato espresso in maniera strategica più che sincera“. De Rosa, che ha evidenziato due dati, ovvero il 25% di astensionismo e il 12% di schede bianche, ha ricordato ancora che “a giugno in Francia si voterà per l’assemblea generale. La vera sfida per Macron comincia nel suo presumibile tentativo di portare a giugno una forza centrista. Inevitabile, quindi, pensare a politiche di alleanze future”.

Da giorni non mancano i paragoni ‘italiani’: Macron come Renzi, En marche! come il Pd. Non è proprio così per De Rosa: “Il paragone con Renzi? È facilitato dalla giovane età. Renzi ha cominciato la scalata nel Pd quando aveva l’età di Macron”. Ma Renzi “è un uomo di partito da sempre. Macron è invece esterno a questo mondo”.


Ci sono profonde differenze, per il docente dell’Unicusano: “Macron è un leader che definirei post ideologico. Il partito lo ha creato sulla base della propria personalità, mentre Renzi, viceversa, ha fatto suo un partito che già c’era. Lui viene da dentro”. Differenze anche nei partiti: “Quello di Macron non è il Pd francese. I politici devono sempre cavalcare l’onda contemporanea per mandare il proprio messaggio. C’è pure chi confronta il 62% di Renzi alle primarie con il 64% di Macron alle elezioni, ma non sono paragonabili” visto che alle primarie “ha votato il 2,5% dell’elettorato. Non è un dato assimilabile”.

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