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(Foto di repertorio)
PALERMO – Skipper professionisti provenienti quasi esclusivamente dall’Egitto reclutati per trasportare migranti a bordo di barche a vela lungo la rotta del Mediterraneo orientale. Si basava su questo sistema l’organizzazione internazionale bloccata oggi dalla Dda di Catania con 15 arresti scattati nell’operazione ‘El Rais’. Sono 15 le persone arrestate, tutte di nazionalità egiziana: farebbero parte di una rete criminale operante in ambito internazionale e che faceva arrivare i migranti in Europa (siriani, afghani, palestinesi) dopo traversate di fortuna in partenza dalla Turchia.
I reati ipotizzati sono: associazione per delinquere finalizzata al traffico di migranti e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravata dalla circostanza di operare in ambito internazionale. Gli arresti sono avvenuti nelle province di Cosenza, Catania e Catanzaro, oltre che in Albania, Germania, Oman e Turchia. L’indagine è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania e condotta dal Servizio centrale operativo (Sco) e dalla squadra mobile di Siracusa, in sinergia con l’agenzia Europol, Eurojust, il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia e l’Unità Human trafficking and smuggling of migrants dell’Interpol.
L’indagine ha fatto emergere “un sofisticato, stabile e ramificato sistema di gestione dell’immigrazione clandestina“, come evidenziano i magistrati catanesi, con una “gestione logistica” dei migranti provenienti prevalentemente dal Medio Oriente e dall’Asia. I migranti che giungevano in Europa attraverso questo sistema erano soprattutto siriani, afghani e palestinesi che sostavano in Turchia poco prima della partenza a bordo di barche a vela per le coste italiane. Si trattava quasi esclusivamente di imbarcazioni di circa 12-15 metri, che avrebbero potuto trasportare non più di 25 persone ma nelle quali veniva stipato un numero di migranti “anche setto o otto volte maggiore“.
Il viaggio, che iniziava dalle aree costiere delle città turche di Bodrum, Izmir e Marmaris, poteva durare anche una settimana e vedeva la presenza a bordo di decine e decine di persone, tra cui donne e bambini, stipate sull’imbarcazione ben oltre i limiti di capienza, tanto da rendere ancora più pericolosa la navigazione.
Diecimila dollari per ‘comprare’ il viaggio verso una nuova vita in Europa partendo dal Medio oriente e dall’Asia. Tanto erano costretti a pagare i migranti che sceglievano di affidarsi alla banda di trafficanti internazionali di uomini sgominata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania con l’operazione ‘El Rais’.
L’indagine ha permesso di ricondurre all’associazione 18 traversate a bordo di barche a vela, dal 2021 alla fine del 2023, che hanno visto l’arrivo di migliaia di migranti lungo le coste siciliane e calabresi.
I magistrati hanno poi scoperto che l’organizzazione criminale aveva gestito altri sbarchi nello stesso periodo sulle coste greche e in almeno un caso la traversata aveva avuto un esito tragico con il naufragio dell’imbarcazione. Secondo la Dda di Catania, l’organizzazione criminale avrebbe portato in Italia complessivamente almeno tremila persone dal 2021 ad oggi, con introiti stimati per almeno trenta milioni di dollari.
Le indagini hanno preso il via nel 2022 dopo l’arresto di tre stranieri giunti clandestinamente al porto commerciale di Augusta, nel Siracusano, perché ritenuti gli skipper di una barca a vela che aveva trasportato diverse decine di migranti dalla Turchia. Da quello sbarco, gli investigatori sono riusciti a ricostruire la struttura dell’organizzazione. La banda di criminali operava tra l’Egitto, la Turchia e la Grecia, con ramificazioni in Italia e, secondo la Dda di Catania, “gestiva gli sbarchi di migranti sulle coste siciliane e calabresi lungo la rotta del Mediterraneo orientale“.
Il capo dell’organizzazione sarebbe l’egiziano Assad Ali Gomaa Khodir, detto Abu Sufyen: “Uno dei principali player nel panorama internazionale di questo sistema di trasbordo di migranti dall’Asia minore all’Europa”, sottolineano gli inquirenti. L’uomo si era stabilito a Istanbul per sfuggire ad un mandato d’arresto emesso dalla magistratura egiziana nei suoi confronti per lo stesso tipo di reati e per continuare a guidare l’organizzazione criminale.
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